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UNIONE EUROPEA

La Polonia ha ragione, la democrazia in Europa è a rischio

Lo scontro sulla sovranità nazionale tra la Polonia e l’Unione Europea solleva la domanda fondamentale: il processo di integrazione europea dovrebbe portare alla creazione di un’entità sovranazionale al di sopra dei singoli Stati membri, oppure questi Stati dovrebbero conservare la loro sovranità e trasferirne solo una parte a Bruxelles? Di seguito la dichiarazione fatta sul tema dall’ex presidente della Repubblica Ceca, Václav Klaus.

Esteri 27_10_2021 English Español

Quando la democrazia in Europa, o meglio nell’Unione Europea, è sotto minaccia, è necessario che i democratici europei protestino ad alta voce. La posta in gioco oggi non è di poco conto. Nel suo discorso del 19 ottobre al Parlamento Europeo, la signora von der Leyen ha dichiarato che la recente sentenza della Corte costituzionale polacca, che sfida la supremazia delle leggi dell’UE, «mette in discussione i fondamenti dell’Unione Europea». Secondo la presidente von der Leyen, è «dovere della Commissione proteggere i diritti dei cittadini dell’UE», e quindi «la Commissione agirà». Questa è una dichiarazione senza precedenti.

Nelle ultime settimane, la Corte costituzionale polacca ha esplicitamente sollevato una domanda che tutti i veri democratici si pongono da decenni: il processo di integrazione europea dovrebbe portare alla creazione di un’entità sovranazionale al di sopra dei singoli Stati membri, oppure questi Stati dovrebbero conservare la loro sovranità e trasferirne solo una parte a Bruxelles? Questa è stata la domanda principale alla base del processo di integrazione europea fin dagli anni Cinquanta. Tutti lo sanno o dovrebbero saperlo. E nessuno deve chiudere un occhio su ciò. Nemmeno la signora von der Leyen.

Dopo mesi di serie discussioni, la Corte costituzionale polacca ha formulato il giudizio che, tra le altre cose, parte dei trattati dell’UE «non è compatibile con la Costituzione della Repubblica di Polonia» e ha aggiunto che la Costituzione polacca ha il primato sulle leggi europee. Questa può non essere una dichiarazione popolare a Bruxelles, ma è l’opinione di un legittimo organo costituzionale di uno Stato membro dell’UE (proprio come la sentenza della Corte costituzionale tedesca, a Karlsruhe, nel maggio 2020) e nessuno ha il diritto di mancarle di rispetto. Nemmeno un funzionario della Commissione Europea, in tedesco Beamte, come la signora von der Leyen. Lei certamente non può azzardarsi a dire che ciò «mette in discussione i fondamenti dell’Unione Europea». La decisione della Corte costituzionale polacca ha senza dubbio messo in discussione le opinioni e le posizioni unilaterali che sono state promosse per anni dai funzionari europei - una parte dominante degli attivisti europei e perfino alcuni politici europei - ma nient’altro.

La signora von der Leyen proclama che la Commissione Europea deve proteggere i cittadini dell’Unione e intende agire in tal senso. Anche noi siamo cittadini di uno Stato membro dell’UE, ma non ci sentiamo minacciati dalla decisione della Corte costituzionale polacca. Nessuno deve proteggerci da essa. Al contrario, sentiamo il bisogno di «proteggere noi stessi» dall’indebolimento della sovranità degli Stati membri dell’UE. E non siamo nemmeno convinti che i cittadini della Polonia abbiano bisogno della protezione del commissario von der Leyen. I polacchi hanno dimostrato molte volte nella storia di avere a cuore la sovranità del loro Paese.

È estremamente fuori luogo che la signora von der Leyen si riferisca nel suo discorso alla Solidarność polacca di 40 anni fa, che mirava a porre fine alla subordinazione della Polonia all’Unione Sovietica. La Polonia non si è liberata dal dominio sovietico per perdere di nuovo la sua sovranità, questa volta in un contesto apparentemente democratico. La Corte costituzionale polacca era consapevole di questo, ed è di questo che trattava la sua sentenza. È dovere di noi cechi, nel nostro stesso interesse, sostenere i polacchi in questa questione.

* Ex presidente della Repubblica Ceca