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GUERRA IN EUROPA

L'Europa fornisce difese aeree all'Ucraina, ma non ne ha per sé

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La Nato ribadisce l'importanza di fornire all'Ucraina nuove batterie di missili anti-aerei e anti-missile. Ma le scorte sono talmente scarse che la Francia chiede alla Grecia le armi per proteggere le Olimpiadi.

Esteri 10_05_2024
Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato (La Presse)

«Non possiamo contare solo sugli Usa, dobbiamo prenderci la nostra responsabilità. Abbiamo i Patriot, abbiamo i sistemi antimissile, dobbiamo tirarli fuori dai magazzini e inviarli in Ucraina, dove la guerra si sta intensificando, e sono sicuro che lo faremo rapidamente» ha detto l'alto rappresentante Ue Josep Borrell parlando con i giornalisti a margine del G7 esteri di Capri, il 18 aprile.

Dopo i carri armati e i proiettili d’artiglieria inviati a Kiev ma rivelatesi insufficienti a rovesciare a favore degli ucraini lo sviluppo del conflitto, ora le nazioni europee sono invitate dai vertici Ue e Nato di privarsi anche dei pochi missili da difesa aerea di cui dispongono.

Già il 22 aprile il Financial Times riferiva di forti pressioni sui partner Ue e Nato affinché consegnino sistemi di difesa aerea all’Ucraina, sottolineando il pressing su Grecia e Spagna. Fino a pochi giorni or sono solo la Germania aveva accettato di fornire un’altra batteria di Patriot dopo che quelle inviate in precedenza da Berlino e Washington stanno esaurendo i missili e sono state in parte distrutte dai russi.

«C'è una comune e chiara comprensione della necessità di fornire all'Ucraina più capacità di difesa aeree. Qualche Stato membro ha preso chiari impegni qualcun altro deve discuterne ma credo che adesso la decisione è matura e molto deve essere fatto» ha detto lo stesso giorno Borrell.

Il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg aveva detto il 19 aprile che l'Ucraina ha bisogno ancora di più degli aiuti Nato e che i ritardi nel sostegno hanno conseguenze sul campo ogni giorno: «Ecco perché se gli alleati si trovano a dover scegliere tra il raggiungimento degli obiettivi di capacità della Nato e la fornitura di maggiori aiuti all'Ucraina, il mio messaggio è chiaro: inviate di più all'Ucraina».

«L'Alleanza ha mappato le capacità degli alleati, ci sono sistemi che possono essere dati all'Ucraina», ha riferito Stoltenberg. «In aggiunta ai Patriot ci sono altri strumenti che possono essere forniti, come i Samp-T», di produzione franco-italiana. La logica che guida le valutazioni del massimo dirigente politico della Nato, non priva di cinismo, si basa su due concetti chiave. Il primo è che l’Alleanza Atlantica «non ha intenzione di essere direttamente coinvolta nel conflitto» ma punta a «sostenere Kiev e impedire che la guerra si estenda al di là dell'Ucraina», come ha detto ieri intervistato dal quotidiano Repubblica.

Il secondo lo ha spiegato il 23 aprile in conferenza stampa a Varsavia: «Dobbiamo capire che l'alternativa più costosa è permettere a Putin di vincere in Ucraina. Perché a quel punto vivremo in un mondo molto più pericoloso e dovremo investire molto di più nella nostra difesa rispetto al sostegno che ora forniamo all'Ucraina. Si può solo investire ora nella sicurezza dell'Ucraina. Fornendo sostegno all'Ucraina li aiutiamo a distruggere le capacità di combattimento russe che potenzialmente potrebbero essere utilizzate contro di noi. Sostenere l'Ucraina non è carità, è un investimento nella nostra sicurezza, e l'alternativa è più costosa».

La Nato considera quindi scontata una lunga stagione di guerra (se va bene solo “fredda”) con la Russia e in questo contesto conviene aiutare gli ucraini a combattere il più a lungo possibile per logorare e indebolire le forze militari russe. In queste affermazioni non sembrano rientrare valutazioni circa la distruzione dell’Ucraina e il sacrificio di centinaia di migliaia di soldati di Kiev, ma neppure l’esame delle ormai limitate capacità militari che i partner europei possono mettere in campo dopo aver donato tanto delle loro scarse riserve a Kiev. Non solo in termini di mezzi corazzati, artiglieria e munizioni ma anche di sistemi missilistici per la difesa aerea.

Kiev chiede 7 batterie di Patriot o Samp/T, i più efficaci nel contrastare i missili da crociera russi che ogni notte colpiscono obiettivi militari e grandi infrastrutture strategiche quali le centrali elettriche, ma in Europa ormai ce ne sono pochi, costruirne di nuovi richiederà anni e molto denaro e i vertici militari di molte nazioni mettono in guardia i governi dal rischio di ritrovarsi senza strumenti efficaci per difendere i nostri cieli da minacce militari e terroristiche.

La Polonia che dispone di batterie di Patriot schierate anche ai confini ucraini, ha fatto sapere di non poterne cedere all'Ucraina mentre la Spagna alla fine ha ceduto alle pressioni e fornirà solo pochi missili Patriot degli appena 50 di cui disporrebbe secondo quanto riferito da El Paìs.

In compenso Madrid fornirà a Kiev vecchi missili antiaerei Hawk, radiati dall’esercito spagnolo e recuperati dai magazzini, dopo aver ceduto insieme all’Italia anche le vecchie batterie del sistema Spada. Anche l’Italia, pur mantenendo segrete le forniture militari a Kiev, sembra aver accettato di fornire qualche altro missile Aster o forse una intera batteria di Samp/T: ne hanno parlato ieri Giorgia Meloni e Stoltenberg a Roma.

Probabilmente quella in fase di ritiro dalla Slovacchia dove proteggeva il paese alleato che sembra oggi venire penalizzato dopo l’insediamento del governo socialdemocratico di Robert Fico, contrario a fornire armi a Kiev e a porre sanzioni alla Russia. Il 27 aprile il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aveva detto che «stiamo facendo tutto il possibile per aiutare l'Ucraina, dare le risposte attraverso gli strumenti che abbiamo», rispondendo a una domanda sulla disponibilità a inviare questo sistema di difesa aerea.

Nei mesi scorsi Italia e Francia avevano inviato congiuntamente a Kiev una batteria di Samp/T con diversi missili Aster rivelatisi molto efficaci, anche se i russi hanno distrutto almeno una parte dei lanciatori. Parigi ha rafforzato gli ucraini con nuove componenti e altri missili ma oggi si trova drammaticamente a corto di armi per la difesa aerea. Così a corto da chiedere in “prestito” alla Grecia una batteria di missili antiaerei per proteggere da attacchi di tipo terroristico le Olimpiadi di Parigi.

Uno smacco per la grandeur francese, soprattutto se si ricordano i diktat che Atene dovette subire durante la gravissima crisi economica indotta dalla Ue, quando Berlino e Parigi condizionavano (sarebbe meglio dire ricattavano) l’elargizione dei prestiti all’acquisizione di armamenti francesi.

Il ministro della Difesa Nikos Dendias ha detto il 26 aprile che i missili a lungo raggio Patriot e S-300 in dotazione alle forze armate greche non verranno trasferiti (né in Francia né in Ucraina) perché la Grecia non si priverà di «ciò che è necessario per la sua difesa e la tutela degli interessi fondamentali della Patria».

Dendias ha poi aggiunto che «se la Francia formulerà per iscritto la sua richiesta verbale per la fornitura del sistema di difesa aerea a corto raggio Crotale per la protezione di Parigi in occasione dei Giochi Olimpici, il nostro Paese acconsentirà. Figuriamoci se noi, il Paese che ha firmato un accordo di difesa con la Repubblica francese, non aiutiamo i Giochi Olimpici che rappresentano tutto ciò che è greco nel mondo», ha detto Dendias.

Fonti militari francesi sentite dal quotidiano greco Kathimerini ammettono che se Parigi intende rifornire di sistemi antiaerei l’Ucraina poi ha bisogno dell’assistenza degli alleati per garantire la difesa aerea delle infrastrutture critiche all’interno della capitale che ospita i Giochi Olimpici.

A beneficio di chi ama cogliere tutti gli aspetti paradossali ricordiamo che i Crotale che Atene presterà a Parigi sono armi da difesa aerea di produzione francese e che la Francia ha ceduto all’Ucraina.  Nel 2021 inoltre, la Grecia affittò una batteria dei suoi Patriot con 120 militari all’Arabia Saudita che difendeva porti e raffinerie nel Golfo Persico dai missili e dai droni delle milizie yemenite Houthi.

La vicenda relativa la sicurezza delle Olimpiadi evidenzia chiaramente la carenza in Europa di difese aeree in grado di proteggere i nostri cieli, persino in assenza di guerre e per proteggere eventi e summit: armi presenti in misura limitata prima della guerra in Ucraina e ora in numeri assolutamente critici.

Una situazione che sta già determinando effetti economici e strategici non certo imprevisti a Washington. Il sistema missilistico europeo più avanzato, l’italo-francese Samp/T, non potrà essere prodotto in tempi rapidi e nei numeri necessari a soddisfare le esigenze. Infatti la Germania è posta alla guida di una dozzina di nazioni del nord ed est Europa per costituire un sistema antiaereo e antimissile noto come Sky Shield basato su tre linee diverse di armi: i tedeschi Iris-T, gli americani Patriot e gli israeliani Arrow 3.

Al tempo stesso il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha espresso l’apprezzamento per l’iniziativa industriale promossa in gennaio dalla NATO e raccolta da Germania, Olanda, Romania e Spagna che porterà a produrre in Europa mille missili Patriot. Cioè produrremo su licenza missili americani invece di sviluppare la produzione di armi e tecnologie made in Europe. Alla faccia delle tante chiacchiere con cui ci “bombardano” da anni sulla necessità di sviluppare la difesa europea.