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IL BELLO DELLA LITURGIA

La storia di sant'Andrea in affresco a Roma

Sant’Andrea della Valle è affrescata con le storie del santo apostolo, come fossero quadri. La Glorificazione di Andrea nella lunetta è la conclusione di una vita vissuta seguendo Cristo, per amore del Quale egli attraversò l’esperienza del martirio. Tutto ebbe inizio, però, in un preciso istante, l’attimo in cui vide per la prima volta Gesù.

Cultura 16_01_2021

Domenico Zampieri detto il Domenichino - Ecce Agnus Dei – Roma, Basilica di S. Andrea della Valle

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù” (Gv 1, 35-37).

Sant’Andrea della Valle è una basilica del centro storico di Roma, sorta là dove si trovava, un tempo, la chiesa di San Sebastiano martire, luogo presunto della sua prima sepoltura. Vanta il rango di basilica minore, su di essa insiste l’omonimo titolo cardinalizio ed è retta, oggi come allora, dai chierici regolari teatini, un ordine nato nei primi decenni del Cinquecento per restaurare le primitive regole della vita apostolica. A un apostolo, infatti, è intitolata: Andrea, fratello di Simon Pietro, che fu discepolo di Giovanni Battista prima ancora che di Gesù.

La costruzione dello spazio interno, a navata unica con transetto e cappelle laterali, si mostra come un tipico esempio dello spirito controriformista mentre la sua decorazione è da considerarsi una perfetta espressione del barocco romano: soprattutto nella zona del presbiterio dove, nel secondo decennio del Seicento, lavorarono due maestri, entrambi emiliani, Domenico Zampieri, detto il Domenichino, e Lanfranco. E se a quest’ultimo si deve la straordinaria visione della cupola, merito del primo sono gli affreschi della calotta e del sottarco absidale.

L’imminente celebrazione del Giubileo del 1625 fu l’occasione per la quale il cardinale Alessandro Peretti Montalto, nipote di Sisto V, commissionò gli affreschi al bolognese Zampieri che, montati i ponteggi nel 1623, li rimosse definitivamente nel 1628. Domenichino distribuì le storie di Andrea, come fossero quadri, all’interno di partiture definite da preziosi stucchi dorati, conferendo un preciso ordine alla narrazione. La Glorificazione del Santo nella lunetta è la conclusione di una vita vissuta seguendo Cristo, per amore del Quale Andrea attraversò l’esperienza del martirio, puntualmente riferito dal frescante. Tutto ebbe inizio, però, in un preciso istante, l’attimo in cui vide per la prima volta Gesù.

Come sempre accade è un altro che ti dice dove guardare: al centro della scena il Battista, seduto su una roccia, col braccio destro teso verso Cristo che compare sul retro, indica ad Andrea e a un altro discepolo Chi seguire. L’altra mano che si batte sul petto rende esplicito questo messaggio: non più lui ma un Altro, Colui che s’intravvede in lontananza. Un agnello ai piedi di Giovanni fa riecheggiare in primo piano le sue note parole: “Ecce Agnus Dei!”

Il paesaggio roccioso, il verde scuro delle fronde dell’albero tra cui si scorge il letto del fiume Giordano, il cielo solcato da un turbine di nubi cariche di pioggia, amplificano la gravità del momento cui la presenza di un angioletto in volo, per quanto poco realista, conferisce la certezza della presenza divina.

Che Andrea percepisce, come si evince dalle sue braccia spalancate in segno di totale fiducia. La Verità, quando la si incontra, si riconosce e non si può tacere: il gesto dell’apostolo coinvolge, infatti, il suo compagno più titubante, affinché anche lui, infine, veda.