La Madonna del Rosario secondo il genio di Caravaggio
Anche il Merisi si cimentò nella raffigurazione della Madonna del Rosario, dipinto oggi custodito a Vienna. La scena è illuminata tramite una fonte di luce esterna alla cornice. San Domenico mostra le corone ricevute dalla Beata Vergine mentre san Pietro Martire si rivolge ai fedeli, indicando in Maria e Gesù l’unica via percorribile per giungere al proprio compimento
Michelangelo Merisi, Madonna del Rosario, Vienna – Kunsthistorisches Museum
“Le generazioni ti proclamano beata, tutto il popolo intesse le tue lodi” (Canto al Vangelo)
La devozione verso il Santo Rosario, si sa, si sviluppò grazie all’apparizione della Vergine a san Domenico di Guzman che agli inizi del Duecento ricevette dalle mani di Maria la Corona da recitare per proteggere l’umanità contro l’allora dilagante eresia catara. L’iconografia della Madonna del Rosario è, tuttavia, più tarda e risale alla fine del Quattrocento quando cominciarono a diffondersi le confraternite laiche a Lei intitolate. La sua fortuna conobbe, poi, un notevole incremento dopo la vittoria riportata dai cristiani nella battaglia di Lepanto del 1571, il cui esito favorevole fu universalmente attribuito all’intercessione di Maria.
Caravaggio si cimentò con questo richiestissimo soggetto durante il soggiorno napoletano, dopo la rocambolesca fuga da Roma e prima della partenza per Malta. Non essendoci una documentazione al riguardo, a tutt’oggi aleggia una sorta di mistero sul committente dell’opera: secondo l’ipotesi più accreditata, sarebbe da identificare in Luigi Carafa-Colonna, nipote di quel Marcantonio che aveva partecipato al fatidico conflitto navale e che è riconoscibile nel personaggio inginocchiato sulla sinistra della tela, accanto alla colonna simbolo dell’aristocratica casata. Se così fosse, il dipinto sarebbe stato realizzato per la cappella di famiglia nella chiesa di San Domenico Maggiore, dove, però, non fu mai collocato essendo finito presto in mano a dei mercanti che lo portarono, infine, nelle Fiandre.
Un drappo di un rosso intenso, e molto caravaggesco, funge da sfondo ai vari personaggi disposti seguendo le linee di una composizione piramidale di cui la Vergine e il Bambino rappresentano l’apice. Come sempre accade, il Merisi illumina la scena tramite una fonte di luce esterna alla cornice, che rischiarando tangenzialmente le figure le fa sapientemente emergere dal buio, accentuando la potenza espressiva della gestualità di ciascuna.
I religiosi domenicani - qui rappresentati dal padre fondatore dell’Ordine e da san Pietro Martire, individuato dalla profonda ferita sulla testa, causa della sua atroce morte - svolgono il ruolo di intermediari tra la Vergine e i questuanti. Gli abiti umili e i piedi scalzi dei tre uomini, della donna e del bambino, inginocchiati, imploranti, al cospetto di Maria, dicono della fragilità della natura umana che dipende in tutto e per tutto dalla grazia di Dio. Ecco, allora, che Domenico mostra loro le corone ricevute dalla Madonna mentre san Pietro, dall’altro lato, si rivolge ai fedeli, indicando nella Madre e nel Figlio l’unica via percorribile per giungere al proprio compimento.
Il gesto di Maria, che non lascia dubbi sulla risposta data a Domenico, è semplice ma perentorio. Tanto quanto è dolce lo sguardo di Gesù che, abbracciato alla Sua Mamma, invita ciascuno di noi ad accogliere, e seguire, la materna esortazione.