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La sinistra pro riarmo porta in piazza il disarmo culturale

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Oggi vogliono le armi, ieri dileggiavano le forze armate. Alla manifestazione di sabato scorso c'erano gli stessi che per una vita hanno fatto professione di antimilitarismo. Con arroganza pari allo sbando morale da loro alimentato a colpi di relativismo.

Editoriali 19_03_2025
sara minelli - imagoeconomica

Vedere la sinistra manifestare in piazza per il riarmo è come vedere Hannibal Lecter che inauguri un ristorante vegano. Se c’è una cosa che la sinistra italiana ha sempre rimarcato è il proprio antimilitarismo, riservandosi l’opzione violenta solo nell’antifascismo militante. Da qui l’idea che la Resistenza sia stata un affare solo dei partigiani e non anche e, soprattutto, delle Forze Armate, se contiamo gli internati militari italiani.

Ma c’è di più: siamo tutti curiosi di sapere quanti di quei sessantenni che erano in piazza del Popolo abbiano fatto il servizio militare negli anni Ottanta; quanti deputati, scrittori, intellettuali di professione, comici, cantanti, nani e ballerine visti sabato abbiano manifestato, sempre negli anni Ottanta, contro l’installazione degli euromissili o per la neutralità dell’Italia uscendo dalla NATO o per il disarmo unilaterale. Va ricordato, infatti che il PCI di Berlinguer imbastì, secondo il volere di Mosca, una delle più grandi campagne per il disarmo nel mondo occidentale, sempre in quegli anni Ottanta, cruciali per l’esito della Guerra Fredda; salvo poi, una volta arrivati alla Presidenza del Consiglio con Massimo d’Alema, bombardare la Serbia nel 1999.

E come dimenticare che, proprio quella sinistra, non ha mai perso occasione per contestare, dileggiare, svalutare le forze armate, cattive, oppressive e tendenzialmente “fasciste”; proprio quella sinistra che oggi plaude a un riarmo, necessario sì (basti guardare alla differenza tra le nostre forze armate di oggi e quelle antecedenti lo scioglimento del patto di Varsavia) ma che manca di un elemento fondamentale: l’uomo. Potremo costruire quanti carri armati vogliamo ma dovrà sempre esserci qualcuno disposto a entrarci dentro; persino la guida dei droni da combattimento avrà bisogno di qualcuno che agisca e che si prenda la responsabilità di attaccare e colpire. E il problema, non solo italiano ma europeo, è che ben pochi, eccetto svedesi e finlandesi (non a caso neutrali fino a ieri) sono disposti a ciò.

Chi è il responsabile di questo disarmo morale e spirituale? Proprio quella compagnia di giro di intellettuali e canzonettari che ha speculato sul relativismo, sullo scetticismo per trent’anni. Certamente, non solo loro: anche la Chiesa cattolica ha le sue responsabilità e se ricordiamo la splendida omelia del cardinal Ruini per i morti di Nassirya non possiamo dimenticare come vi fossero sacerdoti secondo i quali quelle bare non dovevano essere benedette perché erano di gente che aveva portato le armi. Chi se la prende coi carabinieri, di solito chiama il 112 quando non trova più il gatto in casa.

Poteva essere interessante sentire tutti i discorsi pronunciati sabato ma sarebbe stata una penitenza troppo dura anche in Quaresima. Tra tutti è emerso nel suo equivoco splendore, quello di Roberto Vecchioni che, col piglio da vecchio insegnante, (quello che non abbiamo mai sopportato per come se la tirava) ha detto questa frase incredibile “Vi dico Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel, Marx, Shakespeare, Cervantes, Pirandello, Leopardi, Manzoni: ma gli altri le hanno queste cose? L’Europa è pensiero continuo!”. Tolstoj, Dostoevskij, Gogol, Puskin, Pasternak cosa sono? Ma lo sa l’esimio pensionato, che padre Henry De Lubac scrisse “Il dramma dell’umanesimo ateo” opponendo a Nietzsche, Feuerbach e Comte che hanno distrutto moralmente l’Occidente, un gigante come Dostoevskij? Mai sentito parlare di Vladimir Solovjov, Nikolaj Berdjaev o di Pavel Florenskij? Lo sa chi era Vaclav Havel? Lo sa che fu Jan Patocka, morto sotto tortura della polizia politica comunista a Praga nel 1977, a definire l’Europa “il continente della vita interrogata”?  Lo sa che l’Ovest dell’Europa senza l’Est è perduto? Lo sa che in Russia migliaia di dissidenti, come e più che al tempo dell’Unione Sovietica sono prigionieri di coscienza perché si oppongono alla guerra?

È questa arroganza della sinistra che, peraltro, non riconosce dignità alla destra, pur essendo nella stessa situazione di sbando morale, che fa disperare di una sopravvivenza dell’Europa. Con alleati simili chi ha bisogno di un nemico giurato come Vladimir Putin?



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