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ESUBERI ALLO SCIENTIFICO

Lo Stato getta la spugna e si affida alle paritarie

Anche quest'anno record di esuberi nei licei scientifci statali milanesi. Solo all'Einstein si contano 90 domande di iscrizione non accettate. Lo Stato non ce la fa più e invita a iscriversi nelle paritarie. Una sussidiarietà forzata, però. Ma se ci fosse il costo standard si potrebbe garantire una vera libertà di scelta educativa. 

Educazione 20_02_2019

Lo Stato garantisce la scuola per tutti senza discriminazione alcuna. Questa sì che è la scuola del popolo! E siamo disposti a pagarla ben 10.000 euro all’anno. Pazienza! Evitiamo di garantire la libertà di scelta educativa dei genitori (come invece avviene in tutta Europa). Non importa se con il costo standard di sostenibilità potremmo sottrarre 7 miliardi di euro allo spreco e all’inefficienza. Ciò che conta è che non si rischi di pensare che lo Stato non possa garantire la buona scuola pubblica in regime di monopolio.

Come se tutto ciò non fosse sufficiente, leggiamo ora che le famiglie sono «costrette» a scegliere le paritarie.

c’è più domanda che offerta nei licei Scientifici milanesi, in particolare all’Einstein dove sono 90 gli studenti rimasti esclusi. Che fare? Per l’istituto non è rimasto che dire ai genitori di iscrivere i propri figli ad una paritaria. E’ evidente che lo Stato non ce la fa più e si ricorda che esiste anche la Sussidiarietà. “Costretti a iscriverci alle paritarie”, titola il Corriere della Sera edizione Milano.

Costrette? Ma hanno pagato le tasse! Ben 10.000 euro! Forse si intende dire che lo Stato, per questi suoi cittadini, comprerà ora dei posti nelle scuole paritarie, come fece saggiamente la giunta Pisapia con i posti della scuola dell’infanzia: 2.000 euro consegnati alle famiglie per iscrivere i figli nella scuola dell’infanzia paritaria? Si risparmiano ben 8.000 euro all’anno, colmando le liste d’attesa, e – guarda caso – si garantisce la libertà. Bizzarro, vero? O come da anni fanno le giunte che si susseguono in Regione Lombardia fornendo una “Dote Scuola”, che per gli ISEE più bassi raggiunge i 2000 euro: siamo ai primi posti OCSE-PISA e la Regione risparmia. 

Ora domando a questi genitori e allievi: è giusto che quanti vorrebbero scegliere una scuola statale si vedano costretti a non scegliere? Peggio: chi pagherà la retta di quella buona scuola pubblica paritaria che ora lo Stato, avendo dei posti limitati, lo costringe a frequentare? E, se poi questa scuola è cattolica, significa che viene impedito a quel cittadino di crescere libero laicamente?

Come funziona, dunque? Oltre ad avere il cittadino di serie A (che paga una volta) e quello di serie B (che paga due volte e finanzia lo Stato) si formeranno altri due sottogruppi, uno per cui c’è posto nella statale e un altro che si sentirà dire: «Non c’è posto: vai nella paritaria cattolica!»? 

Curioso anche il termine «costrette», che svela la verità: le paritarie competono con le scuole statali. Altrimenti si sarebbe detto: «Sono costretti a scegliere altre scuole statali meno gettonate». Il che mostra due cose: la prima è che l’offerta formativa delle paritarie è ottima, ma esse sono «costrette» a vivere il regime di competizione con uno svantaggio obiettivo: la retta. 

Inoltre, emerge una seconda ingiustizia nel sistema “pubblico statale-paritario”: il termine «costrette» mostra che l’esistenza di queste paritarie, se da un lato «costringe le famiglie» ad una spesa in più (prima ingiustizia), dall’altro allevia lo Stato dal costo per studente che comporterebbe l’immissione di quei 100 studenti in una succursale della scuola che non ha posto, o anche in un’altra qualsiasi scuola meno qualificata sia della statale inizialmente scelta sia della paritaria.

Continuo pertanto a chiedere conto di come vengono spesi i soldi pubblici e domando perché siamo disposti a pagare 7miliardi di euro all’anno la mancata garanzia della libertà (un costo economico e sociale enorme) e – peggio – perché continuiamo a discriminare. In questo modo la scuola cessa di essere il luogo del sapere. Eppure, basterebbe riconoscere che porre in fila le questioni (lo studente al centro!) comporta una inversione di marcia, da effettuare prima che sia troppo tardi, poiché stiamo pagando un sistema scolastico fallimentare.

In uno Stato effettivamente di vera libertà scolastica, solo attraverso il costo standard di sostenibilità è possibile garantire la vera libertà di scelta educativa anche ai meno abbienti, e non solo alle famiglie che possono permettersi di destinare ulteriori risorse all’iscrizione in una scuola diversa da quella statale.