Le ragioni per cui vivere e lottare
Due film veramente edificanti per chiudere la stagione estiva. Sant’Agostino racconta in modo vivace le vicende della conversione del santo, filosofo, teologo, vescovo e dottore della Chiesa. Cinderella man, che ricorda le vicende del pugile James Braddock negli anni della Grande depressione, mosso da speranza e viva fede cristiana
L’ultima puntata de Il bello della scuola dedicata a film, in attesa della ripresa dell’attività scolastica, è riservata a due proposte che hanno in comune il fatto di narrare storie vere (realmente accadute) e di essere edificanti dal punto di vista del cammino di fede.
Se il film Sant’Agostino racconta in modo vivace le vicende della conversione del santo, filosofo, teologo, vescovo e dottore della Chiesa, celebrato il 28 agosto, anche Cinderella man, che ricorda le vicende appassionanti ed epiche del pugile James Braddock negli anni della Grande depressione, è attra versato da una grande speranza e dalla viva fede cristiana. Entrambe le pellicole sono ottime occasioni di cineforum familiare e scolastico.
Il santo d’Ippona, uno degli intellettuali più importanti del primo millennio, grande scrittore, retore, filosofo, teologo, che dovrebbe essere oggetto di studio in Filosofia (tra la terza e la quarta Liceo, anche se, spesso, il santo viene rimosso dai programmi), in Letteratura italiana (in terza, in quanto punto di riferimento e maestro di una delle tre corone fiorentine, ovvero Petrarca), in Letteratura latina (in quinta), potrebbe essere introdotto con il film diretto nel 2010 da Christian Duguay. Composto da due puntate della durata di cento minuti ciascuna, il film Sant’Agostino ha come attori principali Alessandro Preziosi e Franco Nero, interpreti del santo rispettivamente nella prima età adulta e nella vecchiaia. Continui flashback attraversano il film creando un’emozionante alternanza tra i momenti in cui Agostino cerca la verità ed altri in cui il grande intellettuale ha già incontrato il vero, il bello e il buono (Gesù Cristo).
A Milano avviene l’incontro di Agostino con Ambrogio che gli rivela: «No Agostino, non è l’uomo a trovare la verità, l’uomo deve lasciare che sia la verità a trovare lui. La verità è una persona, Gesù Cristo, il Figlio di Dio». Agostino commenterà più tardi: «Arrivai così dal vescovo Ambrogio […], perché da lui fossi consapevolmente guidato a Dio». Nell’incontro con Ambrogio Agostino si converte e si fa battezzare. «Ho sempre parlato troppo. Oggi per la prima volta invece ho ascoltato la sua voce (di Gesù)» dice Agostino ad Ambrogio rivolgendosi a lui come ad un padre. Dovrà ammettere poi: «Tardi t’amai o bellezza tanto antica e tanto nova. Mi chiamasti e il tuo grido perforò la mia sordità […]. Ora se mi manchi mi manca il respiro. Mi sfiorasti e arsi del desiderio della tua pace». Dio è la risposta al desiderio del cuore dell’uomo che brama l’assoluto. Monica può ora parlare liberamente al figlio convertito: «C’è sola una cosa per cui ho vissuto. Vederti battezzato prima di morire. Non c’è nulla di cui avere paura, figlio mio. La nostra vita è solo un guscio fragile, ma dentro di noi vive qualcosa che non è fragile e provvisorio. Stiamo già vivendo la vita eterna».
Convertito e divenuto vescovo, Agostino sposa due giovani (Flavio e Lucilla) che salperanno per salvarsi durante l’assedio d’Ippona da parte dei Vandali. Agostino, che rimarrà ad Ippona morendovi, lascerà loro questo testamento spirituale: Se tacete, tacete per amore. Se parlate, parlate per amore. Se correggete, correggete per amore. Se perdonate, perdonate per amore. Sia sempre in voi la radice dell’amore, perché solo da questa radice può scaturire l’amore. Amate, e fate ciò che volete.
Veniamo, ora, alla seconda proposta: Cinderella man. Diretto da Ron Howard nel 2005 e magnificamente interpretato da Russell Crowe (nel ruolo del pugile protagonista) e da Renée Zellweger (nella parte della moglie), il film si ispira alla storia vera del pugile James Braddock, che vive l’esperienza della perdita di tutti i propri averi durante la Grande depressione che colpisce gli Stati Uniti e il mondo intero dal 1929 in poi. Non presentiamo la trama in modo tale che la visione possa conservare quella forte emotività che caratterizza la pellicola. Offriamo solo alcuni spunti su cui riflettere.
In primo luogo, nella vita bisogna avere una ragione per cui lottare e rischiare. Si lotta per qualcosa e per qualcuno, per un ideale, più che contro qualcosa o qualcuno. L’unica lotta contro qualcosa è quella contro il male e il peccato (proprio o altrui). Questa contrapposizione tra la lotta in nome di qualcosa (per amore di qualcosa) e la lotta contro qualcuno è esemplificata nel film da due coppie: James Braddock che rischierebbe la vita per amore dei familiari/il suo amico Mike Wilson che muore durante gli scioperi contro il governo statunitense; James Braddock che combatte per sfamare la famiglia/ Max Baer che lotta per far male all’avversario (nella finzione del film).
In altre parole, l’amico Wilson, che trova la morte negli scioperi, reagisce con la violenza portando male e distruzione e, infine, trovando lui stesso la morte. Braddock, invece, afferma in una celebre scena del film: «Questa volta so per che cosa combatto» (per amore della moglie e dei figli, per portare a casa del pane). Baer, preso dalla propria forza e dal desiderio di vincere, è mosso dal desiderio di affermare se stesso e distruggere l’avversario.
In secondo luogo, Braddock è animato dal sentimento di gratitudine. Quando il pugile si reca dai manager per chiedere soldi, li incalza: «Se voi mi aiuterete, io ve ne sarò grato per sempre». Quando vince i primi incontri, infatti, restituisce i soldi che gli erano stati concessi come sussidio, consapevole che forse ora qualcun altro potrebbe essere in una condizione economica più difficile della sua. Quando gli viene chiesto perché abbia restituito i soldi, risponde: «Viviamo in un grande paese. Di recente ho un po’ di fortuna e ho pensato di restituirli». E ancora, quando ha la possibilità di combattere, dice: «Sono grato di questa opportunità. Ho tre figli e una moglie». Come cambia il nostro sguardo quando è tutto preso dallo stupore per quanto ci è stato donato!
In terzo luogo, l’amore è appartenenza. Braddock non vuole che la sua famiglia si divida, farà di tutto per tenere con sé tutti i figli nonostante la povertà e la mancanza di soldi. Quando la moglie si dimostra contraria alla sua salita sul ring, Braddock le si rivolge con queste parole: «Non posso vincere se tu non sei al mio fianco». Prima dell’ultimo combattimento, una volta che ha capito le ragioni per cui il marito combatte, la moglie gli ripete: «Non puoi vincere se non sono al tuo fianco. Ho capito il motivo per cui devi vincere, sei la speranza di tutti». Braddock rappresenta tutto un popolo, tutte quelle persone che vogliono riscattarsi e ripartire. Simboleggia la speranza, perché è un esempio che ha ridato vita a molti.
In quarto luogo, quando si vuole trasmettere un giudizio ad una persona, bisogna prima mostrarle che amore ed affezione. Al riguardo, bellissima è la scena in cui Braddock rimprovera il figlio per il furto del salame: prima cerca di fargli capire che gli vuole bene, in modo tale che il bambino accoglie davvero il giudizio e la critica e si mette in discussione. Infine, Cinderella man è un film edificante anche dal punto di vista religioso. Offriamo solo pochi spunti su cui lavorare: si noti la presenza del crocefisso in diverse scene del film; la fede della moglie rimane salda anche nelle difficoltà, quando Braddock fatica a pregare; quando la moglie si reca in chiesa a pregare per la finale in cui combatte il marito, trova lì riunite tante persone che sperano nella vittoria del pugile di origine irlandese.
Allora, buona visione!