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MESTIERI & LETTERATURA / 17

La grandezza del prete da padre Brown a don Camillo

Oltre alle luminose figure di sacerdoti realmente esistiti ed esistenti, ve ne sono altri che nonostante la finzione letteraria hanno parlato al cuore dei lettori. Tra loro il prete-investigatore nato dalla penna di Chesterton e l'irruento parroco della Bassa protagonista (con l'amico-avversario Peppone) dei racconti di Guareschi.

Cultura 16_01_2023

La storia del sacerdote francese Gian Maria Vianney ha ispirato tanti scrittori. Tra questi Gilbert Chesterton (1874-1936), una delle più acute menti del secolo scorso, definito anche il filosofo sorridente.

Lo scrittore inglese mostrava una grande capacità di diventare amico di chi incontrava, sapendo ascoltare la posizione altrui con rispetto, mai venendo meno però alla grandezza non sua, ma della verità. In lui c’era la coscienza che il male altrui non è altro che il male che noi tutti possiamo compiere.

Dalla sua penna nacque il personaggio di un piccolo prete dell’Essex, dall’aspetto semplice ed insignificante, dal volto quasi inespressivo, dotato, in realtà, di viva intelligenza, che nasconde un grande segreto che gli permette di scoprire il colpevole dei crimini che avvengono nel paese:

Io non cerco di guardare l’uomo dall’esterno, cerco di penetrare nell’interno dell’assassino […]. Anzi, molto di più, non vi pare? Sono dentro un uomo. Io vi sono sempre dentro e gli muovo le braccia e le gambe, ma aspetto di essere dentro un assassino, attendo finché penso i suoi stessi pensieri e lotto con le sue stesse passioni, […] finché vedo il mondo con i suoi occhi torvi iniettati di sangue.

Conoscere il male altrui è capire anche il proprio male, quel male di cui noi tutti siamo capaci. Padre Brown è convinto che nessun uomo possa essere considerato buono se non conosca la propria malvagità o quella in cui potrebbe cadere. Ciascuno di noi non è poi così lontano dai criminali che non sono  «scimmie in una foresta lontana mille miglia».

            Quel prete che investiga seguendo tracce ed indizi, avvalendosi della ragione, crede fermamente che ci sia la possibilità di redenzione per ciascuno. Il suo obiettivo non è trovare il colpevole per portarlo in galera, ma per indurlo alla conversione. Per ognuno c’è sempre la possibilità della salvezza:

C’è alle spalle di ognuno di noi un abisso di luce, più accecante e insondabile di qualsiasi abisso di oscurità; è l’abisso dell’attualità, dell’esistenza, del fatto che le cose ci sono davvero e che a noi stessi risulta incredibile e talvolta siamo quasi increduli di essere reali. È il fatto fondamentale dell’essere, come opposto al non essere (Chesterton).

Che ne pensa un investigatore come lui dei miracoli? «Il fatto più incredibile nei miracoli è che accadono veramente» (da «La croce azzurra»). Se gli altri investigatori si avvalgono spesso di una scienza asettica che ostenta una disciplina sempre più specialistica e distaccata, padre Brown utilizza un metodo infinitamente più potente e perspicace: ripartire dall’umano. Chesterton fu ammirato da molti scrittori da Lewis e da Tolkien, da Calvino e da Guareschi.  

A distanza di millecinquecento chilometri Giovannino Guareschi (1908-1968) raccontava storie vive, che risentivano dello stesso cristianesimo incarnato di cui era testimone Chesterton.  Sono ambientate in un pezzo di terra bagnato dal Po, in un arco di tempo nel Secondo dopoguerra, tra gente comune, partiti politici, una chiesa e tre personaggi fondamentali: il curato don Camillo che litiga in continuazione, ma senza odio, con il sindaco comunista Peppone, arrivando alla fine ad un accordo sulle cose essenziali; il crocifisso che parla con il prete.

Se si ha un punto di riferimento a cui guardare e si ha a cuore il bene proprio e dell’altro, pur negli interessi di parte, allora, si può ripartire, anche e soprattutto dal proprio male e dal quotidiano. C’è, però, una coscienza sottesa a questo modo di guardare e concepire la realtà, la coscienza che tra due persone, pur se nemiche e avversarie, c’è sempre e comunque una terza persona: Cristo.

Le storie narrate da Guareschi sono ordinarie, ma possono capitare in mezzo a queste storie ordinarie cose che altrove non succedono. In quella fetta di terra tra il fiume e il monte Guareschi spiega che «tira un’aria speciale che va bene per i vivi e per i morti». Qual è il segreto della carica entusiastica che trasmette la lettura delle storie di Brescello? La certezza di un destino buono destinato a tutti noi che anima Guareschi e che pervade la favola vera raccontata.

In un dialogo con il crocifisso don Camillo mostra pessimismo e delusione per come stiano andando le vicende storiche e per la malvagità che gli uomini dimostrano. Il crocifisso allora lo interroga con tono di rimprovero: «Al­lora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?». Il prete replica che non è sfiduciato, ma che nell’epoca contemporanea è davvero difficile comunicare e testimoniare la fede, perché oggi «la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pu­dore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere».

L’uomo sta andando incontro all’autodistruzione, sostiene il curato, sta annientando quanto ha generato in tanti millenni e sta ritornando ad essere «il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne». Don Camillo allora chiede al crocefisso che cosa si possa fare in questa situazione. Con il sorriso Cristo risponde che bisogna salvare il seme, quando l’acqua esce dall’alveo e sommerge le terre.

Una volta che l’acqua sarà rientrata nel letto del fiume e il sole avrà asciugato la terra, il contadino potrà ancora gettarlo «sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. […] Bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta».