La guerra dell'aborto, la lezione che ci arriva dalla Polonia
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La sconfitta in Parlamento del tentativo di depenalizzare l'assistenza all'aborto dimostra che, malgrado la deriva totalitaria e anti-cristiana del governo voluto dalla UE, quando Chiesa e società difendono lo spirito del popolo è possibile cogliere importanti vittorie politiche.
Il ritorno ad un regime totalitario e anticristiano in Polonia è tutt’altro che frutto di fantasie e complottismi. Chiari segnali di come il governo di centro-sinistra polacco, guidato da Donald Tusk e fortemente voluto e promosso da Bruxelles, stia trasformandosi in un regime totalitario, oltre alla gravissima persecuzione contro padre Michal Olszewski descritta sul nostro giornale, sono evidenti nei continui tentativi del governo di imporre l’aborto, violazione radicale di ogni diritto umano e di evidenza scientifica.
Tuttavia, le opposizioni politiche, sociali e della Chiesa cattolica dimostrano un alto grado di vivacità e coerenza, frutto dello spirito e della cultura di un popolo che ha sempre lottato e manifestato pubblicamente in difesa della propria identità cattolica contro tiranni e regimi di ogni epoca.
Venerdì scorso 12 luglio abbiamo avuto l’ultima prova della coerenza e determinazione polacca con la sconfitta del primo ministro polacco Donald Tusk e del suo governo, quando una maggioranza trasversale nel Parlamento ha respinto il disegno di legge che avrebbe allargato le maglie della legge antiaborto: 218 legislatori hanno votato contro la depenalizzazione dell'assistenza all'aborto, 215 hanno votato a favore e due si sono astenuti, anche se i partiti di maggioranza dovrebbero contare su 243 parlamentari. Rimane dunque in vigore la previsione attuale, per la quale coloro che sono stati giudicati colpevoli di aver aiutato un aborto rischiano fino a tre anni di carcere.
Il premier Tusk, “cattolico e popolare” con il suo gruppo parlamentare “Coalizione Civica” e le sinistre hanno sostenuto il disegno di legge. Sono stati 24 i parlamentari del “Partito popolare polacco agrario” che, seppur parte della coalizione, hanno votato contro l’emendamento del governo e consentito, con le opposizioni, il mantenimento delle norme attuali. La liberalizzazione dell’aborto è un elemento chiave del programma di Tusk, richiesta esplicita delle sinistre e “opportunità” politica per assecondare le proteste delle femministe, le richieste delle autorità istituzionali europee e gli interessi delle grandi multinazionali dell’omicidio dell’innocente.
Le reazioni al voto di venerdì sono state chiarissime: i parlamentari della sinistra di Lewica hanno ribadito che ripresenteranno la riforma legislativa fino a quando non sarà adottata; sull'altro fronte, il Presidente della Repubblica Andrzej Duda aveva già ribadito il 10 luglio con un messaggio “erga omnes” che avrebbe messo il veto ad ogni tentativo di liberalizzazione dell’aborto o annacquamento delle leggi attuali che limitano fortemente l’omicidio dell’innocente.
Su questa questione cruciale lo scontro è totale. C’è solo da ricordare come il ministero della Salute polacco già lo scorso 10 giugno, giorno successivo alle elezioni europee, aveva ceduto alle pressioni delle multinazionali produttrici delle pillole abortive e consentito alle farmacie, di cui è fornita mappa interattiva dal ministero della Salute, di fornire alle donne la pillola del giorno dopo senza richiedere la prescrizione del medico. Si tratta di una misura amministrativa introdotta dal governo in risposta al veto presidenziale di Andrzej Duda contro un disegno di legge che avrebbe introdotto la contraccezione d'emergenza senza prescrizione medica.
Negli ultimi mesi diverse manifestazioni a favore della vita del concepito, a supporto della maternità e contro la pervicace volontà di Donald Tusk e del suo governo di liberalizzare l’aborto, attentare alla cultura e valori cristiani ed imporre i nuovi dogmi LGBTIQI+, si sono moltiplicate nelle strade e piazze polacche. Il14 aprile decine di migliaia di persone e famiglie avevano marciato a Varsavia per protestare contro la proposta del governo di liberalizzare l’aborto entro la 12ma settimana, mentre la Chiesa cattolica polacca aveva invitato ad una giornata di preghiera "in difesa della vita concepita".
Il 16 giugno scorso, per la diciannovesima volta, era stata invece organizzata l'annuale Marcia della Vita e della Famiglia, quest'anno con lo slogan "Uniti per la vita, la famiglia e la patria", con il patrocinio e sostegno reale della Conferenza Episcopale Polacca (KEP). In ben 16 città, tra cui la capitale Varsavia, si erano svolte marce e manifestazioni molto partecipate per esprimere opposizione ai piani del governo di liberalizzare la legge sull'aborto, introdurre le unioni civili tra persone dello stesso sesso ed espandere le norme bavaglio sull’incitamento all'odio.
L’esempio polacco dimostra che, quando Chiesa e popolo laico difendono, senza le ambiguità italiche, i principi non negoziabili, a partire da quello della vita del concepito, i parlamentari possono anche unirsi e riportare vittorie importanti, nonostante la preoccupazione di un ritorno ai sistemi repressivi e anti cristiani del regime comunista, stavolta sotto le mentite spoglie popolari e liberalsocialiste.