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GUERRA E PACE

L'Asia alla corsa degli armamenti. Usa e Ue continuano i tagli

La Cina e la Russia guidano la corsa globale al riarmo, con un aumento notevole della loro spesa militare. Anche l'Arabia Saudita vuole la sua macchina da guerra. Mentre Usa ed Europa continuano il disarmo.

Esteri 08_02_2014
Parata militare cinese

In appena 48 ore due autorevoli rapporti redatti dal britannico IHS Jane's e statunitense International Institute for Strategic Studies (IISS) hanno messo in luce la tendenza nelle spese militari, in aumento moderato su scala globale ma in forte crescita in Asia e Pacifico. Basti pensare che Pechino spenderà quest’anno per la Difesa più di Germania, Francia e Gran Bretagna messi insieme. IHS Jane's (editore dell’autorevole Jane’s defence weekly) stima una spesa militare cinese di 148 miliardi di dollari nel 2014, in aumento rispetto ai 139,2 miliardi dello scorso anno, e valuta per l’anno prossimo un incrementi fino a 159 miliardi di dollari. La Cina è seconda solo agli Usa per le spese militari ma secondo le valutazioni del Pentagono nasconde sotto i capitoli di spesa di altri ministeri molti miliardi destinati in realtà all’apparato militare. Valutazioni che stimano che nel 2013 i fondi per la Difesa abbiano in realtà raggiunto il 160 miliardi di dollari.

Quanto al “valore militare” dell’investimento cinese nelle forze armate va rilevato che se la tecnologia militare “made in China” non ha ancora raggiunto i livelli occidentali è altrettanto vero che è di certo più a buon mercato e consente di produrre mezzi e addestrare personale a costi ben più bassi di quelli sostenuti dai Paesi della Nato. Per questo il valore reale della spesa militare cinese è da ritenersi ben più alto di quanto dimostrino le cifre. Il Jane’s sottolinea inoltre il balzo in avanti anche delle spesa militare russa, terza in assoluto con 68 miliardi di dollari nel 2013 che saliranno a 96 miliardi nel 2016 con un incremento del 44%.

Mosca e Pechino guidano quindi una massiccia corsa al riarmo che contribuisce a alla tendenza che vede per i prossimi anni una ripresa globale della spesa militare che invece da cinque anni registrava un costante ribasso. Tra i paradossi più evidenti emerge il dato dell’Arabia Saudita, diventato il quarto Paese al mondo per spese nel settore della difesa scalzando la Gran Bretagna, ex potenza coloniale nella Penisola Arabica. Lo registra il rapporto dell'International Institute for Strategic Studies basandosi sui dati del 2013 che vedono al primo posto gli Stati Uniti con 600 miliardi di dollari (il 38% del totale mondiale), davanti a Cina, Russia e appunto Arabia Saudita che con 60 miliardi di spese militari contro i 57 del Regno Unito.

Dal 2011 Riyadh (come il Sultanato dell’Oman) ha incrementato di un terzo il suo bilancio della Difesa e solo nell'ultimo anno ha aumentato la spesa dell'8,6 per cento. Cifre necessarie ad acquistare armi ed equipaggiamenti dai tradizionali fornitori statunitensi, francesi e britannici ma anche ad aprire all’acquisto di armi (carri armati e cacciabombardieri) dal Pakistan, Paese legato a doppio filo a Riyadh che finanziò il suo programma nucleare.

Secondo il Jane’s il continente Asia-Pacifico ha speso l’anno scorso quasi un quarto del 1.538 miliardi di dollari investiti globalmente in bilanci militari, cifra complessiva che salirà quest’anno a 1.547 miliardi (+0,6%) dopo cinque anni di calo costante. Il think-tank britannico valuta che nei prossimi cinque anni la percentuale asiatica della spesa militare globale salirà al 28%. Del resto basta considerare che tra i primi 10 Paesi per spese militari figurano Cina, Giappone, India e Corea del Sud. In calo le spese in Occidente.

Washington quest’anno spenderà 582 miliardi che rappresentano si il 37% della spesa mondiale ma inducano anche una contrazione non solo in termini finanziari ma anche percentuali rispetto al 2010 quando il bilancio del Pentagono e degli altri dipartimenti statunitensi legati al mondo militare costituivano il 42% della spesa militare globale.

I fondi del Pentagono si ridurranno anche nel prossimo biennio, almeno quelli che finanzino le operazioni all’estero in calo repentino con il ritiro dall’Afghanistan. Gli effetti del disimpegno bellico di Washington già si vedono con ripercussioni sul fatturato delle grandi aziende del settore aerospazio e difesa che, nonostante i successi di export sostenuti direttamente da Casa Bianca e Pentagono, hanno chiuso il 2013 con cali del 9% per la missilistica Raytheon, del 5% per Northrop Grumman, del 4% per Lockheed Martin e dell’1% Boeing Defense. 

Spese militari in crescita anche in Africa grazie agli investimenti di Algeria, Nigeria, Egitto, Sud Africa e Angola mentre l’Europa, pur lamentando tagli costanti e spesso dolorosi in quasi tutti i Paesi continua a restare tra i 10 big con Gran Bretagna (5° posto), Francia (6°) e Germania (8°) mentre l’Italia si piazza secondo l’IISS al tredicesimo posto (davanti a Israele) con una spesa di 25,2 miliardi di dollari che però non tiene conto che di questi solo 19,4 miliardi (14,3 di euro) sono assegnati alla spesa per la Difesa vera e propria mentre gli altri includono i fondi per l’arma dei Carabinieri che opera come forza di polizia.