Irlanda del Nord, 25 anni dopo la pace resta fragile
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Ogni anno si registrano ancora un migliaio di crimini settari, e centinaia di chiese, cattoliche e protestanti, subiscono attacchi, mentre sul piano politico il Parlamento è paralizzato. L’Accordo del Venerdì Santo che nel 1998 ha posto fine a 30 anni di guerra fratricida, non si è ancora trasformato in pace. L’appello dei leader delle Chiese cristiane.
Il Venerdì Santo del 1998 è stato molto importante per l’isola irlandese, ha finalmente portato la pace dopo quasi trent’anni di violenza settaria, passata alla storia come i “Troubles” (disordini). Dopo circa 3.600 morti e 47mila persone che hanno riportato ferite tali da cambiare la loro vita, il Venerdì Santo, o Accordo di Belfast, ha dato inizio ad un nuovo periodo di fragile pace. Quest’anno segna il 25mo anniversario di quello storico accordo, parrocchie in tutto il paese e anche il papa pregano per una pace vera e duratura nell’Irlanda del Nord.
In una dichiarazione per celebrare l’anniversario, il Church Leaders’ Group - che include la Chiesa Cattolica, la Chiesa d’Irlanda, la Chiesa metodista d’Irlanda, la Chiesa presbiteriana d’Irlanda e il Consiglio delle Chiese d’Irlanda – definisce la firma di questo accordo storico: “non la fine di un percorso di pace, ma semplicemente il primo passo importante di una strada per un nuovo futuro luminoso e condiviso”.
L’accordo non cambia i confini dei due Stati dell’isola irlandese, tracciati quando le 26 contee della Repubblica d’Irlanda ottennero l’indipendenza dalla Gran Bretagna negli anni Venti, mentre le sei contee del Nordest rimasero parte del Regno Unito. La minoranza cattolica della regione, che mirava alla riunificazione con il resto dell’isola per formare un unico paese, subì una discriminazione nel diritto di voto, nei diritti abitativi e nel lavoro.
Il parlamento di Belfast, dominato dai protestanti, respinse le proposte di riforma negli anni Sessanta e successivi violenti attacchi ai manifestanti cattolici per i diritti civili, da parte delle forze di sicurezza, gettarono i semi dei “Troubles” iniziati nel 1968. Ciò che rese l’accordo del Venerdì Santo così importante fu il riconoscimento del diritto della regione di scegliere se restare parte del Regno Unito o di unirsi all’Irlanda, entrambe legittime aspirazioni politiche. L’accordo impegnava anche le due parti a perseguire pacificamente i loro obiettivi.
Il futuro dell’Irlanda del Nord non è più deciso dalle armi, le urne hanno ripreso il loro ruolo, in 25 anni di fragile pace. L’accordo ha anche stabilito un governo di condivisione del potere delle comunità che obbliga l’esecutivo a prendere decisioni che siano sostenute sia dalla maggioranza della comunità protestante che di quella cattolica.
Tuttavia, secondo quanto scritto il 13 aprile sul The Irish Catholic dal Primate di tutta l’Irlanda, l’arcivescovo Eamon Martin, restano «troppo rancore, risentimento, dolore, sfiducia e senso di colpa dentro le comunità e fra di esse. Nelle aree caratterizzate da molti problemi, fra cui il più alto tasso di povertà infantile e indigenza, autolesionismo e suicidio, in quelle stesse comunità maggiormente colpite dall’attività dei paramilitari e delle forze di sicurezza durante il conflitto, c’è poco da celebrare il “dividendo della pace”».
L’accordo del Venerdì Santo ha gettato le fondamenta di una soluzione pacifica dei problemi creati dalla divisione politica del Nord, fra i Repubblicani che mirano all’unificazione con la Repubblica d’Irlanda e gli Unionisti, aggrappati al loro posto nel Regno Unito. Ma non ha risolto tutti i problemi lasciati da entrambi in trent’anni di violenza, o da questa situazione politica unica al mondo.
Oggi come oggi, la pace nel Nord è fragile. In questa settimana di Pasqua, dissidenti repubblicani hanno piazzato una bomba su un furgone della polizia. Dall’altra parte, ogni estate, parate unioniste e roghi ripropongono sempre un credo settario, con seguito di polemiche sul rogo del tricolore irlandese, di foto di politici e persino del papa. Nella regione, vengono riportati, ogni anno, un migliaio di crimini settari, con centinaia di attacchi alle chiese di entrambe le confessioni.
Sul piano politico, le acque sono altrettanto torbide e agitate. Il parlamento del Nord, chiamato l’Assemblea del Nord, deve ancora costituire dopo che le elezioni, all’inizio dell’anno, hanno aperto la strada ad un governo guidato dal Sinn Féin (il principale partito repubblicano) per la prima volta in assoluto. Tuttavia, dopo il voto, il principale partito unionista, il Dup, ha boicottato l’Assemblea, rifiutando di accettare i suoi seggi.
Ciò lascia il Nord, di fatto, senza un governo, in un periodo di tensione economica e politica, dal momento che continuano gli effetti destabilizzanti della Brexit nella regione, oltre alle conseguenze della pandemia. Con il timore che venga ripristinata una frontiera “rigida” fra Nord e Sud, il Nord è diventato un nodo nel negoziato fra Regno Unito e Unione Europea. Il Dup, in particolare, ha adottato una linea dura contro ogni compromesso ed ha alimentato le paure della base unionista.
Nel frattempo, gli sforzi di perseguire i crimini commessi dai militari britannici e dalle altre parti, nel periodo dei “Troubles”, sono stati inefficaci, più di mille omicidi restano irrisolti. Una legge proposta nel Parlamento britannico a novembre ha causato molto scalpore, l’ex segretario per l’Irlanda del Nord, Lord Hain, ha accusato il governo di cercare di “cancellare uno dei peggiori crimini”. L’eredità di questi crimini impuniti e le oltre venti vittime “scomparse” nei “Troubles” (donne e uomini che si presume siano stati assassinati, ma di cui non si è mai trovato il corpo) hanno lasciato profonde ferite nelle comunità del Nord, sia fra i repubblicani che fra gli unionisti.
Tuttavia, il panorama politico e culturale sta lentamente cambiando. Come si accennava, le elezioni all’inizio dell’anno hanno fatto sì che il Sinn Féin, che una volta era l’interfaccia politica dell’Irish Republican Army (Ira), sia diventato il più grande partito del Nord. Al tempo stesso, il censimento del Nord nel 2021 rileva che, per la prima volta nei cento anni di storia dello Stato, i cattolici siano maggioranza rispetto ai protestanti. I margini sono stretti, ma in uno Stato creato appositamente per opprimere una minoranza di cattolici, è una svolta notevole.
Ma stando così le cose, l’unificazione dell’Irlanda resta lontana. Sondaggi recenti indicano che non vi sia un grande consenso nel Sud, mentre il Nord rimane fortemente diviso. Tutte le angosce e le tensioni fanno temere un ritorno della violenza. Ma fino ad ora, l’accordo del Venerdì Santo, qualunque siano i suoi problemi, ha preservato una fragile pace nel Nord. E per questa ragione ci uniamo al Santo Padre nella preghiera, perché la pace vera infine arrivi.