Jihadisti in Siria: dietro la facciata tollerante resta il fanatismo
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Al Jolani da quando ha preso il potere in Siria si fa chiamare col suo vero nome, Ahmed al Shareh, e promette tolleranza. Ma la situazione sul terreno è molto diversa. I cristiani hanno paura. Parla padre Dany, salesiano di Kamishly (Idlib).
Dal 5 dicembre scorso Abu Mohammed al Jolani, leader di Hayat Tahrir al Sham, ha abbondanato il nome di battaglia con cui si era fatto conoscere tornando al suo nome anagrafico, Ahmed al Shareh. In un'intervista esclusiva alla CNN rilasciata alla vigilia della conquista di Damasco dell'8 dicembre, Il Comandante al Shareh dichiarava di essere profondamente cambiato negli anni: «Una persona a vent'anni ha una personalità diversa di quella che potrà avere a trenta, quaranta o cinquant'anni, è nella natura umana». Ancora: «I civili non hanno nulla da temere da una nostra governance. Chi ha paura della governance islamica ne ha conosciuto solo versioni distorte, oppure non ha capito affatto di che si tratta». Nel 2014 un al Shareh a volto coperto aveva dichiarato alle telecamere di combattere per instaurare la shaaria, e che non ci sarebbe stato posto in Siria per gli infedeli come gli sciiti, i drusi, i cristiani e gli alawiti di Assad.
Interrogato dalla giornalista della CNN su questo punto, cioè sulla sicurezza delle minoranze religiose, alawiti e cristiani in primis, sotto un eventuale governo di HTS, al Shareh rispondeva: «In passato ci sono state violenze contro di loro da parte di individui isolati in certi periodi di caos, ma abbiamo affrontato il problema: si tratta di confessioni che convivono nella regione da centinaia di anni e nessuno ha diritto di eliminarle. Alcune consuetudini islamiche estreme hanno creato una frattura tra HTS e gli altri gruppi jihadisti: mi sono sempre opposto alle pratiche più brutali di questi gruppi, e per questo il motivo ho rotto con loro. In ogni caso qui stiamo parlando di un progetto più grande di HTS: stiamo parlando di costruire una nuova Siria. HTS è solo una delle parti in causa, e può essere sciolta in qualunque momento. Ė un mezzo per portare a termine il nostro compito: abbattere il regime di Assad».
A missione compiuta, con la creazione di un governo provvisorio a durata tre mesi con a capo Mohammad al Bashir, già comandante della regione di Idlib laureato in ingegneria e shaaria, sono state fatte grandi rassicurazioni alla popolazione ed in particolare alle minoranze. Ma la luna di miele tra il popolo siriano ed il "volto umano" della jihad sembra prematuramente finita. Padre Dany, salesiano di Kamishly, villaggio della regione di Idlib governata da anni dal "Governo di salvezza" jihadista, è la persona adatta per parlarne. Gli chiediamo cosa pensi della confusione che regna in Siria e che emerge anche dalle parole di alcuni responsabili delle comunità cristiane, apparentemente molto favorevoli all'evoluzione, reale o opportunistica, dei nuovi governanti. «Guardi, fino all'altro ieri si respirava un'aria nuova, invece oggi c'è paura, proprio tanta. Vari rappresentanti delle Chiese stanno rilasciando dichiarazioni alla stampa in cui sottolineano che i cristiani non sono una minoranza, ma cittadini siriani come tutti gli altri, e come tali vanno trattati».
Forse perché le rassicurazioni degli uomini di Ahmed al Shareh alle minoranze sono state già smentite dai fatti? «Le racconto alcuni episodi recentissimi. Il Primo ministro nell'incontro con la compagine ministeriale del Governo transitorio ha esposto, accanto alla nuova bandiera a tre stelle, anche quella dei fondamentalisti islamici; la nota conduttrice televisiva Mirella Abu Shanab mentre faceva un'intervista nel quartiere di Abassyine, a Damasco, è stata avvicinata da un uomo che le ha chiesto se fosse alawita, drusa, sciita o cristiana, e perché se ne andasse in giro coi capelli sciolti senza mettere il velo. Via via che la gente è tornata al lavoro, è successo che alcune donne giudici e avvocato presentatesi in tribunale fossero rimandate a casa. Frattanto ci sono macchine che girano il Paese con altoparlanti che diffondono a volume altissimo inni jihadisti. C'è pessimismo tra i cristiani, e anche tra i sunniti che non vogliono i fondamentalisti ma uno Stato laico. Anche tanti musulmani hanno criticato la bandiera dell'Isis esposta dal primo ministro.Tra l'altro, tra gli uomini di Hayat Tahrir ce ne sono di varie etnie e confessioni, non tutti sono sunniti. Ho scritto un post su Facebook indirizzato al Primo ministro dicendo proprio questo, che lui deve essere ministro di tutti i cittadini siriani. In realtà tutti hanno paura. Ho ricevuto una telefonata da un giovane del nostro Oratorio di Damasco [Padre Dany al momento si trova in Italia] che a nome di una ventina di ragazzi mi ha supplicato di dare voce alla loro comunità, di mandare loro parole di incoraggiamento, che hanno paura...».
Forse hanno paura anche perché il nuovo governo non si dimostra capace di mettere un freno alle potenze straniere che stanno occupando parti del territorio siriano? «Anche per questo. Stiamo vivendo occupazioni, invasioni, sequestri ed espropri di terreni, case e proprietà private da parte di Israele nei villaggi del sud e della Turchia nel nord. Ci sono state vittime durante queste operazioni, persone sono state uccise. Israele negli ultimi tre giorni ha bombardato 248 siti militari, molti dei quali vicini alle case della gente». In effetti, il nuovo governo siriano non sembra aver preso posizioni nette in merito. Chiediamo infine a padre Dany che idea si è fatto del cambiamento di Ahmed al Shareh e dei suoi uomini, se lo ritiene credibile. «Sono buoni davanti ai media, ma la verità è che sotto rimane il fanatico; difficile che questo dato cambi».