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L'INTERVISTA/GIOVANNI BIRINDELLI

L'inflazione e la crisi sistemica che verrà

La preoccupazione quotidiana di tutti gli italiani, e non solo, è quella dell’inflazione. Il nostro potere d'acquisto sta rapidamente crollando. Qual è la causa e quali saranno le conseguenze? Ne parliamo con Giovanni Birindelli, autore di Legge e Mercato e La sovranità della legge, esponente della Scuola Austriaca di economia. 

Economia 02_04_2022
Inflazione jugoslava

La preoccupazione quotidiana di tutti gli italiani, e non solo, è quella dell’inflazione. Lo Stato può offrirci tutti gli incentivi che desidera, per aiutarci ad uscire dalla depressione pandemica, ma ogni sforzo viene frustrato dal crollo del nostro potere d’acquisto. A marzo si è registrato nei prezzi un +6,7% su base annua: mai si era visto un dato così alto dal 1991. E la guerra in Ucraina, con la conseguente crisi alimentare ed energetica, non è una spiegazione esauriente: l’inflazione stava aumentando già da mesi prima.

Che cosa ci sta accadendo? Ne abbiamo parlato con Giovanni Birindelli, imprenditore e docente a contratto di Economic Geography and History all’Università degli Studi di Milano. Birindelli, autore di Legge e Mercato e La sovranità della legge, è esponente della Scuola Austriaca di economia, cresciuta sulle teorie di Carl Menger, Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek e Murray Rothbard nel corso di tutto il Novecento. Un approccio radicalmente differente rispetto alla più diffusa dottrina di Keynes, ma proprio per questo capace di leggere le crisi cicliche al di fuori di ogni schema politico.

Inflazione cos’è, prima di tutto? Molti ne parlano ma non lo sanno.

È una di quelle parole che hanno due significati, uno scientifico ed uno di uso corrente. Scientificamente parlando, l’inflazione è l’aumento della quantità di denaro. Mentre invece, nell’uso corrente è l’aumento dei prezzi. Più correttamente, quando si parla di inflazione, usando il termine di uso comune, si intende una perdita di potere d’acquisto. L’inflazione in senso stretto e l’inflazione dei prezzi sono correlate. Normalmente all’aumento della quantità di denaro segue una perdita di potere d’acquisto. Ma non necessariamente: può anche succedere che non vi sia questa conseguenza, se vi è, ad esempio, un incremento proporzionale di produttività. Ma quasi sempre, abbiamo questa correlazione: all’aumento della quantità di denaro segue una perdita di potere d’acquisto, la prima è la causa, la seconda è una conseguenza. E non è neppure l’unica conseguenza.

Questa particolare inflazione, a sua volta, da cosa può essere causata?

In questo specifico caso, c’è un fattore politico: a causa della crisi con la Russia, il prezzo dell’energia è aumentato enormemente. L’aumento del costo dell’energia contribuisce a far salire anche tutti gli altri prezzi. Ma dobbiamo ricordare almeno altre due cose…

Quali?

Prima di tutto è sempre sbagliato, tecnicamente parlando, dire che prima di quest’anno non ci fosse inflazione. L’inflazione c’è sempre. Le banche centrali, al massimo, tentano di contenerla, su percentuali sostenibili dal 2% al 2,5%. Anche quando le banche centrali dovessero riuscirvi, avremmo, in una sola generazione, la perdita della metà del nostro potere d’acquisto. Non è un caso che il dollaro abbia perso il 98% del suo potere d’acquisto nell’ultimo secolo. Secondo: in quest’ultimo periodo l’inflazione dei prezzi aveva iniziato a salire prima della crisi con la Russia. Nel giugno 2021, i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti del 5,4% su giugno 2020, nell’ottobre successivo al 6,2%, a novembre 6,6%, a dicembre 7%, a gennaio 2022, del 7,5%. Già stava andando visibilmente fuori controllo: 7,5% è tre volte l’obiettivo della banca centrale.

E quindi quali sono le cause dell’inflazione nel 2021?

Premesso che la realtà è troppo complessa per far risalire tutto ad una sola origine. Individuerei però almeno una causa strutturale, che è monetaria. La quantità di dollari emessi è triplicata dal 2008 ad oggi (da 7,5 trilioni nel 2008 ai 21 attuali). Dal 2020 ad oggi, soprattutto, per sostenere le politiche anti-pandemiche, abbiamo assistito ad un’accelerazione dell’emissione di moneta senza precedenti. I lockdown hanno paralizzato l’economia e gli Stati hanno cercato di compensare stampando denaro.

Che cosa ci attende, se la perdita del potere d’acquisto è solo una delle conseguenze dell’inflazione?

Non solo in questo caso, l’inflazione monetaria, oltre all’aumento dei prezzi, causa inevitabilmente anche una crisi sistemica, come quelle del 1929 e del 2008. Una crisi sistemica, non solo settoriale, si ha quando gli operatori commettono tutti lo stesso errore, nello stesso momento.

Perché ci sarà una crisi?

Quando hai un’espansione del denaro e del credito, abbassi artificialmente i tassi d’interesse, dunque incentivi tutti gli operatori economici a fare investimenti molto più ambiziosi di quanto sarebbe economicamente sostenibile. Usando una metafora tipica, è come iniziare a costruire una casa e accorgersi poi che sono finiti i mattoni. Per farla breve: ci sarà un crollo.

E come se ne esce?

Lo scoppio della bolla genera subito una correzione dei prezzi. Si ha una deflazione. Solitamente “deflazione” è una parola usata con un’accezione estremamente negativa, ma in questo caso è benefica oltre che naturale. È una correzione dei prezzi, appunto, è il mercato che si sta curando dalle distorsioni introdotte dalle politiche degli anni precedenti. Più si lascia fare il mercato, senza intervenire, più la crisi sarà breve. E prima si può ripartire. Il problema, invece, è che si tende a curare la crisi con dosi ancora maggiori di “droga” monetaria, aumentando ulteriormente l’inflazione. Se si cura il male con lo stesso veleno che lo ha prodotto, in realtà si sta solo ponendo la premessa di una crisi successiva. L’altro effetto è quello della stagflazione: inflazione dei prezzi e contemporaneamente stagnazione economica. Lo scenario peggiore.

È possibile evitare una crisi sistemica?

Non è possibile. Un economista non ha la sfera di cristallo, non potrà mai dire quando arriverà, né quanta disoccupazione produrrà, ma avverrà. È una necessità tecnica. A mio avviso sarà peggiore di quella del 2008, perché l’aumento della quantità di moneta è stato molto maggiore rispetto ad allora, una tendenza esasperata dal coronavirus e adesso anche dalla guerra. Non c’è alcun incentivo a ridurre le spese dei governi: anzi, si aggiungeranno le spese militari. La guerra è un fenomeno sempre legato all’inflazione. Le guerre moderne, a partire dalla Prima Guerra Mondiale, hanno fatto un salto di qualità nelle spese militari. Finanziarle con il prelievo fiscale avrebbe comportato un costo politico troppo forte. A partire dal 1914, si è imboccata la strada dell’inflazione, la moneta è stata sganciata per la prima volta dal gold standard. Il ragionamento dei governi in guerra è: invece di prendere i soldi dal portafogli delle persone, riduciamo loro il potere d’acquisto. Di fronte a tanto pessimismo c’è almeno un aspetto positivo: bitcoin (la prima criptovaluta, ndr) nasce precisamente contro la logica dell’inflazione, proprio perché fonda il suo valore sulla scarsità. Offre almeno al singolo la possibilità di sfuggire alle conseguenze dell’inflazione, senza dover ricorrere a strumenti politici.