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ABBIAMO VISTO IL FILM CONTESTATO

La Bella, la Bestia e la scena gay: usare con cautela

Dopo le polemiche sul remake de La bella e la bestia siamo andati a vedere qual è la scena gay incriminata. Non c'è alcun bacio omo, ma una scena finale per stessa ammissione del regista palesemente gay friendly. La Disney sembra così cedere alle pressioni di certe lobby Lgbt che l'avevano rimproverata. 

Cinema e tv 23_03_2017
Il personaggio gay de La Bella e la bestia

Come era nelle previsioni La Bella e la Bestia, il nuovo film della Disney diretto da Bill Condon, al botteghino è già un successo: quasi sette milioni di euro in Italia nel suo primo week-end, 170 milioni di dollari negli Stati Uniti ai quali vanno aggiunti 180 milioni di dollari di incasso mondiale. In Italia il film (distribuito in 800 copie) ha conquistato anche il primato di miglior esordio nel 2017 con 980mila spettatori in cinque giorni. 

Però il discorso su La Bella e la Bestia (remake live-action del cartone animato del 1991) non verte sui numeri, ma sui contenuti, dopo una dichiarazione del regista che, in un’intervista al magazine inglese Attitude, aveva definito una scena finale “un momento bello ed esclusivamente gay”: il film è un obolo alla lobby LGTB? Di cosa si tratta esattamente?

Diciamo subito che non c’è alcun bacio omosessuale, come qualcuno aveva scritto. Sul finale c’è un ballo, un frame veloce, tra due uomini; e c’è soprattutto Le Tont che – agli occhi di un adulto - è palesemente omosessuale e innamorato dell’amico Gaston, il belloccio cattivo. Due scelte che il regista avrebbe potuto risparmiarsi, perché non aggiungono nulla a un film praticamente perfetto, nella sceneggiatura, nelle musiche, nell’ambientazione. C’è da dire che Bill Condon rispetto alla versione originale ha fatto dei cambiamenti: La Bella e la Bestia è un romanzo francese pubblicato nel 1970 scritto da una donna, Gabrielle Suzanne de Villeneuve. Belle non era la figlia di un inventore strampalato (come vuole la versione 2017) ma la figlia di un re e di una fata rapita dalla Bestia. E Le Tont, naturalmente, non era omosessuale.

Molti genitori, anche su internet, si chiedono se portare i bambini a vederlo. Forse la risposta più corretta è: sì se accompagnati da mamma e papà, anche se bisogna mettere un argine preciso per proteggerli. Sì anche se vederlo non è un diktat. Sì perché gli occhi di un bambino, attirati soprattutto da orologi parlanti, tazze ballerine, candelabri canterini e una panciuta cassettiera che combatte travestendo da donna chi le si para davanti, non colgono quello che invece colgono gli occhi smaliziati degli adulti. I bambini sono in grado di intuire che, uno dei tre ceffi che scappano vestiti da donna, ha un atteggiamento effeminato e se ne va sculettando? Nella memoria dei bambini resteranno impressi i lupi che vogliono azzannare il papà di Belle di notte nel bosco pauroso e le canzoni. Ogni genitore conosce i propri figli, potrà decidere e, se lo ritiene opportuno, andare in avanscoperta. 

Bisogna capire - lo si vedrà presto - se questo film apre una tendenza nella Disney (“Quanto putiferio per una cosa normale” ha titolato una rivista americana) o se gli ammiccamenti sono soprattutto una trovata pubblicitaria (dopo la dichiarazione del regista i click sul trailer sono schizzati alle stelle, 128 milioni di visualizzazioni nelle prime 24 ore). Bill Condon ha spiegato che Le Tont “un giorno vuole essere Gaston, il giorno dopo vuole baciarlo. E’ confuso su quello che vuole. Ma in senso più ampio credo che sia importante celebrare l’amore in tutte le forme possibili. Siamo nel 2017, dobbiamo parlare al mondo in cui viviamo e sono contento che la Disney abbia supportato questa idea”. 

La Disney vuole inviare un messaggio in tutti i Paesi e ai bambini del mondo secondo il quale l’amore omosessuale è normale e naturale, o pensa soprattutto al botteghino? Le Tont sarà il primo di una serie di personaggi dei cartoon diventati improvvisamente omosessuali? I sette nani faranno l’occhiolino al gender?

Sembra che la Disney con questo film abbia replicato alle dure critiche dell’associazione Glaad (e non solo) che l’aveva accusata di non avere nelle sue produzioni rappresentanti LGBT. Una risposta alle nostre domande la dà Matt Cain, redattore capo di Attitude. Soddisfatto per la svolta gay friendly della Disney ha scritto: “E’ solo il primo passo verso la creazione di un mondo cinematografico che riflette quello che viviamo ora. Ce n’è voluto di tempo, ma questo è il verso giusto e mi congratulo con una Disney intenzionata a cambiare gli atteggiamenti sociali e che punta al progresso”.