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"NUOVI DIRITTI"

La famiglia arcobaleno imposta dall'Ue

Omogenitorialità e maternità surrogate vengono, non solo sdoganate, ma imposte agli Stati membri. È questo il senso della proposta di regolamento europeo avanzata dalla Commissione UE. I parlamenti nazionali avranno diritto di difendersi, in nome della sussidiarietà. Ma c'è il trucco del regolamento transfrontaliero. 

Famiglia 08_12_2022
Bandiere UE e arcobaleno

Con due proposte della Commissione, si azzerano (di fatto) le competenze dei singoli Stati e i diritti di famiglie, genitori e figli naturali, si riconosce la maternità surrogata e, per altro verso, si rafforzano e omogeneizzano gli organismi per l’eguaglianza nei paesi europei, potenziandone il  controllo (sulla dissidenza). Partiamo dalla prima proposta. I genitori dello stesso sesso e i loro figli (naturali, adottati o surrogati) dovrebbero essere riconosciuti automaticamente come una famiglia in tutti gli Stati membri dell'Unione europea, questo è il principio fondamentale al centro della proposta di ‘Regolamento’ presentata dalla Commissione Ue, con la scusa di  armonizzare le norme di diritto internazionale privato sulla genitorialità nell’interesse superiore del bambino.

La proposta di regolamento europeo è stata presentata ieri a Bruxelles dai Commissari Věra Jourová, Vice-Presidente con la delega ai Valori e Trasparenza (“è impensabile che chi è genitore in uno Stato membro non sia riconosciuto come tale in un altro Stato membro: alcuni figli rischiano così di non avere accesso ai loro diritti”), e Didier Reynders, Commissario alla Giustizia (“Tutti i figli dovrebbero godere degli stessi diritti, indipendentemente dal modo in cui sono stati concepiti o sono nati e dal tipo di famiglia”).

Diciamo subito che la proposta presentata dalla Commissione non è un atto politico serio, è una vera e propria pericolosa opera di distrazione di massa, buttata nel dibattito europeo per far dimenticare l’irresponsabilità dimostrata dalla Commissione nell’affrontare la crisi energetica (si vedano le lacunose e superficiali proposte presentante sinora), sulla crisi migratoria (al di là della Conferenza sui Balcani dei giorni scorsi, manca una qualsiasi seria proposta di tutela dei confini del sud e del Mediterraneo e su redistribuzione o ricollocamenti comuni), sulla crisi sociale ed economica (con la sola eccezione delle stravaganti scelte di avanguardismo ambientalista). Il Regolamento proposto (regolamento del Consiglio) che introduce l’equipollenza tra matrimonio e famiglia naturale e tutte e altre unioni (dello stesso sesso ma, in un prossimo futuro, anche poliamorose e trans), oltreché porre sullo stesso piano (con un nuovo certificato di genitorialità europea) la filiazione naturale e quella surrogata, quindi derivata da forme di schiavitù e mercantilismo verso il bambino e la sua mamma naturale, dovrà seguire una procedura lunga e complessa e deve essere approvato dal Consiglio europeo dei 27 capi di governo, previa consultazione con il Parlamento.

I parlamenti nazionali, incluso quello italiano, potrebbero avere la possibilità di esprimere un parere importante (meccanismo di controllo della sussidiarietà). L’escamotage usato dalla Commissione è chiaro, si riconosce che il diritto sostanziale in materia di famiglia, compreso lo status giuridico delle persone, è di competenza degli Stati membri, tuttavia, ci si arroga il diritto di adottare misure in materia di diritto di famiglia con implicazioni transfrontaliere ai sensi dell'articolo 81, paragrafo 3, del TFUE, come ad esempio misure volte a facilitare che, una volta stabilita la genitorialità in uno Stato membro, questa sia riconosciuta in tutti gli altri Stati membri. Così, nei fatti, la competenza nazionale su queste materie verrà sempre superata e bypassata dal regolamento europeo, qualora fosse approvato. Si interviene a favore della europeizzazione della famiglie multicolore, indirettamente della maternità surrogata, di fatto legittimandone il ‘mercato’ di schiavitù e esseri umani.

Non deve stupire la analogia dei contenuti e dei tempi con la proposta dei Dems americani, approvata dal Senato, da noi descritta su La Bussola e in discussione in questi giorni alla Camera: la distruzione della famiglia naturale e della dissidenza è un pilastro del nuovo progetto anticristiano globalista. Nessuna novità il sostegno alla proposta da parte della Presidente della Commissione. La Presidente Von der Leyen, lo abbiamo descritto più volte su La Bussola, dal 2020 (Lettera ad ILGA) ha sempre ribadito sinora il proprio impegno personale e quello della Commissione a favore delle ‘famiglie’ arcobaleno’ , i diritti LGBTQI+ in tutti i paesi della Unione Europea e più volte, si è apertamente schierata contro quei Paesi, Polonia in primis (ed Ungheria) che adottavano misure a favore di matrimonio e famiglie naturali.

Ieri stesso, la Commissaria Helena Dalli ha descritto una seconda importante (ed inquietante) coppia di proposte approvate dalla Commissione per rafforzare gli organismi di eguaglianza, in particolare la loro indipendenza, le loro risorse e i loro poteri, in modo che possano combattere più efficacemente la discriminazione in Europa. “Gli organismi per la parità sono essenziali per assistere le vittime di discriminazione e per garantire che la legislazione dell'UE sulla non discriminazione sia attuata sul campo. Questa nuova legislazione garantirà che gli organismi di parità possano esprimere tutto il loro potenziale. Proteggerà meglio le vittime di discriminazione e contribuirà alla prevenzione della discriminazione”, si legge nella scheda descrittiva dei provvedimenti. Le differenti forme organizzative e norme sull’eguaglianza inducono la Commissione e la grande paladina dei diritti LGBTI e dell’aborto Helena Dalli a “propone una serie di norme vincolanti” per rafforzare il ruolo e l'indipendenza degli organismi di parità, potenziandone le competenze, i poteri, i budget ed un miglior coordinamento nel far rispettare i le iniziative e gli impegni di non discriminazione europei. La stessa Dalli ha descritto, su Euractiv, il potenziamento dei nuovi organismi importante per la “condivisione delle conoscenze... la raccolta dei dati sull'uguaglianza... il monitoraggio... e  promuovere il progresso a medio termine verso società coese basate sull'equità e sull'inclusione”. Tutto chiaro? Ora la parola ai Capi di Stato europei.