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EUROSCETTICISMO

Le Pen, esagerato parlare di onda euroscettica

La portata della vittoria del Fronte Nazionale in Francia è stata ampiamente esagerata dai media. Si tratta di un successo, ma di portata ridotta e locale. Piuttosto si cerca di alimentare la paura di nuovi "nemici dell'Europa unita".

Politica 01_04_2014
Marine Le Pen

Il Fronte Nazionale di Marine Le Pen ha conquistato le prime pagine dei giornali anche dopo questo secondo turno delle elezioni municipali in Francia, tenutosi domenica 30 marzo. Si grida al “pericolo populista e anti-europeista”. Ma dove è tutto questo trionfo del Fronte Nazionale? La sua sfida è stata molto limitata, ha ottenuto buoni risultati nei limiti (molto ristretti) della minoranza di città in cui ha presentato le sue liste e anche all’interno di questa sfida limitata, ha perso alcune sfide strategiche.

In totale, le liste della Le Pen sono state presentate in 497 municipalità, in una tornata elettorale in cui si votava in 6455 comuni. Dunque una sfida territoriale assai ridotta. Di questo esiguo numero di comuni, il FN è riuscito a passare al secondo turno in nemmeno la metà: 229 ballottaggi. Alla fine, il partito di destra ha vinto in 18 comuni. Si tratta, sicuramente, del miglior risultato storicamente conseguito dal FN. Ma in termini assoluti, non si può sicuramente parlare di un partito che “stravince”. Prima di tutto per alcuni insuccessi strategici che ha incassato. Non ha vinto ad Avignone, dove sperava di conquistare il suo comune più importante. Ha perso a Perpignan, nel Sud, dove era candidato sindaco Louis Alliot, compagno della Le Pen, vicepresidente del partito e vero artefice della strategia di “sdoganamento” della destra francese. Ha perso anche a Forbach, in Mosella, dove era in corsa Florian Philippot, altro pezzo grosso del partito. Ma, oltre a queste battute d’arresto locali, sono i grandi numeri di queste elezioni che inducono a ridimensionare il successo della destra francese.

La vera notizia, infatti, è il trionfo del centro-destra gollista, l’Ump, a soli due anni dalla sconfitta di Nicolas Sarkozy. E’ l’Ump che ha “stravinto”, portando via ai Socialisti ben 155 grandi comuni (con oltre 9000 abitanti). E’ il centro-destra francese che ha preso il 45,9% dei voti, contro il 40,6% delle sinistre a guida socialista. E la vera notizia è anche l’astensionismo che ormai riguarda 37% dei francesi (rispetto al 35% delle ultime municipali di quei comuni che si erano tenute nel 2008) e che in altre tornate elettorali, soprattutto locali, era risultato addirittura superiore alla metà degli aventi diritto al voto. A fronte di questi grandi numeri, il 6,8% conquistato da FN appare come una ben piccola cosa. Se di successo si parla, semmai, questo è solo nei sondaggi. Alcuni rilevamenti, infatti, danno il FN primo partito in Francia. La verifica arriverà presto, fra meno di due mesi, alle prossime europee. Per ora la “stra-vittoria” della Le Pen è solo potenziale.

E’ esagerato parlare di “avanzata dei populisti anti-euro”? Oltre ai risultati in Francia di queste elezioni locali, si devono prendere in considerazione anche altre tornate elettorali municipali. In Olanda, il 20 marzo scorso, il Partito della Libertà di Geert Wilders, dichiaratamente anti-euro, ha vinto un sobborgo di Amsterdam ed è arrivato secondo (per un pugno di voti) all’Aia. Anche in questo caso, il successo del Partito della Libertà è ancora molto limitato, ma potenzialmente dirompente. Secondo i sondaggi, potrebbe essere il primo partito, se gli olandesi votassero oggi. In Gran Bretagna, il partito euroscettico, l’Ukip (Uk Independence Party) alle ultime elezioni locali ha conquistato il 23% dei consensi, contro il 25% dei Conservatori e il 27% dei Laburisti, piazzandosi terzo e stracciando i Liberaldemocratici. Messi tutti assieme, sono risultati spettacolari per la causa anti-europeista. Ma con almeno due grandi dubbi.

Primo: si tratta di elezioni locali. In elezioni su scala nazionale, per le europee così come per le parlamentari, si vota con logiche e sistemi elettorali differenti. Solo dopo le elezioni europee si potranno trarre conclusioni sensate. Secondo: è letteralmente impossibile che questi partiti anti-europeisti facciano fronte comune. Le loro matrici ideologiche e i loro programmi sono a dir poco incompatibili fra loro. Il FN fa leva sul nazionalismo francese, punta a conquistare un elettorato povero abbandonato da un partito comunista che non c’è più. Lo votano operai, minatori, disoccupati, sulla base di un programma economico sovrapponibile a quello di una formazione di estrema sinistra. Il Partito della Libertà, invece, è nato da una scissione a sinistra del Partito Liberale, un po’ come il Partito Radicale in Italia. E in effetti nel suo programma resta un’agenda economica liberista, il federalismo e tutta la batteria di nuovi diritti, matrimonio omosessuale incluso. Infine l’Ukip discende direttamente dal conservatorismo britannico di Margaret Thatcher, non è federalista, è liberista, è molto conservatore sui valori, a partire dalla difesa della famiglia naturale.

In Italia, chi sarebbero gli euroscettici? In teoria sono sia la Lega Nord che il Movimento 5 Stelle. Ma fra loro non si parlano. La Lega Nord, soprattutto quando alla guida c’è Matteo Salvini, vuole un’alleanza con la Le Pen. Chi ha un minimo di memoria, però, può ricordare bene come i manifesti leghisti rinnegassero la somiglianza del partito del carroccio con il lepenismo francese. Il lepenismo è centralista e nazionalista, sopprimerebbe volentieri i movimenti indipendentisti in Bretagna e Corsica. La Lega Nord, al contrario, si fonda sulla fine dello Stato unitario nazionale e sull’esaltazione degli indipendentismi. Il Movimento 5 Stelle, poi, non dialoga né con la Le Pen, né con la Lega, è molto centralista (vuole ri-nazionalizzare anche l’unico servizio regionale che abbiamo: la sanità) e il suo programma statalista è incompatibile con quello degli euroscettici britannici e olandesi.

Alla fine tutti questi partiti hanno solo una cosa in comune: dire no all’euro e no all’immigrazione (ma quest’ultima cosa non ditela a Grillo, che conta anche sui voti dei delusi dalla sinistra). Un po’ poco per parlare di avanzata di un fronte anti-europeo, un babau che esiste soprattutto nella narrazione dei media. Forse anche per creare un nuovo nemico comune da combattere, dopo che lo spauracchio del “fascismo” è ormai morto e sepolto. Il discorso di Giorgio Napolitano alla Fosse Ardeatine, dove l’enfasi era posta alla pace creata dall’Europa unita, è un classico esempio di questa nuova retorica. Ma senza risolvere i problemi nodali, come la mancanza di rappresentatività nelle istituzioni europee e soprattutto l’assenza di valori comuni, l’Ue rimarrà una costruzione fragile, la disaffezione nei confronti della sua leadership sarà destinata a crescere e non ci sarà alcun babau mediatico sufficiente a invertire questa tendenza al ribasso.