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La relazione del cardinale

La Verità salva. Müller ricorda la via alla Chiesa

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A un convegno a Zagabria, il cardinale Müller ha ricordato l’intimo legame tra la fede in Cristo, che è la Verità, e l’osservanza dei comandamenti. E, citando san John Henry Newman, ha messo il dito nella piaga dell’odierno liberalismo religioso in seno alla stessa Chiesa cattolica.

Ecclesia 02_12_2023

Sabato 18 novembre si è tenuto a Zagabria il convegno internazionale “Rimanete forti nella fede” organizzato dall’Associazione Apologetica Beato Ivan Merz di Zara.

Tra gli oratori il cardinale Gerhard Ludwig Müller. Nella sua relazione, il prefetto emerito del Dicastero per la Dottrina della fede non ha fatto alcuna polemica intra-ecclesiale. Tuttavia, dalle sue parole è apparso evidente come in questi ultimi anni i vertici della Chiesa abbiano in gran parte abbracciato il mondo, affermando tesi tipiche di filosofi e intellettuali anticristiani dall’illuminismo fino a oggi.

Nella vita del cristiano, ha affermato Müller, la verità non rappresenta un aspetto secondario, bensì è il suo elemento fondamentale, in quanto essa è venuta ad abitare in mezzo a noi in Gesù di Nazareth, che è Via, Verità e Vita. Il cardinale tedesco non ha dubbi: «La Chiesa cattolica crede che Dio ha rivelato in Cristo la via della salvezza che vale per tutti gli uomini, e che l’unica e vera religione è realizzata nella Chiesa cattolica».

Già i pensatori illuministi e scettici del XVIII secolo, fino a giungere ai filosofi contemporanei del cosiddetto “pensiero debole”, ritengono invece che le verità assolute siano una fonte di conflitti e violenza. Solamente un cristianesimo pratico, privo di rivelazione soprannaturale, garantirebbe una convivenza pacifica e tollerante di persone di opinioni diverse. Per questi pensatori, i dogmi sarebbero serviti al clero per far valere rivendicazioni di potere; Gesù, invece, avrebbe voluto un cristianesimo privo di dogmi, e proprio questo sarebbe necessario anche oggi come motore per un vero umanesimo senza metafisica, privo di norme morali, che ostacolerebbero la vita. Anche il monoteismo sarebbe uno strumento di oppressione, al contrario del politeismo che con la sua molteplicità di divinità assicurerebbe una maggiore libertà.

In realtà la storia, afferma il cardinale Müller, dimostra l’esatto contrario – basti pensare al periodo di dominazione pagana e di oppressione dei fedeli israeliti descritto nei Libri dei Maccabei, e soprattutto alla persecuzione dei cristiani ai tempi dell’Impero romano. Secondo il porporato tedesco, dietro questa pretesa di libertà dai dogmi e dalla Rivelazione cristiana si nasconde un preciso disegno anticristiano: «Già l’insinuazione che la propensione alla violenza sia una conseguenza della Verità dell’esistenza di un unico Dio rappresenta un’espressione della violenza mentale che nei Paesi occidentali porta all’aggressione verbale nei confronti dei cristiani convinti». La verità «può essere condannata come generatrice di violenza», mentre «il relativismo viene affermato apoditticamente come l'unico giusto rapporto con la verità che non può essere riconosciuta». In realtà, spiega il cardinale, «la verità mira a essere compresa e può quindi essere accettata liberamente dalla ragione solo attraverso la persuasione».

La missione universale di evangelizzare messa in atto dagli apostoli, prosegue il cardinal Müller, non ha nulla a che fare con un espansionismo incentrato sulla propria cultura e religione e allo scopo di attuare un dominio sul mondo, bensì avviene nel segno della volontà salvifica di Dio, anche se, purtroppo, in determinate circostanze storiche anche l’autorità ecclesiale ufficiale ha esercitato la coercizione in materia di fede.

Il cardinal Müller ammonisce che la Chiesa cattolica «ha ricevuto da Cristo stesso il mandato di diffondere la fede universalmente. (…) Da ciò deriva il dovere morale che tutti gli uomini cerchino questa verità nella Chiesa cattolica e in piena libertà accettino e custodiscano la verità riconosciuta». Tuttavia, «ogni forma di coercizione della coscienza è contraria non solo alla dignità della persona libera, ma anche alla verità da testimoniare». L’amore per il prossimo e la verità, infatti, non sono in contraddizione, in quanto esse si trovano unite nella persona di Gesù Cristo, il quale non solo proclama la verità, ma è la Verità.

Giungendo al nucleo del “pensiero debole” ecclesiale di questi ultimi anni, il porporato tedesco afferma che il suggerimento alla Chiesa di tralasciare la verità «contiene una tentazione diabolica, la quale suggerisce un successo apparente: se volete arrivare tra gli uomini ed essere amati da tutti, lasciate da parte la verità, come Pilato, e risparmiatevi la Croce!». Secondo questo pensiero debole, la Chiesa non avrebbe un futuro in questo mondo se non seguendo la via della saggezza e del potere mondani.

Al contrario, ribadisce Müller, noi crediamo in Gesù e lo seguiamo poiché Egli è la Verità, ed Egli rimane così il fondamento e il criterio di tutte le verità. Chi è di Dio e rimane in Cristo conoscerà la verità, e la verità lo renderà libero (cfr. Gv 8,32). Il cardinale afferma che la novità del cristianesimo è che la verità e la morale si condizionano reciprocamente, non deve esserci alcuna contraddizione tra la professione della fede e la vita secondo i comandamenti di Dio, che devono andare di pari passo. Anche il contenuto della fede è salvifico: gli articoli di fede, infatti, non riflettono le nostre proiezioni teoriche e i nostri postulati morali, bensì sono il riconoscimento di Dio stesso nelle Sue parole e azioni, attraverso le quali Egli manifesta Sé stesso come Verità e Vita.

Citando san John Henry Newman, il card. Müller mette a nudo lo scontro esistente nella Chiesa cattolica di oggi. Nel suo Discorso del biglietto, Newman afferma che nell’esposizione della fede cristiana rivelata esiste un “principio dogmatico” e un “principio liberale”: il “principio dogmatico” si fonda sul fatto, sulla verità della Rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Il liberalismo nella religione, invece, «è quella dottrina secondo la quale nella religione non vi è alcuna verità positiva, ogni professione di fede vale l’altra... una tale dottrina è inconciliabile con un qualsiasi riconoscimento di una religione come vera». Secondo il liberalismo religioso, la religione rivelata «non è una verità, bensì dipende dai gusti di ciascuno».

Il porporato tedesco cita un altro passo di Newman, tratto dall‘opera Apologia pro vita sua: «Vi è una verità; vi è una sola verità; l’errore religioso è per sua natura immorale; i seguaci dell’errore, a meno che non ne siano consapevoli, sono colpevoli di esserne i sostenitori; si deve temere l’errore… il nostro spirito è sottomesso alla verità, non le è quindi superiore ed è tenuto non tanto a dissertare su di essa, ma a venerarla».

Il “principio dogmatico”, invece, afferma che «verità e menzogne ci vengono presentate per mettere alla prova il nostro cuore; che la nostra scelta è un destino terribile su cui è scritta la nostra salvezza o il nostro rifiuto; che è necessario, soprattutto, rimanere fermi nella fede cattolica; che chi vuole essere salvato deve pensare così e non diversamente».

In un momento in cui i vertici della Chiesa sembrano perlopiù aver abbracciato quel liberalismo denunciato da Newman e che san Pio X più tardi chiamò “modernismo”, il messaggio del cardinale Müller è forte e chiaro: la Chiesa deve credere alle verità della nostra fede, proclamandole e vivendole senza sconti e senza esitazioni, deve abbandonare la falsa misericordia e predicare quella vera, che accoglie a braccia aperte i peccatori pentiti senza dimenticare di chiamare “peccato” il peccato. Solo così essa sarà vera Sposa di Cristo e guiderà le anime verso il Paradiso.



INTERVISTA

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