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squilibri nazionali

La nuova era USA scompagina la politica italiana

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Anche nel nostro Paese si avvertono le scosse politiche del "terremoto" internazionale causato dal ritorno di Trump. Tra temi sensibili e guerra in Ucraina, in entrambi gli schieramenti le fratture si accentuano e le carte si rimescolano.

Politica 21_02_2025
IMAGOEOCNOMICA VIA CHIGI

Soltanto agli osservatori disattenti stanno sfuggendo i segnali dell’evoluzione politica in atto nel nostro Paese. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e la generale “trumpizzazione” della politica mondiale stanno scompaginando gli equilibri nazionali in vari Stati e anche l’Italia non è immune da sconvolgimenti.
Si continua a dire che il governo Meloni è solido, visto che può contare su una maggioranza numericamente rassicurante. Questo è certamente vero ma va altresì detto che la coalizione di centrodestra non è affatto coesa e da alcuni mesi lo è ancora meno proprio perché le posizioni dei vari partiti che la compongono sono sempre più distanti tra loro su temi di primaria importanza.

Le sortite di Marina Berlusconi non vanno lette come semplici capricci di una donna in cerca di visibilità. Piuttosto si iscrivono in un tentativo di ridisegnare la geografia politica nazionale, scomponendo e ricomponendo su nuove basi i due schieramenti. Pare che la Presidente di Fininvest non abbia alcuna voglia di scendere in campo e di ricalcare le orme del padre, che da imprenditore decise di entrare in politica. Però, come ha acutamente osservato un suo fedelissimo, il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, le sue esternazioni possono essere interpretate come “un predellino culturale”, cioè un tentativo di correggere la rotta di un partito, l’attuale Forza Italia, burocratizzato e “sterilizzato” da Antonio Tajani e non in grado di smarcarsi più di tanto da Fratelli d’Italia. Le posizioni “innovative” di Marina trovano più sponde a sinistra che a destra e questo non può che allarmare i teorici di un centrodestra monolitico sui cosiddetti temi sensibili. Per non parlare della politica estera, dove la distanza tra Marina Berlusconi e la Lega è siderale. La prima ha definito Trump un pericolo, mentre Matteo Salvini lo ritiene meritevole del nobel per la pace. In mezzo, tra l’incudine e il martello, Giorgia Meloni, che sta provando a conciliare atlantismo ed europeismo.

Presto arriverà anche la resa dei conti sull’Ucraina. Trump ha gettato la maschera, scaricato Zelenski e preso le difese di Putin. Ma quanti nel centrodestra accetteranno questa virata senza colpo ferire dopo aver difeso a spada tratta i continui invii di armi a Kiev? Ecco perché si parla di ricostituzione del fronte giallo-verde, che vede stranamente ricompattati sulle posizioni di politica estera Giuseppe Conte e Matteo Salvini, uniti dall’allineamento sulle posizioni trumpiane e segnatamente filo-russe.

A sinistra la situazione non è dunque più florida. Conte e Elly Schlein parlano linguaggi diversi e giocano partite diverse. “Giuseppi” mira a instaurare nuovi equilibri perché sa che nell’attuale centrosinistra sarebbe un gregario, mentre la segretaria dem, piena di nemici nel suo partito, deve continuare ad attaccare il governo per mantenere la sua leadership. A Strasburgo, però, tra gli europarlamentari eletti nelle liste pd e quelli eletti sotto le insegne del Movimento Cinque Stelle volano gli stracci perché non sono d’accordo su niente e hanno posizioni inconciliabili su temi di politica estera e sull’idea stessa di Europa.

Come si può immaginare che tutte queste contraddizioni, stimolate dal nuovo ordine mondiale che si sta creando, non incidano sugli assetti di politica interna in un Paese come l’Italia fortemente indebitato e con una sovranità ridotta? Trump gioca a isolare la Meloni dal resto del Vecchio Continente e a costruire nuovi schieramenti populisti in tutti gli Stati. Ha il potere di farlo, potendo anche contare sul controllo della Rete da parte di Elon Musk. E si sa che la circolazione delle informazioni nello spazio virtuale incide fortemente sulla libertà d’espressione, sulla formazione delle opinioni politiche e sui meccanismi di manipolazione del consenso.

Il centrodestra in Italia è unito sulla gestione del potere ma le sensibilità al suo interno sono destinate a distanziarsi sempre di più tra di loro. Probabilmente, se si tornasse al sistema elettorale proporzionale, ogni partito correrebbe per conto suo e si determinerebbero nuove alleanze diverse da quelle che ci sono ora. Soprattutto le forze minoritarie, cioè i piccoli partiti costretti a stare o di qua o di là pur di sopravvivere, sarebbero più liberi di preservare la loro identità e di non intrupparsi in modo forzato. Nell’era di Trump, quindi, anche la politica italiana sta cambiando pelle. Non si percepiscono nitidamente i contorni della nuova era ma si avverte lo scossone di un cambiamento epocale dagli esiti imprevedibili. Le prossime elezioni politiche, presumibilmente tra due anni e mezzo, potrebbero dunque avere contendenti molto diversi da quelli attuali.