Israele rimpatria gli immigrati irregolari
Nei prossimi mesi decine di migliaia di immigrati africani entrati illegalmente in Israele sostenendo di essere profughi saranno rimpatriati o trasferiti in paesi terzi, dotati di un fondo pari a 3.500 dollari
Tutti gli Africani entrati illegalmente in Israele hanno tempo fino ad aprile per lasciare il paese e poi saranno arrestati. Fanno eccezione i bambini, gli anziani, le vittime di tratta e schiavitù. Gli immigrati hanno facoltà di scegliere se rientrare in patria oppure trasferirsi in Rwanda o in Uganda, due paesi africani con cui Israele ha preso accordi in merito. Il governo israeliano darà a ciascuno fino a 3.500 dollari e assicura per loro un trattamento umano. Il provvedimento riguarda 38.000 stranieri irregolari, che in Israele sono chiamati “infiltrati”. Molti di essi hanno dichiarato di essere profughi in fuga da persecuzioni e guerre, ma le autorità israeliane hanno ritenuto le loro richieste di asilo infondate e le hanno quindi respinte. Tuttavia alcune organizzazioni non governative considerano il provvedimento una violazione delle leggi internazionali. Inoltre sostengono che all’arrivo in Rwanda e Uganda gli emigranti che nei mesi scorsi hanno già lasciato Israele non hanno ricevuto protezione nè documenti. La difficile situazione in cui si trovano ha indotto una parte di essi a rimettersi in viaggio per raggiungere l’Europa. Anche l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati ha espresso preoccupazione per la sorte degli africani ospitati in Rwanda e Uganda. Peraltro proprio l’Acnur nel 2017 ha invece definito l’Uganda il miglior paese per i rifugiati, quello più ospitale e che garantisce le condizioni di vita più umane. D’altra parte nei giorni scorsi l’Uganda ha negato di aver sottoscritto un accordo con Israele per accogliere migliaia di emigranti africani.