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Libertà religiosa

La famiglia di un Pastore minacciata in Pakistan

Un vicino di casa musulmano ha ingiunto al Pastore di smettere di pregare in casa insieme ai famigliari usando toni offensivi e minacciosi

Il governo del Pakistan esorta la popolazione, che è quasi tutta musulmana, a considerare i cristiani una parte viva e preziosa del paese, esprime apprezzamento nei confronti dei cristiani e lo dimostra presenziando anche alle loro feste religiose. Ha dichiarato festività nazionale la domenica di Pasqua. La costituzione riconosce la libertà di culto. Tuttavia una parte dei pakistani, influenzati dagli estremisti islamici, continuano a trattare con disprezzo i cristiani a discriminarli, a infierire su di loro, contando sul fatto che a livello locale autorità e forze dell’ordine spesso sono poco motivate a tutelare i diritti dei cristiani e a sanzionare chi li viola. Di recente ne ha fatto esperienza una famiglia cristiana che vive a Haq Bahu, nell’area di Faisalabad, nella provincia del Punjab. La mattina del 25 maggio un Pastore, Victor George, ha riunito come di consueto i famigliari per pregare con loro, nella cappella di casa. Poche ore dopo un musulmano che abita nella stessa via, Muhammad Naseer, è andato a lamentarsi e a intimargli di smettere di pregare o avrebbero fatto la fine degli abitanti di Gojra. La minaccia è grave. A Gojra, un villaggio situato anch’esso nel Punjab, nel 2009 centinaia di musulmani – sembra più di mille – hanno attaccato la comunità cristiana dopo che si era sparsa la voce che alcuni cristiani avevano profanato delle pagine del Corano. Nonostante che le autorità locali avessero subito smentito il fatto, la rabbia è esplosa. Armati di bastoni e pietre, i musulmani hanno attaccato, saccheggiato, dato alle fiamme e distrutto chiese e case. Si sono accaniti persino sul cimitero cristiano. Nell’incendio di una abitazione sono morti bruciati vivi quattro donne, un uomo e un bambino. Il ricordo delle violenze subite è rimasto indelebile nei sopravvissuti, consapevoli che basta poco perché simili episodi estremi di intolleranza si ripetano. All’origine dell’intimazione alla famiglia  del Pastore c’è un passato di ostilità nei suoi confronti da parte di Naseer, ma mai così violenta. L’uomo ha usato toni aggressivi, ha insultato i famigliari davanti ai bambini, li ha spaventati tanto che le figlie del Pastore hanno proposto di smettere di pregare a casa e recarsi a farlo in chiesa.