Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
CONTI CHE NON TORNANO

La pandemia sulla pandemia: 50mila vittime (non Covid) inspiegabili

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In Italia, nei tre anni di pandemia, ci sono stati molti più morti rispetto a quelli conteggiati dall'ISS come vittime del Covid-19. Ci sono almeno 50mila persone che sono morte per altre cause. Una specie di pandemia sulla pandemia. E dai dati risulta anche che il vaccino non abbia fatto il suo dovere. 

Vita e bioetica 04_05_2023
Bergamo, il Bosco della Memoria

Dopo aver esaminato i dati sulla letalità del Covid-19, in Italia e nel mondo nell’arco dei tre anni di pandemia trascorsi - sempre animati dall’intento di vagliare l’efficacia e l’opportunità dei provvedimenti assunti dalle autorità nazionali e sovranazionali per contrastare la diffusione del virus - diamo ora uno sguardo ai dati sulla mortalità. In particolare prendiamo in considerazione l’eccesso di mortalità, che esprime l’aumento del tasso di mortalità rispetto alla media della popolazione, ovvero l'aumento del numero di decessi durante un certo periodo di tempo rispetto alla mortalità normalmente prevista nella stessa stagione.

In Italia, l’ISTAT ha recentemente aggiornato i dati sui decessi per gli anni 2011-2022. Questi dati ci consentono di operare un confronto sull’andamento della mortalità della popolazione italiana, prima (anni 2011-2019) e durante la pandemia (anni 2020-2022). Prendendo in considerazione il totale dei decessi verificatisi annualmente (indipendentemente dal mese e dall’area regionale di provenienza), si contano: per gli anni 2011-2014 una media di circa 613mila decessi all’anno; per il periodo 2015-2019 una media di circa 645mila decessi annui; per l’anno 2020 (inizio pandemia) 746.146 decessi; per l’anno 2021 (campagna vaccinale) 709.035 decessi; per l’anno 2022 (termine pandemia in Italia) 713.499 morti.

I dati mostrano un significativo aumento della mortalità della popolazione italiana nel triennio 2020-2022 rispetto alla media dei decessi delle annualità precedenti. In particolare, rispetto al 2019 - che si prende qui come riferimento poiché ha un numero di decessi (644.515) pressoché corrispondente alla mortalità media degli anni 2015-2019 - si registra: un incremento di 101.631 morti nel 2020 (rispetto ai 644.515 morti del 2019) pari ad un eccesso di mortalità del 15,8% (vedi grafico 1). 

Un incremento di 64.520 morti nel 2021 (rispetto al 2019) pari ad un eccesso di mortalità del 10,0% (vedi grafico 2)

Un incremento di 68.984 morti nel 2022 (rispetto al 2019) pari ad un eccesso di mortalità del 10,7% (vedi grafico 3).

I dati sulla mortalità in Italia diffusi dall’Istat mostrano anomalie e criticità, su cui è bene porre attenzione.

In primo luogo, l’eccesso di mortalità degli anni 2020-2021-2022 rispetto all’anno 2019 (che, come si è detto, si prende come riferimento della mortalità media degli anni 2015-2019) risulta complessivamente pari a 235.135 morti (101.631 nel 2020 + 64.520 nel 2021 + 68.984 nel 2022); ma tale dato è superiore al numero dei decessi per Covid-19 conteggiati dalle autorità sanitarie nei medesimi anni, ove dall’inizio dell’epidemia al 4 gennaio 2023 l’Istituto superiore della sanità ha diagnosticato in Italia 183.276 deceduti a causa del virus. (Si è inteso riportare i dati del primo rapporto ISS del mese di gennaio 2023, poiché vengono conteggiati anche i decessi degli ultimi giorni del dicembre 2022, non aggiornati nel rapporto ISS del 28.12.2022 ove i decessi diagnosticati erano 182.649). Dunque nel triennio “pandemico” risulta un incremento e/o eccesso di mortalità (rispetto all’anno 2019 e alla media dei decessi degli anni precedenti) di ben 51.859 (235.135 - 183.276) persone morte in Italia non di Covid-19, ma di altre cause. Una “pandemia” sulla pandemia che ha causato oltre 50 mila morti non di Covid! Di “cosa” sono morte queste 50.000 persone?

In secondo luogo, si rileva che nell’anno 2022 ci sono stati in Italia 713.499 morti, un numero addirittura superiore ai decessi registrati nel precedente anno 2021 (ove i morti erano 709.035) e con un eccesso di mortalità dello 0,6%, pari a 4.464 decessi in più (vedi Grafico 4).

Il dato del 2022 è anomalo poiché la curva della mortalità al terzo anno di “pandemia” sarebbe dovuta scendere, anziché salire, per almeno tre ragioni: 1) per effetto dell’ampia diffusione del virus nei due anni precedenti (con una buona parte della popolazione ormai contagiata); 2) per effetto delle mutazioni nel tempo del virus (e delle note varianti che si sono susseguite) che lo hanno reso meno pericoloso e conseguentemente meno idoneo a cagionare ospedalizzazioni e decessi; 3) per effetto della vaccinazione di massa imposta dalle autorità politiche e sanitarie, che si è concentrata soprattutto nell’anno 2021 e che ha condotto ad avere, entro la fine dell’anno, altissime coperture vaccinali nella popolazione italiana (si veda Bollettino ISS del 28.12.2021).

Considerando dunque l’elevata copertura vaccinale raggiunta alla fine del 2021, nonché le elevate stime di efficacia del vaccino nel prevenire casi di malattia severa e decessi, di gran lunga superiori al 90% a ciclo vaccinale completo (si vedano i dati dell’Istituto superiore della sanità), l’eccesso di decessi nell’anno 2022, in Italia, risulta non conforme alla previsione di riduzione della mortalità che la campagna vaccinale avrebbe dovuto determinare.

Né vale a giustificare l’eccesso di mortalità prodottosi nel 2022 l’obiezione secondo cui la vaccinazione produrrebbe i suoi risultati nel tempo, considerato che la protezione vaccinale dall’infezione - a differenza dell’immunizzazione naturale - declina rapidamente in pochi mesi (3-4 mesi) per poi azzerarsi (di qui la necessità di infiniti richiami vaccinali). Quindi, i risultati eventualmente positivi, in termini di riduzione della mortalità, che dovessero registrarsi nel 2023 (come sembra prevedibile stando ai dati dei decessi rilevati dall’Istat per i mesi di gennaio, febbraio e marzo) o negli anni successivi, non sono certamente conseguenza diretta della vaccinazione, bensì l’effetto della convivenza della popolazione con il virus a seguito del contagio e dell'immunizzazione naturale.