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LITURGIA

La musica sacra: la grande assente

Nella lettera apostolica Desiderio Desideravi l’attenzione alla musica sacra e al canto si riduce a una parentesi, limitandosi a dire che sono aspetti da curare. In realtà, servirebbero cure drastiche, ma è il Vaticano il primo a dover agire. Da decenni è proposta al popolo una musica non degna della liturgia, mentre il gregoriano è messo da parte.

Ecclesia 06_07_2022

Il tema della musica sacra è uno di quelli di cui si parla molto, ma si fa poco, anzi pochissimo. Oramai da decenni assistiamo alla dismissione di gloriose istituzioni musicali che vengono ritenute non più adeguate per la presente liturgia. Ma se la presente liturgia pretende di fare a meno di patrimoni di bellezza messi su nei secoli, non dovremmo pensare che c’è qualcosa di veramente sbagliato nella mentalità di qualcuno. Cori, anche celebri, o vengono soppressi oppure “normalizzati”, cioè in pratica impossibilitati a cantare il gregoriano o la polifonia antica e moderna. Bisogna promuovere il canto popolare, senza pensare che c’era e ci dovrebbe essere ancora una chiara distinzione tra canto liturgico e canto popolare, ma a chi importa?

Nella Lettera Apostolica Desiderio Desideravi al punto 23 viene detto: “Intendiamoci: ogni aspetto del celebrare va curato (spazio, tempo, gesti, parole, oggetti, vesti, canto, musica, …) e ogni rubrica deve essere osservata: basterebbe questa attenzione per evitare di derubare l’assemblea di ciò che le è dovuto, vale a dire il mistero pasquale celebrato nella modalità rituale che la Chiesa stabilisce”. L’attenzione alla musica sacra e al canto si riduce a quella parentesi. Vanno curati…ma come? Perché di cure drastiche hanno bisogno ora che sono grandi malate. Visto che è evidente che non sono curate, ci vorrebbe forse una presa di posizione più drastica.

In fondo questo è pienamente in linea con l’interesse dimostrato per questi argomenti negli ultimi decenni. E questo si vede bene dal fatto che la maggior parte degli abusi partono proprio dall’uso di musica indegna della celebrazione. E i Vescovi, che dovrebbero vigilare, spesso si girano dall’altra parte e fanno finta di niente. Non è la musica che vuole il popolo? No, è la musica che subisce il popolo perché non conosce altro, non è stato educato alla vera musica liturgica, come il Papa chiede nell’ultimo documento e il Vaticano II prima di lui.

Eppure, malgrado parole di circostanza sull’argomento, anche da parte di questo Pontefice, non sono mai seguite azioni efficaci per una riforma della musica sacra che tenga a cuore la sua dignità. Se si vuole essere inflessibili, come vediamo con i tradizionalisti, lo si è. Ma come mai coloro che abusano la liturgia attraverso musica indegna non possono ascoltare simili parole di condanna per loro? Eppure questi sono molti di più.

Forse perché la situazione è talmente deteriorata che si è persa la speranza di poter fare qualcosa per cambiarla. Ma se non tentano dal Vaticano, altrove le persone di buona volontà potranno poco in questo senso. Se non c’è un incoraggiamento deciso e dei paletti da non superare, anche i pochi che non agiscono per timore potranno fare ben poco per migliorare la tragica situazione.