L'abbraccio del Libano conclude il primo viaggio di Leone XIV
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L'omelia a Beirut sulla «bellezza rara con la quale il Signore ha impreziosito la vostra terra» e un vibrante appello per la pace ai «cristiani del Levante»: con queste parole Prevost si congeda dal Paese dei cedri. Un bilancio positivo anche in chiave ecumenica.
- L'unità tra i libanesi è il primo passo per costruire la pace, di Elisa Gestri
L'abbraccio del Libano conclude il primo viaggio apostolico del nuovo pontificato. La giornata è iniziata con la visita all'ospedale de la Croix, fondato dal beato Yacoub el-Haddad, dove Leone XIV è stato accolto da un gruppo di bambini vestiti con abiti da Papa, cardinali e guardie svizzere. Questa struttura è una delle più grandi del Medio Oriente a prendersi cura di disabili mentali ed è gestita dalle suore francescane della Croce del Libano. La superiora generale, madre Marie Makhlouf, ha dato il benvenuto all'illustre ospite nell'ospedale che, ha detto, «non sceglie i suoi pazienti ma accoglie con amore coloro che nessun altro ha scelto». Oltre ai pazienti, Leone XIV ha salutato il personale sanitario lodato per una presenza che è «un segno tangibile dell’amore compassionevole di Cristo». Da questo luogo pensato dal suo fondatore per i più vulnerabili della società, il Papa ha rivolto un appello all'intera umanità. «Quanto si vive in questo luogo - ha detto Prevost è un monito per tutti, per la vostra terra ma anche per l'intera umanità» perché «non possiamo dimenticarci dei più fragili, non possiamo immaginare una società che corre a tutta velocità aggrappandosi ai falsi miti del benessere, ignorando tante situazioni di povertà e di fragilità».
Lasciato Jal Ed Dib per il porto di Beirut, il Papa ha pregato in silenzio sul luogo dell'esplosione del 2020 che provocò più di 200 morti e oltre 7000 feriti. Uno dei momenti più emozionanti è stato il saluto con i familiari delle vittime e con i sopravvissuti. L'ultimo appuntamento in Libano è stata la Messa sul lungomare della capitale di fronte a 150mila fedeli salutati dal Pontefice nel suo giro in papamobile. Rivolgendosi al popolo libanese, Leone XIV ha parlato della «bellezza rara con la quale il Signore ha impreziosito la vostra terra» dove però «al contempo, siete spettatori e vittime di come il male, in molteplici forme, possa offuscare questa magnificenza». L'omelia ha evidenziato le difficoltà in cui versa attualmente il Libano, tra instabilità politica e crisi economica. «In uno scenario di questo tipo - ha osservato Prevost - la gratitudine cede facilmente il posto al disincanto, il canto della lode non trova spazio nella desolazione del cuore, la sorgente della speranza viene disseccata dall’incertezza e dal disorientamento». Il suo è stato un appello a non lasciarsi sopraffare da queste sofferenze. «La Parola del Signore però - ha detto il Papa - ci invita a trovare le piccole luci splendenti nel cuore della notte, sia per aprirci alla gratitudine che per spronarci all’impegno comune a favore di questa terra».
Incentrate sulla pace, invece, sono state le sue parole finali, al termine della Messa. Rivolgendosi ai «cristiani del Levante», Leone ha detto che «quando i risultati dei vostri sforzi di pace tardano ad arrivare» bisogna «alzare lo sguardo al Signore che viene». Secondo il Papa, il «Medio Oriente ha bisogno di atteggiamenti nuovi, per rifiutare la logica della vendetta e della violenza, per superare le divisioni politiche, sociali e religiose, per aprire capitoli nuovi all’insegna della riconciliazione e della pace». Il suo è stato un invito a cambiare strada, imboccando quella della pace e abbandonando la «via dell’ostilità reciproca e della distruzione nell’orrore della guerra».
Sul volo di ritorno per Roma il Papa ha risposto alle domande dei giornalisti. Ha parlato del conclave e ha rivelato che al momento dell'elezione prese un profondo respiro e disse tra sé e sé: «ecco qui, Signore, sei Tu al comando e Tu guidi il cammino». Sul prossimo viaggio ha detto di voler andare in Africa, probabilmente in Algeria sui luoghi di Sant'Agostino. Sui conflitti in Medio Oriente ha detto di voler tenere per sé i contenuti della mediazione portata avanti dalla Santa Sede ma su una domanda relativa al messaggio inviatogli dal gruppo libanese Hezbollah ha detto che «da parte della Chiesa la proposta è che lascino le armi e che cerchiamo il dialogo». Per la guerra in Ucraina il Papa ha sostenuto che «il ruolo dell’Italia potrebbe essere molto importante». Parole importanti quelle sul Cammino sinodale tedesco. «Temo - ha detto il Papa - che molti cattolici in Germania credano che certi aspetti del cammino sinodale celebrati finora in Germania non rappresentino le loro speranze per la Chiesa o il loro modo di vivere la Chiesa». Per Prevost «è necessario ulteriore dialogo e ascolto all’interno della Germania stessa, affinché nessuna voce sia esclusa, affinché la voce di quelli che sono più potenti non metta a tacere la voce di quelli che potrebbero essere anche molto numerosi, ma che non hanno un posto in cui parlare ed essere ascoltati. In modo da far sì che le loro stesse voci e espressioni di partecipazione nella Chiesa vengano ascoltate».
Il primo viaggio apostolico di Leone XIV si chiude con un bilancio positivo, soprattutto sul piano ecumenico dove il nuovo Papa sembra riservare un canale privilegiato alle Chiese ortodosse così come fece il suo predecessore Benedetto XVI. Visitando un Paese a maggioranza islamica come la Turchia, il Pontefice americano ha dimostrato di poter interpretare il richiamo al dialogo interreligioso senza necessità di gesti teatrali o ruffiani. In quest'ottica va interpretata la sua (coraggiosa) decisione di non accogliere l'invito del muezzin Asgin Tunca a fermarsi a pregare nei pressi del miḥrāb preferendo limitarsi a visitare con rispetto il luogo di culto. Nota dolente del viaggio, purtroppo, le scene viste sull'aereo papale per il solito protagonismo di diversi giornalisti tra regali di dubbio gusto e piaggerie esagerate. Non sarebbe male vedere in queste occasioni più sobrietà e meno folclore anche a garanzia della necessaria terzietà con cui si dovrebbero raccontare il Papa e il Vaticano.

