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Masochismo tedesco

Kiev fa esplodere i Nord Stream e Berlino raddoppia gli aiuti

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La Germania annuncia lo stanziamento di 8 miliardi all'Ucraina proprio mentre un'inchiesta attribuisce a servizi segreti e vertici militari ucraini la paternità dell'attacco ai gasdotti. Un paradosso geopolitico.

Esteri 20_11_2023
(AP Photo/Markus Schreiber, File) LP

Tra i tanti paradossi della guerra in Ucraina che vede l’Europa schierata contro sé stessa e i propri interessi economici e strategici, la Germania, un tempo “locomotiva d’Europa”, ha stabilito ogni record di masochismo geopolitico annunciando il raddoppio degli aiuti militari all’Ucraina nel 2024 (da 4 a 8 miliardi di euro) proprio nel giorno in cui un’inchiesta di Washington Post e Der Spiegel ha rivelato il ruolo dei servizi segreti e dei vertici miliari di Kiev nell’attacco dinamitardo subacqueo nel Mar Baltico ai gasdotti Nord Stream esplosi il 26 settembre 2022.

A coordinare l’operazione terroristica (chiamiamola col suo nome) sarebbe stato Il colonnello Roman Chervinsky, ufficiale delle forze speciali ucraine che aveva operato sia nei ranghi dell’intelligence militare che in quelli dei servizi di sicurezza interna (SBU) e, secondo la ricostruzione, l’ufficiale dipendeva direttamente dal generale Viktor Hanushchak che rispondeva al capo di Stato maggiore della Difesa ucraina, il generale Valery Zaluzhny.

Chervinsky, 48 anni, avrebbe gestito la logistica e il supporto ai sei attentatori ucraini che, affittando una barca a vela e attrezzature per sub utilizzando false identità, avrebbe minato il gasdotto a oltre 60 metri di profondità provocando un’esplosione che ha lasciato intatto solo uno dei quattro collegamenti energetici subacquei.

Finora le inchieste tedesche e dei media statunitensi avevano riferito della responsabilità di sabotatori ucraini senza tirare in ballo la supervisione o gli ordini dei vertici politici o militari di Kiev. Altre inchieste giornalistiche, come quella di Seymour Hersh hanno attribuito agli Stati Uniti e ad alcuni loro alleati nella regione baltica quell’attentato che ha senza dubbio costituito il più grave attacco strategico contro la Germania dopo il 1945 e contro la sicurezza energetica dell’intera Europa.

Del resto rimane anche oggi difficile credere che una simile operazione non abbia visto protagonisti reparti speciali di Marine molto avanzate invece di un pugno di sommozzatori amatoriali in barca a vela. Sia il presidente Joe Biden sia il sottosegretario Victoria Nuland avevano precedentemente dichiarato che il Nord Stream avrebbe cessato di esistere in caso di attacco russo all’Ucraina e negli Stati Uniti era stato nominato addirittura un sottosegretario per contrastare sul piano politico e diplomatico la realizzazione del Nord Stream 2.

Che dire poi del tweet (successivamente cancellato dall’autore) dell’ex ministro degli Esteri polacco Radek Sikorsky, uno dei politici europei più legati a Washington, che ringraziava gli USA per l’esplosione dei gasdotti, avvenuta guarda caso lo stesso giorno in cui la Polonia inaugurava un nuovo gasdotto che veicolava gas norvegese? O il messaggio «È fatto» che, secondo fonti ricondotte da Londra alla disinformazione russa, l’allora premier britannico Liz Truss avrebbe inviato al segretario di Stato americano Anthony Blinken poche ore dopo l’esplosione dal suo telefono che sarebbe stato “hackerato” dai russi.

Episodio mai chiarito del tutto che lascia aperto qualche dubbio circa il possibile ruolo britannico nell’attacco ai Nord Stream anche perché la parabola politica di Liz Truss si è conclusa poco dopo stabilendo il record della più breve permanenza al numero 10 di Downing Street della storia britannica (dal 6 settembre al 25 ottobre 2022) a cui si sono aggiunte pure le dimissioni da leader del Partito Conservatore.

In risposta alle ultime rivelazioni, il colonnello Chervinsky ha negato ogni coinvolgimento nel sabotaggio attraverso i propri avvocati. «Ogni speculazione circa il mio coinvolgimento nell’attacco al Nord Stream è diffusa dalla propaganda russa senza alcun fondamento», ha scritto a Washington Post e Der Spiegel, che però non sono certo organi della disinformazione russa né esponenti di spicco del “putinismo”.

Se ricostruire fatti e responsabilità per quell’attacco dinamitardo di portata strategica avvenuto 14 mesi or sono resta difficile, appare però evidente che indiscrezioni e rivelazioni si prestano ad avere una diretta influenza sulle vicende politiche ucraine che vedono sempre più accesa la contrapposizione tra il presidente Volodymyr Zelensky e il generale Valery Zaluzhny, tema che la Bussola Quotidiana ha trattato di recente.

Difficile non notare che tirare in ballo il generale Zaluzhny come mandante di quell’attacco agli interessi tedeschi ed europei senza neppure ipotizzare che il capo di Stato maggiore della Difesa ucraino avesse avuto il via libera dal comandante supremo delle forze armate, cioè Zelensky, costituisce oggi un “siluro” al militare e un assist al presidente.

Resta invece paradossale che la Germania, che non ha mai reagito con vigore all’attacco ai gasdotti né alle rivelazioni di Der Spiegel e Washington Post, abbia annunciato il raddoppio degli aiuti alle forze di Kiev nel giorno in cui il loro comandante veniva accusato (anche da un giornale tedesco) di aver minato l’infrastruttura più importante per la sopravvivenza energetica ed economica della Germania, oggi in recessione.
Il governo tedesco si è infatti impegnato a portare da 4 a 8 miliardi di euro gli aiuti militari all’Ucraina per il 2024 in cui secondo il ministro della Difesa, Boris Pistorius, la quota di PIL tedesco destinata alle spese per la Difesa salirà al 2,1 per cento.

A rendere ancora più patetico l’atteggiamento della Germania, prona a USA e NATO (anche a prezzo della propria stabilità e sicurezza) ma anche a Kiev che nella NATO per ora non è entrata, contribuisce la considerazione ormai condivisa da tutti che i gasdotti non li hanno fatti esplodere i russi. Tesi peraltro sostenuta a spada tratta dopo l’esplosione da politici, analisti, centri studi e opinionisti anche in Italia. E chi non si allineava era un “putiniano” e finiva nelle liste di proscrizione dei “filo-russi”.
Anche a non voler attribuire troppo credito alle ultime rivelazioni dei media, il dato inequivocabile è che tutti i presunti colpevoli per la distruzione dei Nord Stream (ucraini, polacchi, britannici, statunitensi….) sono a tutti gli effetti alleati della Germania.

Qualche riflessione dovrebbe quindi imporsi a Berlino come in tutta Europa dal momento che il sabotaggio dei Nord Stream è un atto terroristico di portata strategica che ha avuto l’evidente obiettivo di rendere irreversibile la rottura dei rapporti energetici tra UE e Russia lasciando la traballante economia europea alla mercé di costose e non garantite forniture energetiche da altre fonti (inclusi casualmente gli Stati Uniti) e con la deindustrializzazione confermata in gran parte d’Europa dal calo dei consumi energetici.

Per parlare chiaro: se la distruzione dei Nord Stream è opera di partner UE e NATO possiamo ancora definire queste nazioni alleate? Se invece l’attacco è stato pianificato ed effettuato dall’Ucraina come possiamo continuare a sostenerne lo sforzo bellico, il governo e l’economia spendendo molte decine di miliardi all’anno per giunta con l’obiettivo di far entrare Kiev nella UE e nella NATO? Comunque si risponda ad entrambe le domande occorre chiedersi “con amici e alleati simili chi ha bisogno di nemici?”.

Peraltro l’Europa non è più in grado di fornire aiuti militari significativi all’Ucraina. Lo ha di fatto ammesso l’Alto responsabile Ue per la politica estera Josep Borrell che non ha nascosto la delusione per il fallimento della controffensiva ucraina e per il fatto che del milione di proiettili d’artiglieria che la Ue si è impegnata a fornire a Kiev entro marzo 2024 ne sono stati consegnati appena 300mila, quasi tutti prelevati dagli stock dei diversi eserciti d’Europa oggi tutti privi di scorte significative da utilizzare in caso di guerra.
Il fallimento della controffensiva ucraina, per mesi taciuto dai media Italiani, che da giugno a ottobre hanno sbandierato invece gli inesistenti o inconsistenti successi accampati dalla propaganda del ministero della Difesa ucraino (i cui vertici sono stati tutti rimossi per corruzione), vede invece oggi i russi avanzare lentamente ma su tutti i fronti.

Alcuni media in USA e Gran Bretagna ammettono ormai che è stato un errore e un’illusione ritenere di poter sconfiggere i russi o che Mosca potesse venire messa in ginocchio dalle nostre sanzioni ribadendo oggi quello che fino a ieri dicevano “filo-russi e putiniani”. Nonostante questa crescente consapevolezza, il caso Nord Stream e gli annunci di UE e NATO che ribadiscono la linea finora seguita al fianco di Kiev, confermano come l’Europa masochista continui a mettersi nelle mani dei suoi carnefici e corra a velocità sempre più elevata verso il baratro.


Sui temi trattati in questo articolo Gianandrea Gaiani ha scritto per l’editore Il Cerchio: L’Ultima guerra contro l’Europa. Come e perché fra Russia, Ucraina e NATO le vittime designate siamo noi.