Le chiese europee sono la nuova missione
Durante l'omelia per la messa in suffragio di Don Giussani, in Duomo a Milano, il Cardinal Angelo Scola parla di testimonianza cristiana e delle chiese eurepee, nuovo terreno di missione.
L’Europa sta vivendo un momento di trasformazioni e sono all’ordine del giorno le battaglie per i principi non negoziabili, dal valore della vita dal suo concepimento fino alla morte naturale, alla famiglia formata dal matrimonio tra uomo e donna.
Il terreno di missione, un tempo identificato con paesi esotici e lontani, si sta spostando proprio qui, nel vecchio continente, come ha ricordato l’arcivescovo di Milano, il Cardinal Angelo Scola, in Duomo il 12 febbraio, durante la messa in occasione del XXXI anniversario del riconoscimento pontificio della fraternità di Comunione e Liberazione e dell’VIII anniversario della morte di monsignor Luigi Giussani.
Durante l’omelia interroga così l'assemblea: “Chiediamoci: nella rapida trasformazione oggi in atto, quali sono gli ambienti dell’umana esistenza in cui portare Cristo?” La sua risposta è una preziosa indicazione per ogni cristiano, che ogni giorno, andando al lavoro, a scuola o semplicemente facendo ciò che deve fare, si immerge nella realtà, portando con sé la propria identità. Spiega l’arcivescovo di Milano: “Io credo che quelli delle stanche Chiese di Europa e dei provati Paesi in cui esse vivono siano ambienti decisivi degli uomini del terzo millennio. Mi permetto di dire che in essi i cristiani, assecondando il disegno di Dio, sono chiamati a testimoniare la logica dell’incarnazione. Dentro le situazioni vocazionali quotidiane, quali la scuola, il lavoro, i quartieri, la società, l’economia, la politica, ma con largo respiro, documentate quindi la bellezza della fede. Alla crisi della fede europea, che secondo Benedetto XVI può condurre al «tedio dell’essere», testimoniate, rischiando di persona, che il cristianesimo è l’ “umanesimo veramente umano”. Questo compito già vi vede all’opera. Lo Spirito non mancherà, se necessario di suggerirvi nuovi passi”.
Già nella lettera pastorale “Alla scoperta del Dio vicino”, il cardinal Scola ha sottolineato che la fede della Chiesa è per il bene della società plurale: “I cristiani sono presenti nella storia come l’anima del mondo, sentono la responsabilità di proporre la vita buona del Vangelo in tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Non pretendono una egemonia e non possono sottrarsi al dovere della testimonianza”.
Anche questo passaggio è prezioso per capire l’impegno cristiano nel mondo. Talvolta la difesa dei principi non negoziabili viene percepita come una limitazione delle libertà altrui. Mentre i cristiani cercano di portare Cristo alla persone incontrandole, indicando qual è “la via, la verità e la vita”, all’interno di un rapporto umano ricco di testimonianza e di rispetto della libertà dell’altro, rispetto da non confondere con un assenso al relativismo, ma come una premessa per un autentico incontro.
Il cardinal Scola ha chiarito ancora di più il significato della testimonianza legandola al concetto di martirio. “Il martire, il testimone è colui che, esponendosi per primo, rende possibile l'incontro tra la libertà di Dio e la libertà degli uomini. Sempre l'incontro con Gesù Risorto avviene nell'incontro, da esperienza a esperienza, con il testimone. La testimonianza non è solo buon esempio, questo è in un certo senso ovvio, ma è conoscenza della realtà e perciò è comunicazione della verità”.
A proposito di fede e di testimonianza di essa, non poteva mancare durante l'omelia dell'arcivescovo di Milano, un pensiero per papa Benedetto XVI: “L'umile gesto sorprendente compiuto ieri da Benedetto XVI non dilata forse il nostro modo di conoscere cosa sia una vita piena che sa stare di fronte a Gesù destino dell'uomo? E questa posizione di verità non viene così comunicata a tutta la famiglia umana?”