La porno morale di Rocco: l’hard fa male, ma solo il suo è buono
Ascolta la versione audio dell'articolo
L'ipocrita dibattito su stupri e pornografia, tra Roccella e Siffredi nella parte del moralizzatore per vietare l'hard ai minori e regolamentare l'accesso ai siti. Una trappola per un porno sdoganato e pubblicizzare la sua Academy. Con relativi profitti. Ma tacendo che la pornografia è sempre violenza con devastanti ricadute.
- Una calamità ignorata: il libro della Bussola
Timeo danaos et dona ferentes («Temo i Greci, anche quando portano doni»). L’antica frase di Laocoonte di fronte al cavallo di Troia può essere un punto di riferimento per inquadrare il curioso e paradossale dibattito tra il ministro della Famiglia Eugenia Roccella e il porno attore Rocco Siffredi. Curioso, perché solo in un Paese come il nostro, all’appello sensato di un ministro di vietare la pornografia ai minori, ha risposto, condividendolo, chi non solo ha fatto del porno la sua ragione di vita, successo e guadagno, ma che ha letteralmente sdoganato l’hard facendolo diventare pop.
Ma proprio le parole di Siffredi, apparentemente censorie della pornografia ad accesso libero per i minori, nascondono invece un cavallo di Troia, un rischio enorme, un’ipocrita via d’uscita al problema degli stupri, che farebbe aprire una nuova finestra di Overton consegnandoci una pornografia regolamentata e quasi moralizzata e dilagante. Pronta all’uso proprio dei più giovani.
Tutto nasce con il commento della Roccella ai casi di stupri di Caivano (Napoli) e Palermo e ad una recente sentenza della Corte di Cassazione che assolve degli stupratori in ragione della percezione errata del corpo della donna mutuata dalla pornografia.
La Roccella ha denunciato al QN che «la pornografia è molto cambiata ed è sempre più violenta e umiliante nei confronti delle donne. C'è un'esposizione precoce: l'età media del primo accesso al porno è stimata in 7 anni». Da qui l’appello, come legislatore, a vietare ai più giovani l’accesso ai video pornografici che tra Tik tok, Youporn, Pornhub, Onlyfans e altri siti è ormai fuori controllo e sempre più accessibile. Piccolo inciso: l'analisi della Roccella è parziale. Non è che la pornografia è sempre più violenta, perché violenta lo è sempre stata. La pornografia è naturaliter violenta, fisiologicamente e ontologicamente violenta. Pensare che ci sia stata in passato una pornografia meno violenta equivale a offrire il destro a chi è interessato a cavalcare la faccenda pro domo sua.
E infatti... Chi ha raccolto l’appello del ministro? Proprio il pornodivo abruzzese con sede in Ungheria, che dopo una carriera stellare nel campo dell’eros è ormai sempre più un testimonial del porno sdoganato. Che una volta aveva il senso del proibito, mentre ora, anche grazie a lui e al personaggio che si è creato, è diventato non solo accessibile, ma normalizzato.
Siffredi ha rilasciato un’intervista ad Hoara Borselli su Libero nella quale ha denunciato la «proliferazione di siti pornografici in rete accessibili e gratuiti, fruibili con facilità da ragazzini giovanissimi, trasmettendo loro messaggi distorti sulla sessualità». Verrebbe da ridere, pensando al fatto che il primo messaggio distorto sulla sessualità lo trasmette proprio la pornografia.
Ma non contento, Siffredi ha poi proseguito dicendo di aver scritto alla Roccella perché «i ragazzi pensano da soli di non essere in grado di soddisfare sessualmente la donna e quindi ricercano supporto e si muovono in branco. Ma questo non è da imputare solo alla pornografia, bensì a chi non dà la possibilità di spiegare loro che quello che vedono nei film hard è finzione».
Nel corso dell’intervista, Siffredi ha ribadito che «ciò che vedono nei film è pura finzione» e che «agli attori maschi vengono fatte punture, per garantire loro quell’erezione che può durare ore: vengono iniettate sostanze micidiali» mentre «le donne, le attrici, per non sentire dolore derivante dalla rigidità del membro dopato, vengono anestetizzate. Voglio dire ai ragazzi che quello che viene riprodotto nei film pornografici non rappresenta la realtà. Che persino le eiaculazioni sono finte: viene fatta l’iniezione di una sostanza bianca nell’uretra dei maschi».
L’intervista prosegue sul filo dell’ambiguità, ma trova il suo climax quando Siffredi auspica un porno accessibile con consapevolezza, regolamentato e quindi a pagamento. «Come quando i giovani trovavano la cassetta VHS del padre o come quando nei cinema ci andavano gli amatori del porno».
Insomma, tra distinguo e giustificazioni pelose – nelle sue parole non c’è mai un accenno alle devastanti ricadute psicologiche per tutti, giovani e adulti, nell’uso della pornografia – la via di Siffredi per obiettare al nesso di causa-effetto violenza uguale porno e viceversa, è una vasta operazione di censura dei siti gratuiti e una promozione di un porno regolamentato, controllato, pagato. E dunque, sempre più sdoganato nella mentalità corrente quando non promosso da tv e radio.
Assente, infatti, nelle sue parole la parola proibito, che accompagnava fino a qualche anno fa il tema della pornografia, segno che anche in questo campo la finestra di Overton si è aperta e non di poco. Assente anche ogni riferimento al fatto che il set cinematografico sarà anche una finzione, ma non è una finzione l’effetto emotivo che il recitare degli attori produce sui fruitori e che sempre più ricerche scientifiche e report in mano ai governi di mezzo mondo inquadrano come una piaga sociale: chi fa uso di pornografia va incontro a depressione, scarsa autostima, percezione violenta del corpo della donna e tendenze suicide.
Come mai su questo il moralizzatore Siffredi non ha nulla da dire? Troppo facile nascondersi dicendo che in fondo «noi non facciamo educazione sessuale, facciamo intrattenimento». È evidente: la sua è l’ottica dello spacciatore che ti dice che quella sostanza fa male, ma se posta sotto certe regole finisce anche per fare bene. Curioso, ma questo è il nuovo lavoro di Siffredi, il quale ci informa nell’intervista di aver aperto persino un’academy per giovani attrici, creata per indirizzare le donne (tutte giovanissime) al mestiere di pornoattrice e prepararle ad un settore che non sembra essere dei più facili.
Rocco, quindi, vuole limitare l'accesso libero al porno per farlo pagare e così guadagnare. Nulla di più scontato, per uno che deve all’hard tutto il suo successo e la sua visibilità mediatica, che lo ha fatto diventare un personaggio ormai della porta accanto: intervistato dai rotocalchi come un attore sempre meno di nicchia, protagonista di una serie tv in suo onore su Netflix, guest star di Bergamo sex, la kermesse dell’eros dove la violenza, finta o vera poco importa, la fa da padrona.
Ma è il solito giochino: il messaggio che lancia Siffredi è che il porno fa male se senza regole. Quindi regolamentiamolo. Insomma, c'è porno e porno. È stupefacente che si erga a moralizzatore chi di mestiere ha negato la morale sessuale.
Ma la moralizzazione della pornografia, portata avanti da colui che ha reso pop il porno in Italia ha bisogno invece dei giovani. Ecco a cosa serve la Academy, di cui si parla con grande naturalezza sui media come se fosse una scuola di alta specializzazione di cucina.
Ebbene: costa 1500 euro per una durata di 8 giorni e, sempre stando a quanto riferito, si imparano anche le tecniche di BDSM che altri non è che il bondage e il sadomasochismo. Insomma, nell’Academy la violenza si insegna, eccome. E il fatto che sia una finzione nella pratica, non lo è nella realtà perché chi cerca il sesso violento è portato a diventarlo anche nelle relazioni della vita reale come dimostrano molte ricerche scientifiche come questa dell’Indiana University che attesta che «il pornomane ha più probabilità di essere violento verbalmente e fisicamente, di ricorrere a minacce e allo stupro».
A questo si aggiunga il fatto che non esiste una pornografia non violenta. La pornografia è sempre violenta e come la Bussola ha mostrato nel libro di Elisabetta Broli «è una vera e propria emergenza e gli studi scientifici spiegano che può diventare una dipendenza alla stregua di droga, alcool, gioco d’azzardo compulsivo».
Ecco perché la mano tesa di Siffredi, che si candida persino a un ruolo semi politico di interlocutore del Governo, è un cavallo di Troia da rifiutare, un dono che nasconde una sciagura chiamata pornografia. Improvvido, quanto meno, che la Roccella si sia precipitata entusiasta sulla sua pagina Facebook a commentare le parole del pornodivo perché lui "è un protagonista". Anzitutto perché questo è il modo migliore per riconoscergli quel ruolo politico che lui stesso si vuole ritagliare per i suoi interessi porno produttivi. In secondo luogo perché così facendo si accetta l'idea che esista o possa esistere una pornografia accettata, regolamentata e moralizzata. Inutile specificare - come lo stesso Siffredi ha suggerito, facendo cadere nella trappola la Roccella - che lui "parla più da padre che da pornodivo". Perché il pornodivo è sempre lì dietro l'angolo a raccogliere il frutto di certe scivolate. E monetizzare.
Così pornografia e violenza crescono bene insieme
Chi fa uso di pornografia tende ad essere più violento. Questo è il succo di una ricerca dal titolo “Una meta-analisi del consumo di pornografia e degli atti di violenza sessuale nelle ricerche demografiche”, condotto da Paul J. Wright, Robert S. Tokunaga e Ashley Kraus dell’Indiana University e dell’University of Hawaii.
Così TikTok propone ai minori video porno e droga
Un'analisi del Wall Street Journal, svolta creando falsi account automatizzati, ha evidenziato come l’algoritmo di TikTok sia incapace di filtrare i video sulla base dell’età dell’utente e offra, anche ad utenti con un’età registrata di 13-15 anni, contenuti a sfondo sessuale, sull’uso di droghe e l’abuso di alcol.
Allarme porno. È una piaga da curare
La Bussola intervista la psicoterapeuta inglese Olivia Raw: «Il 90 per cento dei casi che prendo in carico viene da situazioni familiari difficili. La crisi della famiglia è la prima causa della frustrazione e del dolore del bambino, il quale trova come unica soluzione il piacere momentaneo che gli offre il mondo».
Pornografia e depressione, il legame in uno studio
Pubblicata su Frontiers in Psychology una ricerca su un campione di 1031 studenti dell’Università Francescana di Steubenville (Ohio). Lo studio individua un forte legame tra l’uso della pornografia e il peggioramento della salute mentale in termini di depressione, ansia e stress. Nelle risposte degli studenti anche la via per uscire da quella che spesso è una vera e propria dipendenza.
«Sesso e porno mi rovinarono, ma SA e Dio mi salvarono»
Nicholas S., di Sexaholics Anonymous (SA), spiega alla NuovaBQ quello che ha raccontato settimana scorsa ad un pubblico prima milanese e poi padovano, descrivendo la sua discesa agli inferi della dipendenza sessuale, cominciata addirittura a cinque anni d’età, e la risalita circa quarant’anni dopo. Una storia di ferite e redenzioni, che se riempie di speranza, costringe a non sottovalutare l’ondata pornografica che sta travolgendo i bambini e la gioventù odierna di ogni ceto, razza e religione.
Vite spezzate dal porno, il Minotauro del piacere uccide
Il 5° suicidio di una pornoattrice in poche settimane. L'industria del porno si giustifica, ma tace su un demone-Minotauro che consuma ragazze fragili, immolandole al piacere come genere di consumo che richiede sempre nuove vittime. Mentre chi prova a uscire dal labirinto vive la solitudine e la disperazione.
L'errore di Selen e la dipendenza: il volto dark del porno
Il Corriere intervista Luce Caponegro, celebre negli anni '90 come Selen, pornoattrice tra le più famose: «Il porno? Un errore per uscire dal quale ci ho messo anni»; Siffredi? «Un violento»; la carriera? «Una tortura»; il set? «Un mondo dark». Parole su cui riflettere nell'era dell'edonismo pornografico che sta inondando gli smartphone dei giovani. Come dimostrano i dati choc pubblicati da un'inchiesta del Timone.
Porno: per uno stato Usa è anche un problema di salute pubblica
Se ne parla pochissimo, ma la crescita dell'industria dell'hard grazie ad internet ha un fortissimo impatto sulla disgregazione della famiglia. Tanto che nello Utah è stata votata una risoluzione in cui viene definita una "crisi per la salute pubblica".
Via libera alla pornografia con minori? Una sentenza shock
Il 28 ottobre le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che non si configura il reato di produzione di materiale pornografico quando un over 14 acconsente alle relative riprese, anche con un adulto, purché ad uso privato. Una pronuncia che tradisce la volontà del legislatore e perfino la Costituzione, ignorando anche la facilità di diffusione odierna. E, dietro la solita foglia di fico della “libertà”, espone a nuovi pericoli tanti ragazzini.
Pornografia per bambini, tra stop e pericolose spinte
L’Unicef ha ritirato, dopo le proteste, un documento che sottovalutava i rischi della pornografia. Una giornalista del Times propone su Twitter un porno soft per minori, scatenando un’ondata di critiche, mentre negli Usa una scrittrice si vanta di aver portato i suoi bambini al gay pride.
Se l’Unicef non riconosce che la pornografia è un male
Un rapporto dell’Unicef - prima pubblicato, poi ritirato per le voci di protesta e ripresentato con lievi modifiche - sostiene l’idea che la pornografia non sia sempre dannosa per bambini e adolescenti. E ad essi non andrebbe negata una «vitale educazione sessuale», aborto e temi Lgbt inclusi. Un approccio scandaloso che non riconosce il male oggettivo della pornografia.
Pornografia diritto umano? Possibilità che inquieta
A un detenuto in Slovacchia vengono sequestrate delle riviste pornografiche. Lui ricorre alla Corte europea dei diritti dell’uomo lamentando la violazione di vita privata e libertà d’espressione. La Cedu ha deciso di pronunciarsi sul caso. E già questo preoccupa perché il buonsenso, il dovere degli Stati di proteggere la morale, il legame pornografia-violenza e la relativa Convenzione europea avrebbero suggerito di rigettare direttamente il ricorso.
«Pornografia, flagello che distrugge giovani e famiglie»
«Ormai anche i bambini sono esposti alla pornografia fin dagli 8 anni e la pornografia è la causa di un divorzio su 4. Il problema è che molti adulti sono inconsapevoli del disastro che la pornografia sta provocando. Negli Stati Uniti c'è più consapevolezza, alcuni Stati ormai la considerano una crisi di salute pubblica». A delineare questo quadro drammatico è padre Sean Kilcawley, americano, uno dei massimi esperti mondiali dei problemi causati dalla pornografia.
- IL LIBRO DELLA BUSSOLA: UNA CALAMITA' IGNORATA
Pornografia, calamità ignorata. Il nuovo libro della Bussola
A cura di Elisabetta Broli, che ha raccolto la professionalità di autori vari, il nuovo libro della Nuova Bq, "Pornografia, calamità ignorata", ha lo scopo di affrontare il problema, una vera e propria piaga sociale. Il libro fornisce anche ampi spunti per indirizzare alla soluzione chi soffre, oltre che testimonianze dirette di chi è uscito dal tunnel della dipendenza.
L'Ue cede sulla pornografia: norme meno restrittive
La partita Ue sulla protezione dei minori da contenuti pericolosi, specialmente pornografia e violenza in tv e Internet. La proposta votata la scorsa settimana dalla commissione Cultura non è abbastanza coraggiosa, perché gli standard a salvaguardia dei minori sono più deboli di quelli oggi in vigore.
Pornografia, l'Ue vuole "sbianchettare" i divieti
Il Parlamento europeo sta esaminando una proposta di modifica della direttiva sui servizi di media audiovisivi, che potrebbe indebolire la protezione dei bambini rispetto alla trasmissione di contenuti pornografici. Come? Cancellando l'esplicito riferimento al fatto che il porno nuoce "gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori".