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LE RAGIONI DEL CULTO

La Misericordia? Dio chiama l’uomo ad abbandonarsi a Lui

Oggi si assiste a un travisamento del concetto di Misericordia, che non è un condono bensì richiede una vera conversione, nutrendosi dei sacramenti. Gesù chiese a santa Faustina di pregare per la conversione dei peccatori e confidare nelle infinite possibilità di perdono del Cuore di Dio, contro ogni scoraggiamento che viene dal demonio. Fiducia, affidamento, abbandono sono gli atteggiamenti che maggiormente glorificano Dio perché gli lasciano esprimere pienamente la Sua potenza in noi.

Ecclesia 28_04_2019

SPECIFICITÀ DEL CULTO DELLA DIVINA MISERICORDIA
Il culto della Divina Misericordia mira a stabilire nei cuori degli uomini la ferma fiducia nelle infinite possibilità di perdono del Cuore di Dio, contro ogni scoraggiamento, indifferenza, diffidenza. Allo stesso tempo, questa fiducia filiale deve alimentare l’amore verso i fratelli, che si esprime con la sollecitudine materiale e spirituale. L’amore per Dio e quello per i fratelli sono infatti inscindibili e correlati.[1]

Le nuove forme di culto che Gesù chiese tramite Santa Faustina esprimono precisamente questo duplice scopo: glorificare la Misericordia di Dio alimentando nei cuori l’amore filiale per il Padre celeste e promuovere la preghiera di intercessione per la conversione dei peccatori e la salvezza delle anime, specialmente dei moribondi. A queste pratiche, Gesù annette promesse di straordinaria portata: la salvezza delle anime dei peccatori, l’assistenza in punto di morte, la grazia della conversione, ecc. È tuttavia importante ribadire che, come sempre in questi casi, non si tratta di “formule magiche”: resta essenziale un sincero impegno di conversione da parte del fedele.

L'ABBANDONO IN DIO
Il culto della Divina Misericordia non costituisce una novità rispetto alla Rivelazione. Come ha recentemente scritto Benedetto XVI: “Se volessimo veramente sintetizzare al massimo il contenuto della fede fondata nella Bibbia, potremmo dire: il Signore ha iniziato con noi una storia d’amore e vuole riassumere in essa l’intera creazione. L’antidoto al male che minaccia noi e il mondo intero ultimamente non può che consistere nel fatto che ci abbandoniamo a questo amore. Questo è il vero antidoto al male. La forza del male nasce dal nostro rifiuto dell’amore a Dio. È redento chi si affida all’amore di Dio. Il nostro non essere redenti poggia sull’incapacità di amare Dio. Imparare ad amare Dio è dunque la strada per la redenzione degli uomini”.[2]

La Scrittura descrive l’amore di Dio per gli uomini come quello di uno sposo tenero e appassionato, di un padre saggio e buono il quale, anche quando castiga, lo fa solo per promuovere la maturazione del figlio e non certo per spietatezza o cattiveria.

Nell’omelia per la canonizzazione di Santa Faustina, istituendo la festa della Divina Misericordia, che da allora viene celebrata ogni anno nella domenica dopo Pasqua, San Giovanni Paolo II ha detto: “Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l’accesso alla sua intimità. […] Questo messaggio consolante si rivolge soprattutto a chi, afflitto da una prova particolarmente dura o schiacciato dal peso dei peccati commessi, ha smarrito ogni fiducia nella vita ed è tentato di cedere alla disperazione”.[3]

Solo la lettura integrale del Diario di Santa Faustina può trasmettere la grande ricchezza del messaggio della Divina Misericordia. Una pagina particolarmente accorata ci trasmette il fulcro delle richieste di Gesù, che riecheggiano quelle già fatte a Santa Margherita Maria Alacoque per istituire il culto del Sacro Cuore: “Il Mio Cuore è pieno di infinita Misericordia per le anime e soprattutto per i poveri peccatori. Oh! se riuscissero a capire che Io sono per loro il migliore dei Padri; che per loro è scaturito dal Mio Cuore Sangue e Acqua, come da una sorgente colma di Misericordia; che per loro dimoro nel tabernacolo e come Re di Misericordia desidero colmare le anime di grazie, ma non vogliono accettarle. Vieni almeno tu il più spesso possibile a prendere le grazie che essi non vogliono accettare e con ciò consolerai il Mio Cuore. Oh! quanto è grande l'indifferenza delle anime per tanta bontà, per tante prove d’amore! Il Mio Cuore è ripagato solo con ingratitudine e trascuratezza da parte delle anime che vivono nel mondo. Hanno tempo per ogni cosa; per venire da Me a prendere le grazie non hanno tempo. E perciò Mi rivolgo a voi, a voi, anime elette! Anche voi non comprendete l'amore del Mio Cuore? E anche qui è rimasto deluso il Mio Cuore. Non trovo il completo abbandono al Mio amore. Tante riserve! Tanta diffidenza! Tanta cautela!»[4].

Fiducia, affidamento, abbandono sono gli atteggiamenti che maggiormente glorificano Dio perché gli lasciano esprimere pienamente la Sua infinita potenza in noi.

Indifferenza o disperazione sono invece due estremi che corrispondono ad altrettante strategie messe in campo dal demonio per condurre le anime alla dannazione. In alcuni il diavolo infonde una falsa pace che porta a ignorare l’esigenza della conversione, in altri, viceversa, infonde lo scoraggiamento per produrre la disperazione finale della salvezza. Il culto alla Divina Misericordia vuole proporre l’antidoto a queste opposte tentazioni: un autentico amore filiale verso Dio.

NECESSITÀ DELLA CONVERSIONE
La fiducia che glorifica Dio è quella che scaturisce dalla presa di coscienza più veritiera su di sé: riconoscersi peccatori, bisognosi di perdono e allo stesso tempo maturare la consapevolezza della propria miseria e incapacità a compiere il bene. Davanti a un’anima che così si umilia e trepidante ricorre al proprio Salvatore, il cuore di Dio si commuove profondamente e concede non solo il perdono, ma un perdono sovrabbondante, come illustra la parabola del figliol prodigo.

Questa fiducia che si accompagna al pentimento e al desiderio di non peccare più è profondamente diversa dalla “fede fiduciaria” di Lutero, secondo la quale Dio considera l’uomo giusto senza richiedergli pentimento e conversione.

Scrive San Giovanni Paolo II nell’enciclica Dives in Misericordia: “Una così generosa esigenza di perdonare [da parte di Dio] non annulla le oggettive esigenze della giustizia. La giustizia propriamente intesa costituisce per così dire lo scopo del perdono. In nessun passo del messaggio evangelico il perdono, e neanche la Misericordia come sua fonte, significano indulgenza verso il male, verso lo scandalo, verso il torto o l’oltraggio arrecato. In ogni caso, la riparazione del male e dello scandalo, il risarcimento del torto, la soddisfazione dell'oltraggio sono condizione del perdono”.[5]

Si assiste invece oggi a un diffuso travisamento del concetto di Misericordia, secondo il quale il perdono incondizionato e l’illimitata capacità di perdono di Dio si tradurrebbero in una sorta di condono che cancella i peccati senza che sia necessaria da parte dell’uomo stesso alcuna forma di pentimento, ravvedimento o riparazione. Questo è in contrasto con la dottrina millenaria della Chiesa e con il Vangelo stesso: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.[6]

Nella stessa enciclica, San Giovanni Paolo II spiegava che l’uomo può porre un limite all’illimitata Misericordia di Dio con “la mancanza di buona volontà, la mancanza di prontezza nella conversione e nella penitenza, cioè il perdurare nell'ostinazione, contrastando la grazia e la verità”.[7]

MISERICORDIA E GIUSTIZIA
Dio ha creato l’uomo libero e, proprio in virtù dell’amore che gli porta, non potrebbe esercitare su di lui alcuna forza oppressiva.[8] Su di noi pesa la terribile responsabilità di questa libertà. Noi siamo liberi di compiere il male ma se lo facciamo incorriamo nella giustizia di Dio, che è veramente perfetta perché rende all’uomo il giusto, vale a dire la diretta conseguenza delle sue scelte. Tuttavia, «l'amore, per natura, esclude l'odio e il desiderio del male nei riguardi di colui al quale una volta ha dato in dono se stesso: “Nulla tu disprezzi di quanto hai creato”. Queste parole indicano il fondamento profondo del rapporto tra la giustizia e la Misericordia in Dio, nelle sue relazioni con l'uomo e con il mondo»[9]. Ecco perché è sufficiente che sorga nel cuore dell’uomo una piccola scintilla di pentimento affinché il cuore di questo Padre si commuova “fino alle viscere” e riversi sul peccatore pentito una sovrabbondanza di grazie. Questa è la Misericordia.

È fondamentale ricordare che i mezzi per accedere al perdono di Dio, che sono la Confessione sacramentale e il culto della Santissima Eucarestia, sono alla portata di tutti durante la vita terrena. Dopo la morte ci attenderà solo il giudizio. È erronea la convinzione che Dio perdoni dopo la morte.

LA MISERICORDIA E IL SANGUE DI CRISTO
Dal costato trafitto di Gesù sgorgarono sangue e acqua, gli stessi raggi che escono dal cuore dell’immagine di Gesù Misericordioso fatta dipingere da Santa Faustina [nella foto in alto il quadro originale, dipinto da Eugenio Kazimirowski; nella foto a fianco, la versione dipinta da Adolf Hyla come ex voto]. Non a caso Gesù chiede che la festa della Divina Misericordia sia istituita la prima domenica dopo Pasqua e che sia preceduta da una novena che inizia il Venerdì Santo. È il sacrificio di Cristo sulla Croce che ha soddisfatto la giustizia divina per tutti i peccati degli uomini. Senza di esso non vi sarebbe alcuna possibilità di salvezza per l’uomo peccatore. “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti”.[10]

I TRE PASTORELLI E SUOR FAUSTINA
Le rivelazioni di Gesù a Santa Faustina arrivano negli anni Trenta del ‘900, pochi anni dopo le apparizioni della Madonna a Fatima. C’è un legame innanzitutto storico tra i due eventi: come scrisse San Giovanni Paolo II nella sua omelia per la canonizzazione di Santa Faustina: “Coloro che ricordano, che furono testimoni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini, sanno bene quanto il messaggio della Misericordia fosse necessario”.[11]

L’altro legame è di carattere teologico: le apparizioni di Fatima instaurano il culto al Cuore Immacolato di Maria Santissima, quelle a suor Faustina si possono considerare come un’estensione e completamento della devozione al Sacro Cuore.

Il comune denominatore dei due messaggi risiede nel rivelarci quanto il Cielo abbia a cuore la salvezza di ogni anima: la Madonna invita alla conversione, alla penitenza e alla riparazione tramite la contemplazione del suo stesso Cuore di Madre, trafitto dalla cruda lancia del dolore della Passione. Gesù rinnova ancora una volta la dichiarazione d’amore per gli uomini invitandoli alla conversione e alla preghiera per poter accedere alla fonte infinita della Misericordia.

* Sacerdote e Carmelitano Scalzo

 

[1] Cfr. ad esempio: Mt 22, 37-40, Mt 5, 7, Mt 6, 12.

[2] Benedetto XVI, Corriere della Sera, 11 aprile 2019.

[3] S. Giovanni Paolo II, Omelia per la canonizzazione di Santa Faustina Kowalska, 30 aprile 2000.

[4] Dal Diario di Santa Faustina.

[5] S. Giovanni Paolo II, Enciclica Dives in Misericordia, 30 novembre 1980.

[6] Gv 20, 21-23.

[7] S. Giovanni Paolo II, Enciclica Dives in Misericordia, 30 novembre 1980.

[8] Cfr. Cardinale Robert Sarah, La forza del silenzio, n. 90.

[9] S. Giovanni Paolo II, Enciclica Dives in Misericordia, 30 novembre 1980.

[10] Is 53, 5.

[11] S. Giovanni Paolo II, Omelia per la canonizzazione di Santa Faustina Kowalska, 30 aprile 2000.