Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ITALIA

Covid: morti e vaccini, i dati smentiscono la narrazione ufficiale

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Dopo tre anni di Covid, il tasso di letalità ufficiale in Italia è, nel complesso, ad appena lo 0,7%. Vittime principali gli over 70 (85%). I dati indicano che il tasso di letalità è sceso soprattutto per l’aumento dei casi. E confermano l’irragionevolezza di vaccinazioni di massa e restrizioni generalizzate.

Attualità 17_04_2023

A distanza di tre anni la pandemia del Covid-19 volge al termine. In Italia lo stato di emergenza, deliberato il 31 gennaio 2020, è terminato il 31 marzo 2022, nonostante la proroga di molte misure di contrasto alla diffusione del virus. Dopo quasi tre anni di provvedimenti impositivi di ogni tipo, con la limitazione di diritti e libertà fondamentali, il 2023, in Italia, almeno dal punto di vista sanitario ed epidemiologico, sembra contraddistinguersi per un ritorno alla normalità.

Il modo migliore per valutare l’efficacia delle misure prese dalle autorità nazionali (e sovranazionali) per contrastare la diffusione del virus lungo questi tre anni di pandemia è guardare i dati di letalità e mortalità. Il tasso di letalità del Covid-19 (ovvero la proporzione, espressa in percentuale, dei decessi sul totale dei soggetti contagiati) dipende da diversi fattori, fra cui la distribuzione demografica (il tasso di letalità aumenta con l’età) e le diverse modalità con cui ogni Paese raccoglie e valuta i casi dei contagiati e i decessi (specialmente per persone decedute per più patologie). Inoltre, occorre considerare che i dati sul tasso di letalità “ufficiali” pubblicati dalle autorità sanitarie nazionali (e internazionali) sono certamente sovrastimati, poiché non tengono conto dei casi asintomatici e di coloro che non si sono mai sottoposti a test o screening di rilevamento del virus e che, se conteggiati, farebbero decrescere la curva della letalità. Il tutto senza considerare le distorsioni determinate dai numerosi casi di illegittima inclusione fra i decessi Covid-19 di persone che sono morte per cause che nulla avevano a che fare col virus.

L’Istituto superiore della sanità, in un comunicato del 6 marzo 2020, appena due giorni prima del lockdown adottato dal Governo su tutto il territorio nazionale, accertava in Italia un tasso di letalità del 3,5%. Nel corso della pandemia le autorità sanitarie hanno monitorato i casi di contagio da Covid, i decessi e il relativo tasso di letalità sulla popolazione italiana.

Alla fine del primo anno di pandemia (cfr. Bollettino Iss del 29 dicembre 2020) si contavano, in Italia, 2.049.934 casi, 70.799 decessi (di cui l'86% over 70) e un tasso di letalità del 3,5%, che confermava dati di letalità già registrati ad inizio pandemia (vedi tabella qui sotto).

Al 31 marzo 2021 (in prossimità dell’entrata in vigore del D.L. 1 aprile 2021 n. 44, istitutivo dell’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari) - allorquando erano già state somministrate 10,2 milioni di dosi di vaccino (partendo proprio dagli operatori sanitari e dalle persone più anziane e più fragili) - si registrava, in Italia, un tasso di letalità del 3,0% (cfr. Bollettino Iss del 31 marzo 2021). Tassi di letalità che rimangono stabili nel corso dell’anno nonostante la campagna vaccinale in corso (cfr. Bollettino Iss del 30 giugno 2021 e Bollettino Iss del 29 settembre 2021 ove si registra un lieve calo del tasso di letalità, al 2,8%).

Alla fine del secondo anno di pandemia (cfr. Bollettino Iss del 28 dicembre 2021) - allorquando la copertura vaccinale completa (due dosi o una sola di vaccino monodose) nella popolazione di età ≥ 5 anni era pari all'80,3%, mentre la copertura vaccinale relativa alla dose aggiuntiva/booster era pari al 31,7% (con ancor più alte percentuali di copertura vaccinale per le persone più anziane) - si registravano, in Italia, 5.730.040 casi, 136.099 decessi (di cui l’84,7% dai 70 anni in su) e un tasso di letalità del 2,4% (vedi tabella qui sotto).

Al termine del terzo anno (cfr. Bollettino Iss del 28 dicembre 2022) - a pressoché completa copertura vaccinale della popolazione, con oltre 9 milioni di vaccinati con due dosi, quasi 35 milioni di vaccinati con dose booster e oltre 5 milioni di vaccinati con seconda dose booster - si contano, in Italia, 25.320.082 casi, 182.649 decessi (di cui l’85,4% over 70) e un tasso di letalità sceso allo 0,7% (vedi tabella qui sotto).

Ad oggi, in base all’ultimo aggiornamento disponibile (vedi Bollettino Iss del 12 aprile 2023), risultano in Italia, dall’inizio della pandemia, 25.944.322 casi confermati di Covid, 187.745 decessi (di cui l’85,4% over 70) e un tasso di letalità rimasto invariato allo 0,7%.

I dati indicati evidenziano che il tasso di letalità del Covid-19 in Italia, lungo i tre anni di pandemia, è sceso, ma - a ben vedere - non per effetto della vaccinazione di massa, bensì per effetto dell’aumento dei casi di contagio diagnosticati (ossia il denominatore). Infatti, nel corso della campagna vaccinale concentratasi nell’anno 2021, non si è verificata quella significativa diminuzione del tasso di letalità attesa e correlabile alle dosi di vaccino somministrate. Molto più che per l’andamento dei decessi di anno in anno (70.799 decessi nel 2020; 65.300 nel 2021; 46.550 nel 2022), è soltanto quando i casi confermati di Covid-19 hanno raggiunto valori a otto cifre, cioè oltre 25.000.000 (vedi il Grafico 1), che si è determinato un incisivo calo del tasso di letalità, ora stabile allo 0,7%.

Grafico 1: l’Italia al 12 aprile 2023, secondo i dati dell’Oms (con alcune discrepanze rispetto all’Iss)

Né la diminuzione della curva della letalità nell’anno 2022 può essere attribuita, in via determinante o esclusiva, alla vaccinazione effettuata nel 2021, considerata la progressiva perdita di efficacia nel tempo delle dosi di vaccino per la prevenzione di casi di malattia severa e decessi.

A conferma dell’inefficacia della vaccinazione nella diminuzione della curva di letalità si consideri il tasso di letalità degli operatori sanitari, che rimane stabile allo 0,2% prima e dopo la vaccinazione degli operatori sanitari, proprio perché è costante la curva dei contagi (cfr. Bollettini Iss del 29 dicembre 2020, del 31 marzo 2021; del 30 giugno 2021). Vedi tabella qui sotto (riferita al 30 giugno 2021).

Altro dato interessante è che l’85-86% dei decessi in Italia riguarda la fascia di età over 70 (con dato costante lungo tutto il corso della pandemia), a conferma, da un lato, che la letalità del Covid ha colpito, nella stragrande maggioranza dei casi, la popolazione più anziana, e dall’altro che la vaccinazione non ha comportato, per questa fascia di età, alcuna variazione del tasso di letalità.

Alla luce dei dati rappresentati, che evidenziano un tasso “ufficiale” di letalità del Covid-19 dello 0,7% (sovrastimato nella realtà per le ragioni anzidette), con prevalente incidenza dei decessi fra la popolazione più anziana (nell’oltre 85% dei casi), appaiono infondati e sproporzionati i provvedimenti assunti dalle autorità nazionali per contrastare la diffusione del Covid-19. Misure di prevenzione sanitaria potevano essere giustificabili, al più, per le fasce di popolazione più anziane (e più fragili), senza necessità di lockdown, vaccinazioni di massa e altre misure generalizzate e irragionevoli.