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EDITORIALE

Mattarella e Renzi, due cristiani laicizzati

Con Sergio Mattarella al Quirinale e Matteo Renzi a Palazzo Chigi, il cattolicesimo sociale (quello che fu della sinistra Dc) occupa i massimi vertici dello Stato. Ed è bene accetto dai salotti buoni, perché di cristiano conserva solo la morale personale. Ma sul piano culturale attinge a piene mani dalla cultura laicista.

Editoriali 02_01_2016
Matteo Renzi e Sergio Mattarella

Con Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica e con Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio (e insieme al vertice dell’attuale partito di maggioranza relativa, primo erede del Pci),  il cosiddetto cattolicesimo-sociale, a suo tempo organizzato nelle varie correnti della sinistra democristiana, presidia entrambi i culmini del potere politico del nostro Paese. Anche se per ragioni anagrafiche non ha fatto in tempo a essere democristiano, di un certo ambiente della sinistra Dc fiorentina Renzi è senza dubbio un erede evidente e consapevole. Diventa perciò di immediato interesse soffermarsi su questo tipo di cultura politica (ma non solo) per meglio comprendere i motivi del suo successo e dell’accoglienza che ha trovato a trova nell’ordine costituito del nostro tempo. 

Discorsi o conferenze stampa (come avviene in questi casi) di una certa lunghezza, accessibili per intero e non rimontati cinematograficamente, sono documenti importanti che meritano di venire visti e rivisti con attenzione. E oggi è facile farlo dal momento che sul web li si possono ritrovare senza difficoltà in  archivi telematici. Se allora combiniamo le notizie che abbiamo su queste personalità con quanto ci stanno venendo a dire ciò che colpisce è il carattere del tutto “secolare” delle loro petizioni di principio, dei loro giudizi e delle loro preoccupazioni. Si capisce bene il motivo per cui trovano così facile consenso in ambienti laici: abbinano infatti un certo rigore personale di matrice cristiana, che suscita comunque stima, con progetti, priorità e obiettivi che sono in sintonia, o comunque risultano del tutto compatibili con il nichilismo senza dramma della cultura progressista del nostro tempo. Per loro il fatto cristiano non è una visione del mondo bensì una morale, senza tuttavia una sua cultura. Quest’ultima viene attinta dalla cultura laica-progressista, ossia dalla cultura della tarda modernità  al suo tramonto, ciononostante immaginata come culmine definitivo della civiltà umana, di cui far quadrare a posteriori gli esiti nobilitandoli con l’etica cristiana.

Un bell’esempio di tutto questo è l’accenno che nel suo discorso più sopra ricordato il presidente della Repubblica fa al giubileo della Misericordia indetto da papa Francesco. “E' un messaggio forte che invita alla convivenza pacifica e alla difesa della dignità di ogni persona”, osserva Mattarella, che quindi aggiunge: “Con una espressione laica potremmo tradurre quel messaggio in comprensione reciproca, un atteggiamento che spero si diffonda molto nel nostro vivere insieme”. In quattro e quattr’otto insomma l’idea di misericordia messa dal Papa alla base del giubileo viene staccata dalla sua radice cristiana, secolarizzata e ricollegata a un’idea di  concordia  civile così come se la sognavano i filosofi dell’Età dei Lumi. Più in generale – come chiunque può vedere andandoselo a rileggere o a riascoltare sul sito web della presidenza della Repubblica - l’orizzonte del discorso è quello definito dalla cultura laica dominante. Non vi si notano tracce di alcuna altra fonte. All’interno di tale orizzonte il Presidente si muove poi con sensibilità diversa, ma come il pesce rosso che guizza nel suo acquario. Persino l’augurio a coloro che sono nati nel 2015 non gli suggerisce il minimo accenno al valore della maternità e della famiglia, e nemmeno una parola per i circa 100 mila che non hanno potuto nascere essendo stati abortiti a termini di legge e a spese del Servizio sanitario nazionale.

Più interessante ancora è tuttavia il caso di Renzi, al quale comunque si deve riconoscere, come buona eredità della sua attenzione per gli ideali di La Pira, un orientamento spesso positivo in politica estera. A parte questo però l’uomo ha una visione del mondo radicalmente remota da quella cristiana, come appare in modo lampante nella sua lunga conferenza teletrasmessa di fine anno. Per mettersi in onda con la cultura laica-progressista Mattarella deve talvolta impegnarsi in processi di secolarizzazione del suo pensiero. Renzi non ne ha bisogno; va già bene così, come bene si è vista dalla sua risposta sulla questione delle unioni civili. Né si vede in lui eco alcuna a risposte alla domanda, “Chi sono io?”. E’ sempre e soltanto un “Che cosa devo fare? Come devo muovermi per andare dove voglio tenendomi buoni tutti quanti in tutta la misura del possibile?”. Questo post-illuminismo tardo e più che mai subalterno non è però in grado di dare alcuna risposta efficace alle urgenze del nostro tempo. La situazione è dunque seria, tanto più considerando che, con il centro-destra allo sbando, non c’è finora alternativa a Renzi e al suo Pd, se non quella davvero preoccupante del Movimento 5 Stelle: ovvero della ricomparsa del fascismo in forma adeguata all’epoca del Web.