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GREEN PASS

L'Italia non ha un problema di no-vax, ma di mala sanità

Da ottobre verrà introdotto l’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori, nel pubblico e nel privato. E manca, ancora una volta, una forte voce di opposizione. Con un’opinione pubblica ormai abituata ad uno stato d’emergenza permanente e i maggiori partiti allineati al governo Draghi, pochi fanno la domanda che dovrebbe essere invece la prima ad essere fatta: è necessario un ulteriore obbligo? No, stando all’andamento dell’epidemia. Se c’è un aspetto in cui l’Italia è ultima, semmai, è la mala sanità.

- IL FARMACO IGNORATO di Paolo Gulisano

Creato 18_09_2021
Reparto Covid

Da ottobre verrà introdotto l’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori, nel pubblico e nel privato. E manca, ancora una volta, una forte voce di opposizione. Con un’opinione pubblica ormai abituata ad uno stato d’emergenza permanente e i maggiori partiti allineati al governo Draghi, pochi fanno la domanda che dovrebbe essere invece la prima ad essere fatta: è necessario un ulteriore obbligo? No, stando all’andamento dell’epidemia. Se c’è un aspetto in cui l’Italia è ultima, semmai, è la mala sanità.

Perché, in fatto di repressione, siamo sempre i primi in Europa? Anche in questo caso, infatti, non ci sono precedenti. In tutta l’Ue e in generale nel mondo industrializzato, nessuno ha imposto un obbligo di Green Pass a tutti i lavoratori, del pubblico e del privato. In Francia l'obbligo riguarda gli operatori sanitari. Negli Usa, riguarderebbe (salvo opposizioni a livello degli Stati, che comunque sono molte) i dipendenti pubblici del governo federale e quelli delle aziende con più di 100 dipendenti. Solo in Italia, fatti salvi i tre Stati che hanno introdotto l'obbligo di vaccino a tutta la popolazione (Turkmenistan, Indonesia, Micronesia), verrebbe esteso l'obbligo di un passaporto vaccinale a tutti i lavoratori, di qualunque azienda si parli, pubblica o privata, piccola o grande. 

Quindi, gli italiani devono essere rieducati con metodi duri, altrimenti non si vaccinerebbero? Falso. Gli italiani si stanno già vaccinando in massa, più della media europea. La media Ue, infatti, è del 66% di copertura, con il 60,8% completamente vaccinato con doppia dose (se necessaria). In Italia la percentuale dei vaccinati sfiora il 73% (72,98% il 16 settembre 2021) e quella dei completamente vaccinati il 65%. Se guardiamo ai Paesi più virtuosi, scopriamo che il Regno Unito (niente Green Pass) e la Germania (c’è, ma solo a livello locale) hanno vaccinato meno di noi. E la Francia è esattamente al nostro stesso punto, quanto ad immunizzazione.

Allora in Italia abbiamo un problema di diffusione del contagio peggiore che in altri Paesi europei, quindi si rendono necessari provvedimenti straordinari? Non è vero neppure questa convinzione. Il Paese che è maggiormente alle prese con la nuova ondata è Israele, il primo ad aver creduto di raggiungere l’immunità di gregge da vaccino. Attualmente sta iniziando a somministrare la quarta dose e registra 1015 casi positivi confermati ogni milione di abitanti. Secondi arrivano gli Usa, con 452 casi (sempre su un milione di abitanti), terzo il Regno Unito con 436 casi. La media dell’Ue è invece di 107 casi per milione di abitanti. All’interno dell’Ue, i nostri vicini francesi registrano un dato sopra la media: 125 casi per milione di abitanti. Noi, in Italia? 76 casi. È un dato migliore anche rispetto a quello della Germania (100 casi). Merito del vaccino, del lockdown, del clima, o di qualunque altro fattore che non abbiamo scoperto, ma l’Italia è uno dei Paesi più risparmiati dalla diffusione della variante Delta. Quindi, ancora, non si capisce da dove arrivi tutto questo allarmismo, tale da giustificare misure repressive drastiche.

E se fosse per il numero dei morti? Anche in questo caso, l’Italia è quasi in fondo alla lista e sotto la media europea. La media dell’Ue infatti è attualmente di 1,19 morti per milione di abitanti (dati, sempre, del 16 settembre). L’Italia registra 0,95 morti per milione di abitanti. Peggio di noi, nell’Ue, c’è la Francia (1,21) e fuori ci sono sempre il Regno Unito (2,03), Israele (2,47) e gli Stati Uniti (2,47). Ma è normale che sia così: pochi contagi, dunque anche pochi morti. Ma è nel rapporto fra contagi e morti che scopriamo l’anomalia italiana.

Il dato viene misurato dal tasso di letalità: quanti muoiono fra coloro che contraggono il virus. Su questo dato, purtroppo, il nostro Paese cade. L’Italia ha infatti un tasso di letalità del Covid-19 del 2,8. Dunque, ogni 100 positivi confermati, quasi 3 muoiono. Ed è un dato peggiore rispetto alla media mondiale (2,06%) e alla media dell’Ue (2,05%), molto peggiore rispetto a quello del Regno Unito (1,84%), della Francia (1,66%), degli Stati Uniti (1,6%) e di Israele (0,6%).

Ma il tasso di letalità non dipende interamente dal numero dei vaccinati. Tanto che in Paesi in cui sono vaccinate meno persone (negli Usa ad esempio), hanno un tasso di letalità più basso del nostro. Non dipende neppure dalla diffusione del virus, in sé, perché in Paesi in cui il virus è molto più diffuso, come Israele, esso miete, proporzionalmente, meno vittime. Il tasso di letalità dipende unicamente dall’unico problema di cui non si parla mai: la cura del paziente. Abbiamo, come i numeri dimostrano, un problema grave nella sanità. E non reggono le vecchie giustificazioni. Noi abbiamo una popolazione anziana, ma gli anziani, over 70, sono i più coperti dalla campagna vaccinale. Siamo stati i primi ad essere colpiti dal Covid, in Occidente, ma ormai abbiamo a che fare con questa malattia da un anno e mezzo, più di qualunque altro Paese occidentale. Sono giustificazioni talmente fragili che non vengono neppure più prese in considerazione. Resta il fatto che abbiamo un problema di mala sanità. Sarà per evitare di discuterne, per coprire le responsabilità di due governi in un anno e mezzo, che si preferisce introdurre nuovi divieti, obblighi, grida manzoniane del Ventunesimo Secolo, scatenando campagne di odio, a ondate, prima contro “furbetti” vari e poi contro i “no-vax” (che sono e restano pochissimi)? A pensar male, a volte…