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L’eco dell’Oriente nella liturgia ambrosiana

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Gesti,  paramenti, formule e la stessa scansione dell’anno contraddistinguono la Santa Messa e il calendario nella diocesi di sant’Ambrogio. Una peculiarità rituale frutto di diverse correnti soprattutto di natura orientale.

Ecclesia 06_12_2025

Il rito è tutto. Forma che esprime contenuto. Nella vita di tutti i giorni assistiamo (e forse non ce ne accorgiamo) a riti che si perpetuano nei secoli. Ma per la Chiesa il rito è un qualcosa che va oltre alle forme perché non sono solamente queste aspetti esteriori, bensì rappresentano una sorta di esternazione di un “qualcosa” che lambisce il divino, l’Eterno: il Signore. Molto interessante la definizione che l’Enciclopedia Treccani fornisce del lemma “rito”:  «Il complesso di norme, prestabilite e vincolanti la validità degli atti, che regola lo svolgimento di un’azione sacrale, le cerimonie di un culto religioso. In particolare, nella liturgia cattolica, il modo e l’ordine secondo cui si compiono varie funzioni sacre: i sacramenti e i sacramentali, la messa, l’ufficio divino, le varie azioni liturgiche». Modo e ordine, sono proprio queste due parole chiave a essere fondamentali per il rito ambrosiano, un rito che si differenzia da quello romano in alcuni punti: dal calendario liturgico ad alcuni gesti durante la celebrazione, per arrivare anche a una differenzazione di letture specialmente durante i periodi liturgici come la Quaresima e l’Avvento.

Rito ambrosiano, già nel nome c’è un po’ tutto: Milano, che domani festeggia il suo santo patrono e vescovo, Ambrogio (Treviri, Germania, c. 340 - Milano, 4 aprile 397), dottore della Chiesa e figura chiave per la conversione di un altro grande santo, Agostino. Milano e la sua liturgia, appunto il rito ambrosiano, così antico eppure così affascinante: conquista il fedele e lo trascina, lo innalza assieme ai vari passaggi della sua del tutto particolare liturgia. La dicitura “rito ambrosiano” è presente, per la prima volta, nell’Ordo di Giovanni Arcicantore di San Pietro: siamo nel  680 circa. Successivamente il teologo e scrittore Walfrido Strabone lo menziona nelle sue opere attribuendo totalmente al vescovo Ambrogio la sua realizzazione. Oggi, la critica è un po’ scettica su tale totale attribuzione: possiamo dire che il rito ambrosiano sia stato il frutto di diverse correnti (soprattutto di natura orientale) che influenzarono non solo sant’Ambrogio ma anche i successori. Quando papa Gregorio I, alla fine del VI secolo, fece modificare e ordinare la liturgia estendendo a tutta la chiesa occidentale il rito romano, quello ambrosiano, troppo importante e seguito dai fedeli, sopravvisse a quelli che possono essere definiti “riti minori”. Poi, il Concilio di Trento che con maggior forza contribuì alla sua sopravvivenza. Una sopravvivenza che perdura nel tempo, fino ad oggi.

Fra il rito romano e quello ambrosiano vi sono alcune differenze. Parliamo soprattutto di elementi che vengono disposti in maniera diversa. Per questo motivo, ovviamente, il rito ambrosiano si avvale di un lezionario proprio, diverso ovviamente da quello del rito romano. Cerchiamo, allora, di comprendere queste differenze.
Partiamo dal centro di tutto, l’Eucaristia. Per il momento culmine della celebrazione della Santa Messa, nel rito ambrosiano, troviamo una maggiore solennità in questo apice della Messa: i canti e le preghiere di rito orientale echeggiano nel rito ambrosiano. Le differenze tra rito romano e rito ambrosiano, inoltre, sono profondamente riscontrabili nel calendario ambrosiano, con particolare riferimento al periodo della Quaresima. Ci sono poi differenze legate ai paramenti sacri e agli abiti talari, che differiscono nei due riti per colori e accessori. In merito, poi, alla liturgia stessa, dobbiamo sottolineare che molte preghiere sono diverse da quelle presenti nella liturgia romana. Un esempio, le formule dell’Agnus Dei e del Kyrie eleison: nel rito ambrosiano non viene recitato l’Agnus Dei, mentre l’invocazione Kyrie eleison è ripetuta tre volte, ma senza la formula Christe eleison. Ma oltre alle preghiere ci sono anche delle differenze nei gesti. Ad esempio, il gesto della pace viene scambiato dai fedeli prima dell’Offertorio, anziché prima della Comunione come avviene per il rito romano.

Fin qui ciò che riguarda la liturgia della Santa Messa. Ma uno dei caratteri principali del rito ambrosiano risiede nel suo calendario. Partiamo dal periodo liturgico che stiamo vivendo, l’Avvento. Come sappiamo, in quello romano, abbiamo quattro settimane di preparazione al Natale. In quello ambrosiano è diverso: sono ben sei e, quindi, l’Avvento ambrosiano comincia due settimane prima di quello romano. Le sei domeniche sono così suddivise: la prima, è la “Domenica della venuta del Signore”; la seconda è detta “dei Figli del Regno”; segue la terza, quella “delle profezie adempiute”; la quarta, ”dell’ingresso del Messia”; poi, la quinta, detta ”Domenica del precursore” ossia il Giovanni Battista e, infine, la sesta, la “Domenica dell’Incarnazione”.

Altro tempo “forte”, la Quaresima. Se nel rito romano il periodo di preparazione alla Santa Pasqua comincia con il tradizionale rito dell’imposizione delle Ceneri, per quello ambrosiano non è così. Il rito ambrosiano non contempla questo giorno, il “mercoledì delle Ceneri”, come inizio del tempo quaresimale: la Quaresima inizia dalla sesta domenica prima di Pasqua, o prima domenica di Quaresima. In questo giorno, tutto prende avvio con la lettura della pagina del Vangelo che ci presenta il digiuno di Gesù nel deserto e le tre tentazioni da parte del demonio: il Vangelo di Matteo, al quarto capitolo. Inoltre, il profondo e antico legame della Quaresima con il Battesimo  – era proprio in questo periodo, all’inizio del Cristianesimo, che i pagani si preparavano a ricevere il sacramento del Battesimo  – viene evidenziato nella Quaresima ambrosiana: non è certo un caso che nelle quattro domeniche centrali (che sarebbero dalla seconda alla quinta domenica) troviamo pagine del Vangelo che sviluppano il tema, appunto, del Battesimo. Come schema delle domeniche di questo tempo liturgico forte, abbiamo: I di Quaresima, le tentazioni di Cristo; la seconda detta della “Samaritana”;  la terza, detta “domenica di Abramo”;  di seguito, la quarta, quella “del cieco”; la quinta è chiamata “di Lazzaro” per poi avere, infine, la domenica delle Palme. Altra importante differenza: durante questo periodo sono presenti i “venerdì aliturgici” cioè privi della liturgia eucaristica. Un modo ancor più profondo per vivere il periodo penitenziale proprio del tempo quaresimale. Meriterebbe un capitolo a parte la questione dei colori liturgici: il rosa, ad esempio, non viene utilizzato nelle celebrazioni, ed è invece presente il color morello, ossia un misto tra il viola e il nero. Una particolarità che, ancora una volta, conferma l’influenza orientale sul rito ambrosiano: intorno al collo della dalmatica, il paramento liturgico proprio dei diaconi, oppure della pianeta o della casula (tutti paramenti ad uso dei presbiteri) viene messo il cappino, striscia di tessuto pregiato assai varipionta con colori che richiamano l’Oriente. Rito ambrosiano, un rito da scoprire e riscoprire sempre di più.


Domenica 14 dicembre 2025 alle 20:30 nella Perinsigne Basilica di Sant’Ambrogio (Piazza Sant’Ambrogio, 15) sarà celebrata la Santa Messa secondo la forma tradizionale del rito ambrosiano.



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