Lourdes, santuario sottratto al vescovo "troppo" cattolico
Il vescovo ausiliare di Lille, Hérouard, nominato delegato pontificio a tempo determinato per la cura pastorale del santuario, è noto per le sue posizioni molto "liberal" in fatto di liturgia e dottrina, e recentemente è stato protagonista di interventi politici contro i populismi e contro Marine Le Pen. La comunicazione della Santa Sede accusa il vescovo Brouwet, che resta titolare della diocesi, di aver dato troppo spazio «all'aspetto gestionale e finanziario», ma egli, nominato giovane da Benedetto XVI, è conosciuto piuttosto per la sua ortodossia in fatto di dottrina morale e per lo spazio concesso a chi arriva a Lourdes celebrando nella forma straordinaria del rito romano. In oltre 150 anni, è la prima volta che la Santa Sede interviene su Lourdes.
Lourdes come Medjugorje. Seguendo l'esempio della nomina di monsignor Hoser fatta un anno fa per la situazione della cittadina bosniaca, papa Francesco ha scelto di inviare un suo delegato per la cura pastorale dei pellegrini anche nel centro mariano francese. In quest'ultimo caso, però, a differenza del noto precedente, l'incarico non sarà a tempo indeterminato. La decisione del papa, in un articolo scritto su VaticanNews dal direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli, viene attribuita alla sua intenzione di "accentuare il primato spirituale rispetto alla tentazione di sottolineare troppo l’aspetto gestionale e finanziario".
Come chiarito dal vaticanista veneto, il mandato del delegato sarà limitato soltanto al santuario, mentre la diocesi rimarrà sotto la guida di monsignor Nicolas Brouwet. Una precisazione sottolineata dallo stesso vescovo che, in una nota ufficiale, ha ricordato come questa nomina non cambierà nulla nella vita diocesana ed andrà a toccare solamente la vita del santuario. Per rafforzare ulteriormente questa distinzione, il presule ha anche fatto notare che "la cura pastorale dei santuari e la pastorale delle diocesi sono due cose diverse".
Non c'è dubbio, però, che il santuario mariano rivesta un ruolo più che importante nella vita della diocesi di Tarbes, attirando nel centro sui Pirenei oltre un milione di pellegrini ogni anno. Fino ad oggi il vescovo ha ricoperto la funzione di responsabile spirituale, detenendo nelle sue mani, inoltre, il potere di nomina del rettore. Con la decisione presa da Francesco sarà, invece, il delegato “ad nutum Sanctae Sedis” ad assumere la cura pastorale dei pellegrini.
Per l'incarico è stato designato monsignor Antoine Hérouard, attualmente vescovo ausiliare di Lille e presidente della Commissione affari sociali della Comece, la Commissione degli episcopati dell'Unione europea. La sua nomina appare indebolire non di poco, dunque, il peso del vescovo di Tarbes. Quello di Hérouard, inoltre, è un profilo non poco diverso da quello di Brouwet.
Il neo-delegato, ex rettore del Pontificio seminario francese a Roma, si è distinto anche nel passato molto recente per un orientamento piuttosto "liberal": lo ha dimostrato con il suo attivismo prima e dopo le elezioni europee, partecipando ad incontri (in due occasioni con Enrico Letta e Francois Hollande) e rilasciando dichiarazioni in cui si metteva in primo piano il timore per la crescita dei populismi, si attribuiva la vittoria del partito di Marine Le Pen in Francia ad una visione distorta sull'immigrazione e si sottolineava il ruolo delle comunità religiose per sensibilizzare i cittadini sull'importanza dell'Unione Europea. In una recente intervista a "La Croix", monsignor Hérouard ha anche sostenuto che il dibattito sulle radici cristiane dell'Europa "non è più di attualità".
Un profilo piuttosto distante da quello di monsignor Nicolas Brouwet, formatosi all'Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia e più attento a riaffermare l'insegnamento della dottrina morale cattolica nell'esercizio del suo ministero episcopale. Il vescovo di Tarbes e Lourdes, inoltre, nominato giovanissimo nel 2012 da Benedetto XVI, ha dimostrato in questi anni una sensibilità liturgica tradizionale e si è fatto apprezzare anche dai gruppi che curano la celebrazione della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano, accogliendo con benevolenza i loro pellegrinaggi presso il santuario di Lourdes.
Monsignor Hérouard, invece, non ha problemi a mostrarsi in pubblico in giacca e cravatta e sembra prediligere la modernità nella scelta dei paramenti, caratteristiche notoriamente poco gradite ai gruppi d'impostazione liturgica più tradizionale. Il tempo dirà se il cambio di guardia nella guida pastorale dei pellegrini comporterà delle modifiche rispetto a quanto si è visto fino ad oggi.
Intanto, dall'articolo di Tornielli a commento della nomina del nuovo delegato pontificio sembrerebbe emergere che all'origine della decisione ci sia l'eccessivo spazio attribuito all'"aspetto gestionale e finanziario" nella conduzione del santuario. Un rilievo che non trova riscontro nelle testimonianze di chi frequenta assiduamente Lourdes; c'è da ricordare invece che proprio la gestione di monsignor Brouwet è riuscita a raggiungere risultati importanti: infatti, dopo quasi un decennio di conti in rosso, il santuario ha chiuso il bilancio del 2018 addirittura con un surplus di 200 mila euro. Un risultato raggiunto grazie al piano di risanamento operato da Guillaume de Vulpian, l'ex dirigente della Renault chiamato a Lourdes dal Vescovo della diocesi quattro anni fa. Un'operazione, peraltro, portata a compimento soprattutto grazie alla riduzione e alla razionalizzazione delle spese e nonostante il calo del turismo in Francia a seguito degli attentati degli ultimi anni.
La nomina del delegato da parte del papa rappresenta un precedente rilevante anche sul piano storico: nel caso delle apparizioni, infatti, la loro veridicità proviene dal riconoscimento del vescovo della diocesi competente. È quanto avvenne anche nel caso di Lourdes con il decreto emanato il 18 gennaio 1862 dall'allora vescovo di Tarbes, monsignor Bertrand-Sévère Laurence. E su Lourdes in oltre 150 anni non c'è mai stato alcun intervento della Santa Sede, il che spiega anche il carattere di eccezionalità di questo intervento del papa che avoca a sé la gestione pastorale del luogo dell'apparizione, "sottraendolo" alla diocesi locale competente.