Lombardia dopo Formigoni: passa l'agenda contro la vita
Emendata la legge lombarda che prescriveva la sepoltura dei bambini abortiti. Abolendone la sepoltura, i bambini abortiti scalano di rango. Non sono più umani, non sono più persone. Occhio non vede, cuore non duole. Questa legge regionale è stata votata all'unanimità, in una regione governata dalla Lega. Ed è l'ultima di una lunga serie di iniziative nel solco della cultura della morte.
La Lombardia guidata dal leghista Attilio Fontana ha cancellato la legge che permetteva di dare sepoltura ai bambini uccisi dall’aborto.
Il suo Consiglio Regionale ha infatti votato all’unanimità un emendamento, presentato dal Partito Democratico, che demanda la sepoltura «esclusivamente alla esplicita richiesta della donna o di chi è titolato alla decisione» (quest’ultimo caso si riferisce ai disabili mentali o alle minorenni). Una foglia di fico per pronunciare un’affermazione attraverso due negazioni. Quante saranno, infatti, le donne che chiederanno di seppellire cristianamente il figlio che portavano in grembo e che hanno appena fatto ammazzare?
Ora, quando scrivo “seppellire cristianamente” uso l’avverbio come i nostri vecchi usavano e usano il sostantivo “cristiani” per dire “persone”: è anzitutto il retaggio devoto di un mondo in cui essere persone voleva dire essere cristiani, quindi è l’idea laica che una cosa davvero civile è una cosa cristiana. Il culto dei morti è una di quelle cose che gli antropologi ci indicano essere segno inequivocabile di umanità e la loro sepoltura (per contrasto per esempio alla cremazione) un salto di qualità della coscienza umana. Inumare i defunti è il modo con cui gli uomini rendono omaggio all’umanità anche oltre la morte, la quale non ha l’ultima parola.
La legge che nel 2007 fu introdotta nell’ordinamento regionale dalla Lombardia guidata da Roberto Formigoni rispondeva a un criterio elementare di umanità. Il corpo di un morto si onora, ci insegna Omero, persino quello di un nemico odiato, ucciso in una battaglia crudele. Quindi anche un bambino pur abortito perché non amato dai genitori può essere onorato. Le istituzioni che presiedono la cosa pubblica, e di cui i cittadini sono gli azionisti unici, hanno il diritto e il dovere di farsi carico pubblicamente di questa onoranza funebre giacché il farlo è un modo buono di pensare al bene comune, il quale non può infatti pensare mai alle “cose grandi” se prima non parte dai più piccoli e indifesi tra noi.
La legge lombarda sulla sepoltura dei bambini abortiti era quindi una misura di enorme senso civico e splendidamente laica, cioè per tutti. Al suo cuore stava il riconoscimento dell’umanità, e della dignità a essa inscindibilmente connessa, del bambino non ancora nato, persino abortito. Non si può lasciare un cadavere insepolto, ragionava la legge della Lombardia, se quel cadavere è di uomo, di persona. Motivo per cui il dare sepoltura ai bambini abortiti è affermare con la calma dei forti che quegli aborti sono uomini, persone. Una cosa antica almeno quanto la tragedia-mito dell’Antigone di Sofocle, scagliata contro il potere politico che disumanizza, e perfettamente laica sin da allora: «A proclamarmi questo non fu Zeus, né la compagna degl'Inferi, Dice, fissò mai leggi simili fra gli uomini. Né davo tanta forza ai tuoi decreti, che un mortale potesse trasgredire leggi non scritte, e innate, degli dèi. Non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove». Poesia per poesia, come dice il poeta Davide Rondoni, quando una donna, chicchessia, è incinta, felice o meno che sia della gravidanza, dice subito: «Aspetto un bambino». Solo quando li ammazzano li chiamano embrioni. Ma si è mai data una donna incinta, felice o no della gravidanza, che dica: «Aspetto un embrione»?
Il punto è infatti questo. Abolendone la sepoltura, i bambini abortiti scalano di rango. Non sono più umani, non sono più persone. Occhio non vede, cuore non duole. Si chiama regresso, ad addirittura prima dell’uomo di Neanderthal, che i suoi morti infatti li seppelliva. Irrita poi oltremodo quell’eterno ritorno dell’“io assoluto” con cui in Italia ci stiamo drogando, eutanasizzando, e così via. L’idea che io sono dio e che quindi decido da me se e quando darmi la vita, la morte, lo sballo, in questo caso la sepoltura. Sta tutto ora alla “donna titolata”, manco la chiamano più mamma. La Lombardia era un faro di civiltà laica cioè cristiana perché aveva varato, unica regione italiana, una legge così giusta e così umana. Adesso è tornata definitivamente nella melma comune. Definitivamente perché già da un po’ vi sprofondava.
Il 31 luglio 2018, immancabilmente su proposta del PD, il Consiglio Regionale lombardo ha votato praticamente all’unanimità (63 sì, un astenuto) un ordine del giorno che ha impegnato la giunta guidata da Fontana a garantire ai minori di 24 anni la possibilità «di ricevere, presso i consultori familiari pubblici e privati accreditati, gratuitamente sia la consulenza da parte del medico o dell’ostetrica, sia il metodo contraccettivo più idoneo individuato». Cioè contraccettivi gratuiti.
Il 4 dicembre, su proposta del Radicale Michele Usuelli la Lombardia ha votato all’unanimità la mozione che impegna la giunta a creare un polo regionale di produzione per la cannabis «ad uso terapeutico», anticamera del cannone da fumare legalmente. Il 17 dicembre la giunta Fontana ha deciso di autorizzare la somministrazione della pillola abortiva Ru486 (che mette in pericolo pure le madri) anche in day hospital. Il 18 dicembre, ancora su proposta di Usuelli, la Regione si è impegnata a stanziare un milione di euro in favore del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, non esattamente famoso per essere un amico della vita umana nascente, che verrà impiegato soprattutto per fornire contraccettivi ai Paesi con un tasso di fecondità superiore ai quattro figli per donna.
Era questo ciò che si aspettavano i lombardi che hanno votato la giunta che governa la regione?