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SVILUPPO

Lo strano caso del cotone australiano

Dopo le alluvioni dell'autunno, si parlava di disastro. Ora si scopre che ci sarà un raccolto record. E qualcuno ha speculato sui prezzi.

Attualità 14_04_2011
campo di cotone

In Australia per il 2010-11 era stato previsto per la produzione di cotone un raccolto record di oltre 3,5 milioni di balle da 420.000 ettari di terreno. Questa raccolto poteva generare 1,9 miliardi dollari in proventi di esportazione. Tutto grazie alla crescita della produttività e del terreno coltivato, l'ultimo record di produzione in Australia era avvenuto quando i coltivatori di cotone avevano raccolto 3,5 milioni balle su un'area coltivata di 540.000 ettari. (fonte Cotton Australia, 2010-2011 Australian Cotton Production Forecast, September 2010). Una balla corrisponde a 227 kg, quindi 3.5 milioni di balle sono 794500 tonnellate (tons).


Dopo l’autunno dello scorso anno, in Australia, arrivarono straordinarie inondazioni, il 29 dicembre 2010 si scrisse: “Si calcola che i danni ammonteranno fino a un miliardo di dollari australiani (oltre 700 milioni di euro), con perdite massicce ai raccolti di cotone e semi di girasole, colpendo un settore che già soffriva gli effetti di una lunga siccità”.


L’allarme per la mancata produzione contribuì a far schizzare in alto il prezzo del cotone, una breve  discesa di fine 2010 s’interruppe ed inizio una rapida salita.

Il 12 febbraio si poteva leggere l’articolo dal titolo “Il cotone supera il picco toccato nella Guerra civile” ed al suo interno: “Da ieri si può invece affermare che davvero, a memoria d'uomo, il cotone non è mai stato così caro […]oltre il picco massimo di 189 cents che storici ed economisti calcolano fosse stato raggiunto ai tempi della Guerra di secessione americana, circa 150 anni fa. All'epoca la produzione nel Sud degli Usa si era quasi azzerata, per la necessità di convertire i terreni a colture alimentari e per l'abolizione della schiavitù negli Stati del Nord, che aveva provocato una fuga dalle piantagioni. Oggi è la speculazione ad alimentare un rally che sembra diventato inarrestabile, nonostante gli sforzi compiuti dalle autorità di borsa[…]” (Il Sole 24Ore). Il 17 febbraio 2011 l’informazione era del seguente tenore: “Nuovi record storici per le quotazioni del cotone. A New York il future sul cotone ha superato i 2 dollari per libbra attestatosi a 2,0193 dollari. Le quotazioni, che da gennaio hanno registrato un incremento del 40%, nelle ultime sedute hanno registrato un accelerazione dopo che l’Australia, il quarto esportatore mondiale, ha ridotto da 871 a 839 mila tonnellate la stima per la produzione 2011. Per la stagione 2010-2011 l’USDA (United States Department of Agriculture) pronostica una domanda dalla Cina pari a 47 mln di balle, al di sopra quindi dei 30 mln di output stimato. Il deficit è destinato a portare le scorte, sempre secondo l’USDA, a 42,8 mln di balle, a livelli che non si vedevano dal 1996”.

Arriviamo alle notizie dei giorni nostri, l’ANSA dell’11 aprile 2011, ore 12:50: "Australia: raccolto record di cotone dopo grandi piogge". Si legge nel testo: “Il prossimo raccolto di cotone in Australia sarà il più ricco nella sua storia, superando per la prima volta la soglia ’magica’ di 4 milioni di balle, grazie alle piogge torrenziali degli ultimi mesi nel nordest del continente dopo una lunga siccità. Cotton Australia, l’ente rappresentativo del settore, calcola che il raccolto nazionale arriverà a 4.056.000 balle, contro i 3,7 milioni previsti solo poche settimane fa, per un valore pari a 1,65 miliardi di euro, pari a quasi il 10% del totale delle esportazioni agricole. Il record precedente di 3,6 milioni di balle era stato segnato nell’anno finanziario 2000-01, l’ultimo prima del decennio di siccità che aveva messo in ginocchio l’Australia rurale. Una fortunata coincidenza di forti piogge e alti prezzi internazionali, fa sì che in questa stagione i coltivatori non solo potranno produrre in abbondanza, ma anche ricevere introiti record".

4.056.000 balle sono 920712 tons, quindi molto più di quanto allarmisticamente si prevedeva a febbraio 2011 ed addirittura a settembre 2010. A chi non è né economista né agricoltore può sorgere un dubbio: come mai la produzione è record, i prezzi sono alle stelle, però il ricavo è minore di quello previsto a settembre 2010?


I dati reali si sapranno al momento del raccolto, ma qualche riflessione occorre farla su quest’informazione che aiuta, si spera involontariamente, la finanza in manovre speculative che danneggiano gli agricoltori e il “parco buoi” dei piccoli investitori che s’illudono di aver trovato “l’orto dei miracoli”. La finanza nata per finanziare lo sviluppo dell’economia reale, sempre più sembra solo fine a se stessa, talvolta sembra aiutata dal sistema mediatico e dalla diffusione di previsioni catastrofiste “ad hoc”; previsioni che sono aggiornate continuamente in modo che nessuno si ricordi delle iniziali.

Produzioni agricole, previsioni e speculazioni finanziarie sono parole che fanno tornare in mente le illuminate parole del Papa relativamente a tali argomenti, sotto si riportano solo alcune parti di alcuni documenti papali.


A proposito delle previsioni, il 6 novembre 2006, nel discorso ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, Papa Benedetto XVI disse: “La prevedibilità scientifica solleva anche la questione delle responsabilità etiche dello scienziato. Le sue conclusioni devono essere guidate dal rispetto della verità e dall'onesto riconoscimento sia dell'accuratezza sia degli inevitabili limiti del metodo scientifico. Certamente ciò significa evitare le previsioni inutilmente allarmanti quando queste non sono sostenute da dati sufficienti o vanno oltre le capacità effettive di previsione della scienza. Significa però anche evitare il contrario, vale a dire il silenzio, nato dalla paura, dinanzi ai problemi autentici".

Per quanto riguarda la speculazione finanziaria, nella lettera Enciclica Caritas in Veritate Benedetto XVI al punto 65 ricorda: “Bisogna, poi, che la finanza in quanto tale, nelle necessariamente rinnovate strutture e modalità di funzionamento dopo il suo cattivo utilizzo che ha danneggiato l'economia reale, ritorni ad essere uno strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza ed allo sviluppo. Tutta l'economia e tutta la finanza, non solo alcuni loro segmenti, devono, in quanto strumenti, essere utilizzati in modo etico così da creare le condizioni adeguate per lo sviluppo dell'uomo e dei popoli. È certamente utile, e in talune circostanze indispensabile, dar vita a iniziative finanziarie nelle quali la dimensione umanitaria sia dominante. Ciò, però, non deve far dimenticare che l'intero sistema finanziario deve essere finalizzato al sostegno di un vero sviluppo”.

Sono parole su cui vale la pena meditare, perché oggi finanza - e anche informazione - si dimostrano sempre più slegate dall'interesse al bene dell'uomo. Il cotone australiano insegna.