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INTERVISTA / VALENTINI

Maria, un nome che è dono di gioia

«Il nome, nella Sacra Scrittura, indica sempre la persona, la sua missione, la sua identità. Così è per Maria». Non a caso l’angelo Gabriele la saluta «augurandole una grande gioia». La stessa gioia che Maria canterà nel Magnificat e che Lei dona, come spiega il Montfort, a chi la invoca. Per la festa del Santissimo Nome di Maria, la Bussola intervista padre Alberto Valentini.

Ecclesia 12_09_2022

“Nome dolcissimo, nome d’amore./ Tu sei rifugio al peccatore./ Tra i cori angelici è l’armonia./ Ave Maria, Ave Maria”: voci e suoni, melodie di un tempo andato che nel presente e nel futuro si ritrovano, mescolandosi a sentimenti, a pensieri, e - soprattutto - a preghiere senza tempo. Ciascuno ha ben in mente la melodia che accompagna questi versi: sono parole semplici e poetiche, così come è semplice e poetica la Vergine Maria.

Oggi, è la festa del Suo nome, celebrato, cantato, venerato da tutti i fedeli; e, per poter entrare meglio nel mistero di questo nomen, La Nuova Bussola Quotidiana ha intervistato padre Alberto Valentini, monfortano, professore presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum, già docente alla Pontificia Università Gregoriana, socio fondatore e presidente dell’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana. Oltre a numerosi scritti sulla Vergine Maria, padre Valentini è autore di diversi libri come Esperienza cristiana con Maria (Edizioni Monfortane, Roma 1980), Il Magnificat. Genere letterario, struttura, esegesi (EDB, Bologna 1987), Maria secondo le Scritture (EDB, Bologna 2009), Teologia mariana (EDB, Bologna 2019).

Padre Valentini, quali sono le origini della festa di oggi?
Prima di tutto, dobbiamo precisare che il nome di Maria, soprattutto in epoca medioevale, era associato a quello di Gesù. Ed è proprio in questo periodo che si sviluppa una vera e propria devozione verso il nome della Vergine. La celebrazione liturgica invece è dovuta a Papa Innocenzo XI, che estese a tutta la Chiesa la festa del Nome di Maria, a ricordo della liberazione di Vienna dalle truppe turche, avvenuta il 12 settembre 1683.

Il nome di Maria: qual è il suo significato? Qual è il senso più profondo di questo nome che ha segnato la storia?
Bisogna premettere che il nome, nella Sacra Scrittura, indica sempre la persona, la sua missione, la sua identità. Così è per Maria. Il significato profondo che possiamo trovare nel nome di Maria - la cui etimologia è incerta - ci viene rivelato dall’angelo Gabriele nell’Annunciazione: l’angelo saluta la Vergine non con il nome proprio, bensì con una definizione ancora più bella, più carica di significato; la saluta come kecharitōménē, appellativo greco che significa “colei che è stata plasmata, trasformata dalla tenerezza di Dio”. Questa definizione-nome è importantissima, oltre ad essere affascinante per diversi aspetti. Si comprende bene anche da questo appellativo quanto la Vergine Maria sia fondamentale per il piano di salvezza di Dio! Altro punto importante da puntualizzare: come la saluta l’angelo? Augurandole una grande gioia, elemento fondamentale che ritroveremo, poi, nell’incontro tra Maria ed Elisabetta.

Mi pare di comprendere, dunque, che uno dei “caratteri” principali del nome “Maria” sia proprio la gioia. Giusto?
Esattamente così. E potremmo aggiungere un’annotazione per nulla secondaria: quel suo canto di lode al Signore, il Magnificat, in cui troviamo la bellissima espressione “mi chiameranno beata”, echeggia due importanti canti di lode presenti nell’Antico Testamento. Sono quelli di Miryām, sorella di Mosè, e Giuditta, personaggio biblico ed eroina del popolo ebraico. Nel canto di Miryām - che è un canto di liberazione, dopo il passaggio del Mar Rosso da parte del popolo ebraico - troviamo, come nel Magnificat, l’esultanza, la danza per il Signore che compie grandi cose nella nostra vita. E, poi, sempre per continuare su questa tematica della gioia, non possiamo non fare riferimento anche a Giuditta, che - come la Vergine Maria - è stata proclamata “beata” dal popolo ebraico festante. Anche in quest’ultimo esempio, possiamo parlare di “nomen omen” (nel nome, tutto): infatti il nome Giuditta vuol dire “giudea”; espressione dell’intero popolo ebraico.

Quali altre “caratteristiche” si potrebbero evidenziare del nome di Maria?
Sicuramente l’efficacia e la potenza di questo nome. Lo afferma bene san Luigi Maria da Montfort in un celebre cantico: “A chi è triste dona una gioia celestiale; a chi è tentato, dà sicurezza, a chi è sfiduciato, consolazione. Appena lo sente, il demonio fugge umiliato con tutto il suo seguito. Questo nome dà forza e incoraggia. Quando lo si invoca bene, non si teme nulla nel cuore della notte”. In queste righe riusciamo a comprendere quanto il nome della Vergine possa recare in sé la potenza del Signore, il quale ha fatto in Lei grandi cose.

In ogni parte del mondo, sono tante le chiese che sorgono in suo nome. Nel celebre Trattato della vera devozione, sempre il Montfort ci presenta una descrizione accurata di questo “particolare fenomeno”, definiamolo così: “Non c’è chiesa che non abbia un altare in suo onore; non regione, non contrada, dove non si trovi qualcuna delle sue miracolose immagini, davanti alle quali si guarisce da ogni male e si ottiene ogni bene”. Praticamente, Maria è dovunque… Certo, il nome di Maria risuona nel mondo intero e nel cuore di ogni persona, di tutti: “Non c’è bambino che, balbettando l’Ave Maria, non la lodi; non c’è peccatore che non conservi una scintilla di fiducia in lei, e neppure c’è un solo demonio negli inferi che, temendola, non la rispetti”. È sempre Montfort che parla.

Tutti, dunque, abbiamo quel nome nel cuore; e tutti, la invochiamo, la chiamiamo. Ma chi la chiamò, per primo, con quel nome, quella piccola bambina nata da Gioacchino e Anna?
Al riguardo dobbiamo far ricorso al celebre testo apocrifo, il “Protovangelo di Giacomo”. La mamma, dopo la nascita della figlia e dopo essersi purificata, le dà il nome di Maria. Questa immagine domestica riesce a darci l’idea di quanta gioia riesca a trasmetterci questo nome, da quel primo momento in cui è stato pronunciato. Così accade ancora oggi, per sempre.