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sciacallaggio giornalistico

La barbarie di un libro costruito su chat rubate

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Il volume del giornalista del Fatto che ha rivelato chat di esponenti di FdI contro il Salvini non è buon giornalismo perché finisce per turbare il clima politico e per violare la privacy dei protagonisti e la Costituzione. 

Politica 08_02_2025

Ogni volta che nel giornalismo si raggiunge un livello ragguardevole di degrado dei costumi la speranza è che si sia toccato il fondo. Purtroppo, però, a distanza di tempo la realtà regala punti ancora più bassi di svilimento della dignità professionale. Tanto si può dire a proposito del libro scritto da Giacomo Salvini, giornalista del Fatto Quotidiano, che non si è fatto alcuno scrupolo nel pubblicare chat riservate, ed evidentemente ricevute da qualche delatore o comunque carpite con l’inganno, che documentano scambi di opinioni (e di insulti) tra esponenti del centrodestra.

Sarebbe bello interpellare l’autore del libro e chiedergli come reagirebbe lui se qualcun altro pubblicasse, a sua insaputa, le conversazioni intrattenute in una chat di gruppo con altri interlocutori. Ma probabilmente la risposta sarebbe la solita, qualunquistica e irritante: «Non avrei alcun problema, non ho nulla da nascondere».

La verità è che neppure Giorgia Meloni e gli altri protagonisti di queste chat rubate avrebbero nulla da nascondere perché nella sfera delle confidenze private ciascuno di noi scrive cose delle quali magari poi si pente poco dopo o che riflettono umori superficiali e momentanei. Ecco perché nessuno dovrebbe leggerle. Lo dice anche la Costituzione, che tutti a parole dicono di voler difendere ma che nei fatti spesso calpestano. Quale altro significato si potrebbe infatti attribuire all’art.15, che definisce inviolabile la libertà e la segretezza della corrispondenza e delle comunicazioni?

Eppure c’è chi può costruire addirittura un libro sul chiacchiericcio scomposto che si sviluppa in una chat di gruppo di WhatsApp tra leader politici. Il libro di Giacomo Salvini, giornalista del Fatto Quotidiano, appena uscito, ha sollevato un polverone mediatico rivelando contenuti scottanti di una serie di chat tra esponenti di Fratelli d’Italia, in particolare legate alla figura di Giorgia Meloni, e risalenti a un periodo antecedente alla vittoria elettorale del 2022. Le conversazioni, per lo più private, riguardano commenti pesantemente denigratori nei confronti di Matteo Salvini, il leader della Lega, che viene addirittura definito “bimbominkia”, un termine che ha subito suscitato polemiche e interrogativi sulla natura della politica italiana e dei suoi protagonisti.

In questi scambi, che sono stati intercettati e successivamente riportati nel libro, si evince un clima di grande frattura tra Lega e Fratelli d’Italia. Tra il 2019 e il 2021 le posizioni politiche erano decisamente lontane tra le due forze. Se, infatti, la Lega di Salvini manteneva una linea più orientata alla critica e all’opposizione, spesso in rotta con le scelte di Mario Draghi, Fratelli d’Italia sembrava mantenere una postura di contenuto sostegno, ma con toni e strategie differenti, sempre però con un certo scetticismo nei confronti della politica economica e sociale attuata dal governo.

Il contenuto delle chat in questione è senza dubbio dirompente, poiché mette in luce non solo le divergenze politiche tra le due forze, ma anche l'atteggiamento apertamente dispregiativo verso Salvini, che fino ad allora era considerato un pezzo fondamentale della coalizione di centrodestra. Il termine “babbominkia” e le critiche nei suoi confronti non sono solo uno sfogo personale, ma sono il sintomo di una tensione ben più profonda tra i due partiti. All’interno di quelle conversazioni, si leggono attacchi alla leadership della Lega, con Fratelli d’Italia che sembrava prefigurarsi come una realtà politica capace di ritagliarsi un ruolo dominante, soprattutto in vista delle elezioni politiche del 2022, un contesto in cui la competizione tra i due schieramenti si sarebbe ulteriormente acuita.

La differenza di approccio verso il governo Draghi, con Fratelli d’Italia che stava posizionandosi come partito dell'opposizione, anche se con una forma di opposizione più politica che istituzionale, e la Lega che aveva avuto difficoltà a mantenere un equilibrio tra il sostegno al governo e le esigenze della propria base elettorale, è fondamentale per comprendere la natura di quelle conversazioni. Le chat rivelano come la coalizione di centrodestra fosse sostanzialmente frammentata e animata da rivalità interne.

Queste rivelazioni hanno inevitabilmente scatenato una serie di reazioni in tutta la politica italiana. Da un lato, i sostenitori di Matteo Salvini e della Lega hanno visto in queste chat un attacco gratuito alla sua leadership, ritenendo che le offese fossero inopportune e dannose, non solo per il partito, ma anche per l’intera coalizione di centrodestra. Dall’altro, i sostenitori di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia hanno cercato di minimizzare le polemiche, sostenendo che tali conversazioni riflettessero semplicemente le dinamiche interne alla politica di quell’epoca, un gioco di potere e di posizionamento che fa parte della normalità della politica italiana.

Il contesto pre-elettorale che queste chat rispecchiano è decisivo, poiché mette in evidenza non solo la competizione politica tra due partiti della stessa area, ma anche il delicato equilibrio che Fratelli d’Italia stava cercando di costruire in vista delle elezioni politiche del 2022.

Il volume di Giacomo Salvini non può certo considerarsi un esempio di buon giornalismo e di correttezza dell’informazione perché, carpendo, raccogliendo e pubblicando confidenze private e prive di notizie di reato, finisce per turbare strumentalmente il clima politico e per violare la privacy dei protagonisti. Ciascuno di noi ha il diritto di poter esprimere le opinioni e i giudizi che vuole al telefono o nei canali online, con la certezza di non essere spiato. Pubblicare i contenuti di queste conversazioni private è una violazione della privacy e Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del consiglio e uomo di fiducia della Meloni, che ne esce malissimo in quanto appare un accanito censore di Matteo Salvini, che apostrofa con epiteti irriverenti come “bimbominkia”, farebbe bene a denunciare Giacomo Salvini e a pretendere di conoscere la provenienza di quelle informazioni, tese a destabilizzare il quadro politico e a indebolire il governo.