Mantovano e 55 del Pdl contro la guerra in Libia
Ieri a Montecitorio si è sfiorata la crisi di governo. Maggioranza risicata sulle risoluzioni a favore dell'intervento in Libia. Nel Pdl cresce l'opposizione.
Ieri alla Camera dei deputati sono state votate le risoluzioni sull’intervento italiano in Libia e il governo ha rischiato di non avere i voti della maggioranza a sostegno del proprio testo. Si è sfiorata, cioè, la crisi di governo. I “sì” sono infatti stati 300, i “no” 293 e 2 gli astenuti. Contro hanno votato il Partito Democratico, Futuro e Libertà, Italia dei Valori e Unione di Centro. Decisiva per il sostegno alla proposta del governo è dunque stata l’assenza di 12 deputati delle opposizioni.
Silvio Berlusconi, che si trovava Bruxelles per partecipare alla riunione del Consiglio Europeo proprio per sulla questione libica, ha chiesto subito spiegazioni: la maggioranza, infatti, dovrebbe poter contare alla Camera su circa 320 voti. Da Palazzo Chigi è stato risposto che i pochi voti di scarto erano dovuti alle assenze di deputati della maggioranza. Ma il premier, irritato, non è rimasto granché convinto, soprattutto giudicando assurdo che l’importante voto di ieri abbia potuto essere messo a repentaglio a causa dell’assenza di alcuni parlamentari. Peraltro con ragione. La realtà, infatti, è ben diversa e rivela un disagio crescente dentro la maggioranza di governo rispetto all’intervento armato contro la Tripoli.
Nel Popolo della Libertà, primo firmatario il Sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano, 55 parlamentari hanno infatti sottoscritto un significativo documento con cui s’invita il presidente del Consiglio a non desistere dagli sforzi diplomatici necessari per mettere fine alla guerra in corso. «La complessità di quanto accade in Libia da qualche settimana», si legge nel documento, «avrebbe dovuto far prevalere una ragionevole opzione diplomatica, accompagnata da un concreto intervento umanitario, promosso da tutti gli Stati europei». Questo, affermano i 55 deputati del Pdl contrari alla guerra, è del resto possibile, e anzi già è stato fatto, da solo e prima di ogni altro intervento, dal governo italiano che «ha allestito un campo di accoglienza al confine con la Tunisia e allorché ha inviato aiuti materiali a Bengasi». In questo modo l’Italia si è concretamente e virtuosamente presa a cuore la causa «della sopravvivenza e della dignità di tanti esseri umani».
Inoltre, affermano i 55 parlamentari, «l’approvazione in sede parlamentare da parte dei sottoscritti della linea del Governo è frutto del sincero apprezzamento per il lavoro che l’Esecutivo sta svolgendo nella gestione della crisi nell’intera regione del Nord-Africa, e al tempo stesso dell’avvenuta ricezione nella risoluzione della maggioranza di larga parte delle preoccupazioni da noi espresse. Per questo, alla luce del voto parlamentare, confidiamo che, come più volte è accaduto in un passato recente e meno recente, il nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi – e con lui il Governo –, confermi l’attenzione allo sforzo diplomatico, e a punti per noi ineludibili, come l’eguale attenzione alla tutela dei diritti nell’intera area mediorientale, oggi calpestati, con costi umani pesanti, in Yemen, nel Barhein, in Siria, con particolare riferimento alla tutela delle comunità cristiane sopravviventi in tali Paesi, e il pericolo di deteriorare i rapporti col mondo arabo e con le comunità musulmane a seguito della missione».