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Islam

Libero su cauzione in Pakistan un cristiano accusato di blasfemia

Shahbaz Masih quasi un anno fa era stato accusato di aver offeso Maometto e di aver bruciato delle pagine del Corano da due musulmani che lo avevano aggredito mentre era al mercato

È libero dal 10 novembre su cauzione Shahbaz Masih, cristiano di Faisalabad, Pakistan, arrestato insieme a un amico musulmano anch’egli liberato in precedenza, Muhammad Ishaq. Entrambi sono accusati di blasfemia per aver offeso il profeta Maometto e aver bruciato delle pagine del Corano. Shahbaz il 27 dicembre scorso mentre era al mercato era stato assalito da due musulmani. L’amico aveva tentato di difenderlo mentre la vicina moschea chiamava a raccolta i fedeli incitandoli a uccidere entrambi. All’arrivo di alcuni agenti di polizia gli aggressori hanno denunciato le loro vittime che sono state quindi portate in carcere. Nei giorni successivi dei musulmani fondamentalisti hanno minacciato di bruciare le case dei cristiani del quartiere e quella del musulmano colpevole di essere amico di un cristiano. Per questo le famiglie di entrambi si sono messe al sicuro, nascoste in una località sconosciuta e i parenti di Shahbaz non hanno osato intraprendere azioni in sua difesa. Al loro posto è intervenuta una organizzazione non governativa locale, la Human Rights Focus Pakistan che si è fatta carico della difesa legale di Shahbaz. Naveed Walter, presidente della ong, raggiunto telefonicamente dall’agenzia AsiaNews, si è detto soddisfatto di questa prima vittoria, ma ha spiegato che “la ricerca di un luogo sicuro, protezione, identità segrete, impossibilità di tornare a vivere nel luogo in cui si è nati o è avvenuto il fatto, comparire in aula per le udienze, difficoltà nella ricerca di lavoro e minacce alla famiglia sono solo alcuni degli aspetti della vita futura degli accusati”. Per questo la legge va emendata, ha concluso, non solo riducendo le sanzioni attualmente previste che includono la pena capitale, ma anche prevedendo punizioni severe per chi con dolo accusa ingiustamente qualcuno”.