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LA SVOLTA/1

Le novità su Medjugorje: un punto di non ritorno

Non solo i media laici, ma anche quelli cattolici, prima pronti a «sparare» contro, ora che la ruota gira a favore della veridicità dell’evento fanno i prudenti. Ma il fatto che il Papa, a titolo personale poco convinto dell’evento, confermi come visitatore apostolico permanente Hoser, che si è sbilanciato mostrandosi più che aperto alle apparizioni, è un dato importantissimo.

Ecclesia 02_06_2018

La notizia che Papa Francesco, in data 31 maggio 2018, ha nominato mons. Henryk Hoser «visitatore apostolico permanente» presso la Parrocchia Santuario di Medjugorje è stata ripresa – doverosamente – dai media di tutto il mondo. Solamente che – almeno così mi sarei aspettato – quest’informazione si meritava un’enfasi maggiore, perché – a mio giudizio – questo atto definisce un punto di non ritorno a tutto favore del riconoscimento delle «discusse» apparizioni di Erzegovina, iniziate nel lontano giugno 1981 e ancora – per chi ci crede – felicemente e provvidenzialmente in corso.

Purtroppo non solo i media laici (che esprimendo una visione atea della vita si posizionano coerentemente contro i fatti del soprannaturale), ma anche quelli cattolici, in nome della prudenza (che non è una virtù qualora, pur in buona fede, rischi di manipolare, se non addirittura soffocare l’iniziativa di Dio) mentre si sono dimostrati pronti a «sparare» contro Medjugorje quando ne hanno avuto occasione, ora che la ruota gira a favore della veridicità dell’evento si sono mostrati oltremodo tiepidi riassestandosi su posizioni estremamente attendiste.

Personalmente resto propenso a credere che sia possibile che la Madonna appaia anche nel XXI secolo e che se lo fa è perché abbia qualcosa da dirci a nome suo e della Santissima Trinità. Mi ascrivo pertanto, come uomo e come giornalista, far quanti considerano anche i fatti del soprannaturale non solo reali, ma assolutamente più necessari delle cronache di questo mondo, perché mentre la terra è destinata a finire, la nostra vita, per elezione divina, è destinata all’eternità, che già esiste, c’è, ci precede e ci supera, come proprio questi fatti ci ricordano.

Volendo entrare nel merito mi è, pertanto spiaciuto leggere sui giornali che il Papa ha commissariato Medjugorje o veder definite come «presunte» le conclusioni a cui è pervenuta la Commissione d’inchiesta vaticana presieduta dal cardinale Camillo Ruini. Restando a quest’ultimo punto, tali conclusioni non sono affatto presunte, perché se è vero che non sono state rese pubbliche è altrettanto vero che sia alcuni membri della stessa Commissione – come il noto mariologo padre Salvatore Perrella – sia lo stesso mons. Hoser, in qualità di delegato del Santo Padre a Medjugorje nel corso dello scorso anno –, e perfino lo stesso Francesco, di ritorno dalle celebrazioni per il centenario di Fatima – 13 maggio 2017 – hanno dichiarato pubblicamente che in esse si avvalla la verità delle apparizioni nei primi giorni.

Ora, perché adombrare di nuovo queste conclusioni a cui dopo tanto tempo e dopo tanta fatica è pervenuta la Santa Sede? L’abbé René Laurentin, il grande mariologo esperto di Lourdes e sostenitore della verità di Medjugorje, rilevava come nell’analisi dei fatti soprannaturali la Chiesa sia oggi influenzata dal positivismo empirista e dal razionalismo post-illuminista, per cui si dà più importanza alle valutazioni scientifiche, anche con l’apporto di specialisti magari dichiaratamente atei, che al discernimento mistico e pastorale; ragione per cui, mentre un tempo un miracolo o un’apparizione venivano riconosciuti magari nel giro di qualche mese, oggi passano anni senza venire a un dunque, con il rischio di perdere la grazia concreta che Dio aveva pensato per quel dato luogo – che può essere anche il mondo intero – in quel dato tempo. È per questo che, se dopo anni di studi (la Commissione Ruini fu voluta da papa Benedetto XVI nel 2010), un organo vaticano arriva a dichiarare che la Madonna, almeno nei primi giorni, è certamente apparsa, andrebbe preso sul serio senza troppi distinguo.

Sottolineo, in questo ragionamento, che Francesco, a differenza di Giovanni Paolo II (dei cui pronunciamenti a titolo personale totalmente pro Medjugorje sono infarcite anche le deposizioni rese da cardinali e vescovi per la sua Causa di Canonizzazione) non è molto favorevole alle apparizioni di Erzegovina (per la loro durata, quotidianità e il numero dei messaggi che riconducono ai suoi occhi la Regina della Pace a uno strano caso di Madonna postina…); mentre mons. Hoser, dopo aver passato diversi mesi in loco lo scorso anno, ha lasciato il suo incarico auspicando e quasi assicurando che entro la fine del 2017 le apparizioni dei primi giorni sarebbero state riconosciute come suggerito dalla Commissione Ruini. Ora che il Papa, a titolo personale poco convinto sull’evento, confermi come visitatore apostolico permanente proprio il Vescovo che, indagando a suo nome sul posto, alla fine si è sbilanciato mostrandosi palesemente più che aperto al dono della presenza di Maria in terra balcanica, è un dato di cui tenere estremamente conto.

(1-continua)