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il terrorismo mediatico

L'appello del pentito no vax: solito canovaccio dei media

L’informazione mainstream continua sulla linea del terrorismo mediatico alimentando un clima da caccia alle streghe. Abbondano le dichiarazioni di pentimento di no vax che, rigorosamente immortalati con il respiratore artificiale, invitano tutti a non fare l’errore che hanno fatto loro, cioè quello di pensare di poter sopravvivere al covid senza vaccinarsi. E' il solito copione usato anche durante il primo lockdown. Messaggi figli di una precisa strategia di drammatizzazione del dolore e della paura, che nulla hanno a che fare con il corretto esercizio del diritto di cronaca.

Attualità 06_08_2021

L’informazione, ancor più quella medico-sanitaria, dovrebbe ispirarsi a equilibrio, rispetto del contraddittorio, ancoraggio a solide evidenze scientifiche, senza alimentare sottovalutazioni ma neppure allarmismi esagerati. Lo ha peraltro ribadito, nel novembre 2020, l’Ordine nazionale dei giornalisti con un aggiornamento degli articoli del Testo Unico dei doveri del giornalista riferiti proprio alle notizie riguardanti la salute.

Ma questi principi non vengono rispettati dall’informazione mainstream, che continua sulla linea del terrorismo mediatico e seguita ad alimentare un clima da caccia alle streghe assai pericoloso per la tenuta sociale, oltre che per l’economia e per la salute mentale degli italiani.

Sono ormai chiaramente visibili, nella narrazione riguardante il Covid e i vaccini, e oggi anche i green pass e i divieti in arrivo, alcune armi di distrazione di massa, che consentono ai media di far dimenticare ai cittadini le innumerevoli contraddizioni che da oltre un anno dominano il cosiddetto Festival della virologia a reti unificate.

Virologi, immunologi, scienziati di varie branche della medicina spingono alla vaccinazione di massa ma sono gli stessi che l’estate scorsa escludevano seconde ondate e gridavano all’isteria collettiva perché sostenevano che il virus se ne sarebbe andato da solo e non sarebbe più tornato. Inutile fare nomi, basta digitare su Google quelli dei virologi più presenzialisti in tv e abituati a spararla grossa, sempre nella direzione del sensazionalismo, pur di attirare l’attenzione collettiva.

Ormai da settimane l’impostazione delle prime pagine dei principali quotidiani e, soprattutto, la struttura dei telegiornali delle reti pubbliche e private è sempre quella: stordimento collettivo per le vittorie sportive degli azzurri, prima agli europei di calcio ora alle olimpiadi di Tokyo. Poi il bollettino di guerra della variante Delta con conseguenti testimonianze di persone pentite di non essersi vaccinate e pronte a lanciare accorati appelli affinché gli scettici cambino idea e si facciano inoculare il siero.

I successi sportivi servono come captatio benevolentiae per addolcire la pillola di nuove restrizioni in arrivo, in larga parte contraddittorie e incomprensibili, oltre che scarsamente incisive sul quadro epidemiologico, come confermano anche i numeri degli ultimi giorni, decisamente peggiori di quelli di un anno fa, quando non c’era, è vero, la variante delta, ma non c’erano neppure i vaccini.

Eppure, abbondano sui media le dichiarazioni di pentimento di no vax che, rigorosamente immortalati con il respiratore artificiale, invitano tutti a non fare l’errore che hanno fatto loro, cioè quello di pensare di poter sopravvivere al covid senza vaccinarsi.

Non c’è nulla di nuovo. Durante il primo lockdown i media pubblicavano video di negazionisti, che avevano banalizzato la pericolosità del virus e poi erano finiti in terapia intensiva. Messaggi figli di una precisa strategia di drammatizzazione del dolore e della paura, che nulla hanno a che fare con il corretto esercizio del diritto di cronaca.

Nelle ultime ore è stato ovviamente enfatizzato il caso della prima contagiata bolognese, rimasta positiva per quasi tre mesi. Si tratta di una giovane modella di origine rumena risultata nuovamente positiva al coronavirus. Che cosa ha detto ai giornali? Che si sente in colpa e che è stata ingenua a non vaccinarsi in queste settimane.

Forse non ha letto il post di Guido Crosetto, che segnala una evidenza scientifica: i vaccinati si contagiano esattamente come i non vaccinati e trasmettono il virus esattamente quanto i non vaccinati, come hanno dichiarato all’unanimità gli scienziati. Questo non vuol dire affatto boicottare i vaccini, ma semplicemente raccontare la realtà nella sua trasparenza e portare avanti una strategia diversificata e integrata di contrasto al virus: osservanza delle misure di contenimento e distanziamento laddove necessario, quindi soprattutto al chiuso; potenziamento dei mezzi di trasporto pubblico locale per evitare assembramenti; incentivazione delle cure domiciliari e delle terapie anti-Covid come il cortisone e gli altri farmaci.

«Ho fatto due dosi Pfizer. Seconda l’11 aprile. Dopo mesi, con anticorpi, ho preso la variante Delta. Sono stato malissimo. Poiché diabetico e cardiopatico, mi hanno fatto monoclonali. Sono guarito», è il tweet di Crosetto, 57 anni, ex deputato e viceministro, fondatore e coordinatore di Fratelli d’Italia, che aggiunge: «Non posso farmi domande, altrimenti mi danno del no vax». E come lui sono tanti gli italiani che credevano di aver risolto il problema con la doppia dose ma poi hanno amaramente dovuto prendere atto che non era così. È di una settimana fa anche la notizia di un focolaio pandemico a Reggio Calabria, scoppiato durante un matrimonio, al quale, come si sa, è possibile partecipare solo con green pass.

Ci sono milioni di italiani che hanno sperato per oltre un anno di ricevere cure a domicilio di fronte ai primi sintomi di Covid e sono rimasti delusi perché non esistevano, e non esistono tuttora, protocolli ufficiali per la somministrazione di farmaci contro quel virus. Ci sono milioni di italiani che hanno sperato di poter vedere implementati gli anticorpi monoclonali e le cure al plasma, queste ultime portate avanti con tenacia e coraggio dal professor De Donno, sulla cui morte la Procura di Mantova sta indagando per induzione al suicidio.

Da Padova hanno peraltro fatto sapere che le cure al plasma sono state abbandonate e che non si raccolgono da tempo le sacche di plasma che in realtà hanno dimostrato, sia pure in dimensioni contenute, stante la loro scarsa disponibilità, di curare in modo risolutivo il Covid. Le terapie monoclonali sono invece prodotte in laboratorio e bloccano i recettori del virus.

Il virus continua a correre, è vero, per fortuna con un impatto decisamente contenuto sulle ospedalizzazioni e i decessi. Ma il virus della disinformazione e della manipolazione sta decisamente peggiorando le cose e rendendo ancora più incerta e nebulosa l’uscita dalla pandemia.