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LA SITUAZIONE POLITICA

Ipotesi di elezioni e rassegnazione

L'elettore esamina il quadro delle proposte che troverebbe nell'urna e in questo momento di demoralizzazione non ne vede alcuna di attraente...

Attualità 03_02_2011
Italia

Alle urne? In effetti la via d’uscita elettorale è fortemente tentatrice e davanti al quadro politico generale molti cittadini senz’altro pensano che altro non rimanga da fare. In altre occasioni, in passato, la gente pensava alle elezioni con un desiderio di partecipazione e una disponibilità al nuovo; oggi, purtroppo, i cittadini che pensano alle elezioni lo fanno con un sentimento rassegnato e malinconico.

Il principale elemento che induce molti a pensarla così è che gli elementi di degrado e di inadeguatezza politica si contrappongono da una parte e dall’altra, anzi da più parti, in modo che alla fine risulta difficile individuare oggi un punto di riferimento affidabile e in grado di rappresentare una prospettiva.

Da un lato sono emersi particolari squallidi sulla vita privata del premier Berlusconi, che hanno lasciato sgomenta buona parte dell'opinione pubblica, e che sono incompatibili con il decoro e la sobrietà richiesta a chi ricopre cariche pubbliche, come ha segnalato il presidente della Cei Angelo Bagnasco, Se però si allarga altrove lo sguardo si incontrano tanti che oggi cavalcano il rigore morale ma che aprirebbero facilmente a leggi destabilizzanti il costume diffuso e che fino a non molto tempo fa teorizzavano e praticavano l’allentamento e perfino il rovesciamento della morale imperante.

Questa osservazione ha anche un significato politico e non solo morale. In tutta la recente guerra politica è tra l’altro emerso con chiarezza la debolezza dell’opposizione di sinistra e la fragilità del cosiddetto Terzo polo. In qualsiasi altro contesto l’opposizione avrebbe approfittato delle difficoltà del capo della maggioranza con una chiara iniziativa politica e non solo con la denuncia di “imbarazzo”.

Su due delle maggiori questioni di questi ultimi giorni, la sinistra si è sistematicamente divisa: la prima è stata la riforma della contrattazione sindacale e il referendum Mirafiori, la seconda è stata la proposta di ripristinare la “patrimoniale”. Gli appelli di Bersani a non occuparsi più dei problemi del Premier ma dei “problemi degli italiani” non ha di fatto dato vita a proposte nuove, organiche e, soprattutto, comunicate con convinzione. Accanto alle debolezze della sinistra, il cittadino medio nota anche la situazione di incertezza del Terzo polo che non sa darsi, per il momento, un’anima politica individuabile.

Gli elementi che rallentano questa definizione di identità sono legati all’occasione della nascita del Polo stesso: non qualcosa di meditato e di lungo respiro, ma l’emergenza dettata dall’uscita del gruppo di Fini dalla maggioranza. L’Udc di Casini aveva già intrapreso il percorso per creare un nuovo partito, il Partito della Nazione, ma ha dovuto stoppare il processo per interpretare la nuova situazione.

E’ capitato così che in questo Terzo polo confluissero persone di diversa provenienza culturale e politica, eterogenee anche nelle motivazioni dell’ingresso nel nuovo gruppo politico. Andare alle elezioni è visto quindi da molti come una necessità più subita che voluta, un debole desiderio rassegnato senza grandi prospettive.

L’elettore esamina nella sua mente il quadro delle proposte che troverebbe nell’urna e, in questo momento di demoralizzazione, non ne vede nessuna di attraente. Anche l’elettorato cattolico non troppo ideologizzato fa questa esperienza. Il futuro è incerto e si teme che alcuni argini finora posti a leggi contrarie alla famiglia e alla vita possano essere travolti. Ci sono le soglie della moralità privata degli uomini pubblici e ci sono le soglie delle leggi sbagliate: in questo momento prevale una certa difficoltà nelle coscienze.

Ecco perché, forse, le elezioni non arriveranno, almeno in mancanza di nuovi clamorosi sviluppi a noi tutti finora ignoti. Il quadro politico è troppo frammentato, alternative politiche serie non se ne vedono e l’incertezza degli italiani è tale da motivare addirittura stanchezza e disinteresse. Il voto sul federalismo non è più inteso come il momento della verità, prevale la linea di smorzare i toni, in 48 ore il governo mette in piedi un programma economico nuovo e le elezioni rappresentano per tutti una grande incognita.

Il sistema sembra bloccato dall’inerzia ed è possibile un adattamento dell’opinione pubblica per rassegnazione. Ripeto: se non emergeranno fatti nuovi.