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IL DIBATTITO E LE MENZOGNE

Harris contro Trump, facciamo veramente il fact checking sull'aborto

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Nel dibattito fra Kamala Harris e Donald Trump, i conduttori della ABC sono intervenuti per smentire le accuse di Trump sull'aborto tardivo dei Democratici. Ma ha ragione l'ex presidente.

Vita e bioetica 12_09_2024
Donald Trump nel dibattito della ABC

Nella foga da tifoseria Dems della ABC News i giornalisti hanno pasticciato il “fact checking” trasmesso durante il dibattito, per cercare di nascondere il radicalismo di Harris e del Partito Democratico sul tema dell’aborto, ovvero la tutela dell’essere umano concepito o la legalizzazione dell’omicidio dell’innocente. Peccato che tali marchiani errori siano poi stati ripetuti pedissequamente dalla stampa mondiale. Quando l'argomento del dibattito si è spostato sull'aborto, Trump ha insistito sul fatto che «loro (alcuni stati guidati dai democratici) permettono di abortire sino al nono mese».

Definendo «radicale» la posizione dei democratici sull'aborto, l'ex presidente ha affermato che il candidato democratico alla vicepresidenza e governatore del Minnesota Tim Walz ritiene che «l'aborto al nono mese vada assolutamente bene». Il riferimento chiaro era alla legislazione sottoscritta dall’allora governatore Walz ed entrata in vigore in Minnesota lo scorso 31 gennaio e 27 aprile 2023  che, tra l’altro, consentono l’aborto in ogni fase della gestazione e finanche alla nascita, oltre a azzerare ogni finanziamento pubblico ai centri pro life dello Stato. Nel dibattito di lunedì Trump ha anche sostenuto che Walz sostiene «l'esecuzione del nascituro anche dopo la nascita», aggiungendo la propria contrarietà, accusando i Democratici di essere «radicali» e spiegando perché avrebbe votato contro l'emendamento 4  alla Costituzione della Florida che stabilirebbe il diritto assoluto all'aborto nella carta fondamentale dello Stato.

È a questo punto che la conduttrice di ABC News Linsey Davis si è inserita nel dibattito sulla questione, offrendo un "fact check" dei commenti di Trump, affermando che invece non ci sarebbe «nessuno stato in questo paese in cui sia legale uccidere un bambino dopo che è nato». Purtroppo, come è noto, sono invece diversi gli Stati a guida Democratica che hanno abolito ogni protezione e cura per i bambini nati vivi anche dopo gli aborti, ne permettono l’omicidio, oltre ad avere legislazioni che permettono l’aborto in ogni fase della gestazione. Uno di questi è proprio il Minnesota, mentre gli altri due sono gli Stati a guida Dems di l’Illinois e New York, come dimostrano le ricerche del “Family Research Council”.  

Mentre la Harris ha affermato che «se Donald Trump dovesse essere rieletto, firmerà un divieto nazionale di aborto», affermazione totalmente falsa e che Trump ha respinto, dicendo: «Non firmerò un divieto e non c'è motivo di firmare un divieto» perché «questa questione è stata ora presa in carico dagli Stati», riferendosi alla storica sentenza della Corte Suprema Dobbs v. Jackson Women's Health Organization del 2022 che abolì la prassi di considerare l’aborto come diritto federale. Evidentemente i giornalisti della ABC non erano nemmeno a conoscenza del fatto che nel 2019 ben 44 Senatori Democratici, tra cui Kamala Harris, avessero votato contro un disegno di legge ("Born-Alive Abortion Survivors Protection Act”) che avrebbe fornito protezione ai bambini nati vivi dopo gli aborti. Nel prosieguo del dibattito Kamala Harris ha definito le leggi statali che limitano l’aborto in diversi Stati a guida repubblicana dei veri e propri «divieti di abortire voluti da Trump», perché Trump aveva nominato, durante la sua presidenza, i giudici della Corte Suprema che hanno contribuito a creare una maggioranza contro la liberalizzazione dell’aborto del 1973, con la sentenza “Roe contro Wade”.

Piuttosto si deve notare come anche durante il dibattito di lunedì, la Harris abbia rifiutato di rispondere alla domanda diretta se fosse o meno favorevole all’aborto sino alla nascita, mentre ad oggi sono sei gli Stati più il distretto federale di Washington D.C. che non impongono restrizioni a termine sull'aborto ed in altri 11 Stati sono in corso dibattiti, votazioni o referendum per consentire l'aborto fino alla nascita, se un operatore sanitario stabilisse che la madre ne abbia bisogno.

Sorprendentemente, ad un giorno dal suo dibattito con Donald Trump, ieri la vicepresidente Kamala Harris ha svelato un'agenda politica che potrebbe costringere le imprese cristiane a partecipare all'aborto, si è impegnata a firmare un disegno di legge nazionale sull'espansione dell'aborto, impacchettare la Corte Suprema etc…Fino a lunedì mattina, la sezione "problemi" del sito web della campagna di Kamala Harris non esisteva, da ieri esiste  e si chiama Una nuova via da seguire…dove si ribadisce che se eletta la Harris «non permetterà mai che un divieto nazionale di aborto diventi legge. E quando il Congresso approverà un disegno di legge per ripristinare la libertà riproduttiva a livello nazionale, lo firmerà». Con l’appoggio di Taylor Swift, la gattara che preferisce i felini ai bambini, per ora.