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ELEZIONI USA

L'ossessione di Kamala Harris per l'aborto è un pericolo

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La rivendicazione del diritto all'aborto, fino alla nascita e oltre, è sempre più al centro dei discorsi elettorali della candidata democratica alla Casa Bianca. Un crescendo inquietante.

Editoriali 30_09_2024
Kamala Harris - LaPresse

A un certo punto, durante il dibattito presidenziale del 10 settembre, l'ex presidente Donald Trump aveva accusato i democratici non solo di sostenere gli aborti illimitati nel terzo trimestre, ma anche l'"esecuzione" di bambini dopo la nascita,  come abbiamo dimostrato su queste pagine, Trump aveva ragioni da vendere e molti altre se ne potrebbero elencare ora, a poche settimane dal voto americano, per sostenere il pericolo reale, chiaro, certo e presente che rappresentano Kamala Harris e Tim Walz per i cattolici praticanti e le opere ed istituzioni cattoliche del Paese.

Pericoli di cui fa un lungo e dettagliato elenco l’organizzazione “CatholicVote”, in una lettera del 24 settembre inviata ai Vescovi, religiosi, istituti e tutti i cattolici americani. Pochi giorni prima, venerdì 20 settembre invece la vicepresidente Kamala Harris aveva pronunciato un vibrante discorso sul diritto all'aborto, il suo primo discorso incentrato esclusivamente sui diritti riproduttivi in un mondo post-Roe v. Wade, da quando è diventata la candidata presidenziale democratica. Harris ha parlato a una manifestazione ad Atlanta, dove è stata circondata da sostenitori con cartelli "Trust women" e da cartelli con la scritta "1 donna su 3 vive sotto un divieto di aborto di Trump", un riferimento agli Stati che limitano l'assistenza sanitaria riproduttiva da quando la Corte Suprema ha abrogato Roe v. Wade.

Harris aveva organizzato l'evento sulla scia della devastante descrizione fatta dai giornalisti di ProPublica su due donne della Georgia, entrambe madri nere, che sono morte dopo aver abusato delle pillole abortive. A smascherare la manipolazione abortista è scesa in campo l’organizzazione di “Susan B. Anthony Pro-Life America” che ha lanciato una campagna informativa televisiva e digitale da 500.000 dollari per sfatare la disinformazione secondo cui le leggi della Georgia, che proteggono la vita del concepito e delle madri, siano la causa della morte delle due giovan donne.  Invece di scagliarsi contro la pericolosità mortale delle “kill pills” che, pur non uccidendo sempre la madre, sempre uccidono il bambino che portano in grembo, la Harris si è scagliata contro Trump, la Corte Suprema e gli Stati a guida repubblicana.

Siamo all’assurdo democratico: invece di punire chi favorisce gli omicidi, si vuol punire gli sceriffi zelanti che tentano di arrestarli. Inoltre la Harris ha accusato Trump di voler firmare un divieto nazionale contro l’aborto e non volersi limitare a sostenere solo le eccezioni per stupro, incesto e rischi per la vita e la salute della madre incinta. Evidentemente tutto ciò non è purtroppo vero, il Donald Trump di oggi non è più convinto delle sue stesse decisioni e proposte a favore della vita e della maternità che aveva promosso durante il suo primo mandato ed ha invece fatto concessioni malvage all’aborto.

Ma la Harris ha posto l’aborto e le politiche riproduttive al centro del suo programma presidenziale, una conseguenza necessaria della sua impreparazione su qualunque altro argomento e proposta programmatica. La stragrande maggioranza degli elettori, l'89%, pensa che queste elezioni avranno un impatto sul diritto all'aborto e il 61% ha affermato che avrà un impatto "importante" secondo l’indagine di KFF; e gli elettori dicono di essere più propensi a fidarsi del candidato democratico per gestire i diritti all'aborto rispetto a quello repubblicano.  La maggioranza degli elettori, il 61%, ha dichiarato che preferirebbe una legge federale che ripristini il diritto all'aborto a livello nazionale, anche se sembra improbabile che tale legge passi attraverso il Senato degli Stati Uniti, dove probabilmente richiederebbe una supermaggioranza di 60 voti per attuare un tale cambiamento.

In ogni caso, quasi la metà dei democratici afferma di volere che l'aborto sia legale per tutti i nove mesi di gravidanza negli Stati Uniti, secondo un nuovo sondaggio di “YouGov”. In questa ottica si leggono due recenti iniziative: quella del comitato di sostenitori della Harris, l'American Bridge 21st Century, che ha deciso di promuovere una campagna pubblicitaria da 15 milioni di dollari negli “Stati chiave” di Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, per pubblicizzare l'estremista agenda pro-aborto della candidata democratica; e la proposta della stessa Harris di abolire il diritto all’ostruzionismo (“filibustering”) nel Senato USA sull’aborto.

Quest’ultima proposta di sospensione dell'ostruzionismo legislativo, che consentirebbe ad una risicata maggioranza al Senato di ribaltare migliaia di leggi statali e costringere l'intero Paese a legalizzare anche gli aborti tardivi o post nascita, con i soldi dei contribuenti, superando l’attuale obbligo di 60 voti per interrompere i dibattiti in aula, si tocca l’apice dell’ossessione abortista e antidemocratica della Harris. Basti pensare cosa succederebbe al contrario, in tutto il mondo, ovvero se Trump proponesse davvero l'abolizione federale dell'aborto. L'accusa ai repubblicani di essere "demoni fascisti" sarebbe il meno e la caccia ai simpatizzanti di Trump sarebbe scontata.



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