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ABORTO

Kamala Harris è una minaccia al diritto alla vita

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Kamala Harris negli ultimi anni si è concentrata nella sua battaglia abortista. Le chiese evangeliche e le associazioni pro-life sono sempre più allarmate. Non i gesuiti di America, che la sostengono.
- L'improponibile parallelo Biden-Benedetto XVI, di Miguel Cuartero

Vita e bioetica 26_07_2024
Kamala Harris a Planned Parenthood (La Presse)

Una possibile presidenza di Kamala Harris, è il peggior pericolo che gli Usa ed il mondo cristiano possano correre, non a caso dai Clinton ai Soros, dalla Pelosi ad Obama e alle multinazionali abortiste ed LGBTI, per non contare il mainstream globale di mass media e carta stampata, la stanno sostenendo a spada tratta, anche a costo di rendersi ridicoli. Negando, tra l’altro, le sue irresponsabili omissioni nel contrasto dell’immigrazione illegale, nonostante ben sei Democratici, insieme a tutti i Repubblicani, anche ieri, ne abbiano condannato l’assoluta incapacità di gestione del fenomeno migratorio. Un palese esempio di manipolazione: il “grande fratello” sta manipolando la memoria e selezionando le notizie a fini politici. La Harris ha sempre avuto posizioni estremiste e, ad esempio, non ha solo abbracciato l’ideologia verde ed il “Green New Deal” americano,  opponendosi anche al fracking e alle trivellazioni offshore ma anche sostenuto le rivolte scaturite dopo l’omicidio di George Floyd e invitando i rivoltosi a non  fermarsi nelle violenze .

In questi anni, tuttavia, Kamala Harris si è ritagliata il ruolo di abortista, promotrice dell’ideologia del gender e delle limitazioni alla libertà religiosa. Si è notoriamente rifiutata di dire quali limiti all'aborto sosterrebbe, in un incontro del settembre 2023 con Margaret Brennan della emittente CBS, mentre invece nel 2019 aveva votato, insieme ad altri Democratici, contro la legislazione che obbligava i medici fornire ai bambini nati vivi, dopo aborti falliti, lo stesso livello di cure che ricevono gli altri esseri umani.

In questo campo, del diritto all’omicidio dell’innocente, la Harris è certamente una primadonna. Da senatrice, la Harris è stata un'orgogliosa co-sponsor della versione originale del Women's Health Protection Act, che cercava di codificare l'aborto durante tutti i nove mesi di gravidanza. Come candidata presidenziale nel 2019, Kamala Harris chiedeva l’obbligo per ogni Stato che storicamente aveva approvato legislazioni pro-vita, di una "preclearance" (preventiva richiesta di assenso) al Dipartimento di Giustizia prima di emanare nuove leggi che proteggano i bambini non ancora nati e le loro madri.

Nel corso della sua carriera, come descrive puntigliosamente l’agenzia di informazione Catholic News Agency, come vicepresidente, senatrice e procuratore generale della California, la Harris ha costantemente promosso l'aborto, esaminato i candidati in ruoli della magistratura di fede cattolica e si è opposta ai centri di gravidanza pro-vita e all’opera meritoria dei loro volontari. Ha anche promosso l'ideologia di genere e gli obblighi di educazione transgender e contraccettivi che, a volte, hanno messo a repentaglio la libertà religiosa. Nell’ultimo anno la Harris si è spesa molto su questi temi. Sin dal settembre scorso, la Harris ha promosso un tour in vari campus universitari chiamato Fight for Our Freedoms College Tour per promuovere l'aborto, l’ideologia transgender e altre amenità delle folli ideologie progressiste.

 Dall’inizio del 2024 ha lanciato un altro tour di conferenze per promuovere l'aborto chiamato Lotta per le libertà riproduttive, durante il quale ha visitato  la sede di Planned Parenthood a Minneapolis. Durante l'evento, ha elogiato gli abortisti e rimproverato i legislatori pro-vita che hanno votato per porre limiti all'aborto. Nulla di strano dunque se si considera che nel 2016, in qualità di procuratore generale della California, l'ufficio di Kamala Harris promosse un'irruzione nella casa dell'attivista pro-life David Daleiden, dopo che questi aveva pubblicato l’indagine sotto copertura su Planned Parenthood ed il commercio illegale dei  tessuti fetali e le parti del corpo dei bimbi abortiti. È illegale vendere tessuti fetali e parti del corpo.

Davanti a tutto ciò, una delle più importanti “Mega Chiese” evangeliche del paese sta mobilitando i propri fedeli per evitare l’apatia e coinvolgerli responsabilmente in una sfida  elettorale epocale e vitale per il futuro degli Usa. Il presidente dell’importante organizzazione SBA Pro-Life America, Marjorie Dannenfelser, ha criticato la passione omicida della candidata Democratica, nei commenti a LifeNews.com nei giorni scorsi, dicendo che «Kamala Harris è determinata a imporre a tutti i 50 Stati l'aborto per tutto il trimestre senza alcun limite, anche gli aborti dolorosi tardivi al 7°, 8° e 9° mese di gravidanza. Harris è così impegnata nell'aborto che non riesce a vedere nient'altro, comprese le fasi di sviluppo dei bambini prima della nascita o i reali bisogni delle donne… Al contrario, il presidente Trump, JD Vance e il GOP respingono il tentativo democratico di imporre l'aborto su richiesta in tutti i 50 stati e sostengono il diritto degli Stati di porre limiti all'aborto».

Tutti d’accordo sul pericolo Harris? Niente affatto, tant’è che i Gesuiti americani pubblicano sulla loro rivista America (on line in questi giorni) una serie di peana partigiani che paragonano la rinuncia di Biden a quella di Benedetto XVI, esaltano la fede di Kamala Harris e premiano i Democratici per la scelta di una candidata giovane. Ma si sa a Padre Martin e alla sua setta, il Vaticano concede tutto, anche la promozione di candidati e partiti favorevoli a tutto ciò che contrasta con il Catechismo della Chiesa Cattolica e la ragione umana. La sfida elettorale è tutt’altro che chiusa a favore di Trump e Vance, dopo la cancellazione dalla narrazione pubblica del tragico tentato omicidio, ed i cattolici dovranno stavolta decidere con chiarezza.