Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giacomo della Marca a cura di Ermes Dovico
LA DENUNCIA DI CORVELVA

Indennizzi da vaccino, un miraggio: «Il Ministero non sa quanti sono»

In Italia ottenere un indennizzo da reazione avversa al vaccino (non solo quelli Covid) è un miraggio. E non solo per la farraginosità della procedura e per l'assenza di farmacovigilanza. Ma anche perché il Ministero non raccoglie nemmeno il dato di quanti sono gli indennizzati dal 1993 ad oggi. La denuncia del Comitato Corvelva: «Il Tar ci ha risposto che è compito del Parlamento costringere il Ministero della Salute a raccogliere i dati. Non sappiamo nemmeno per quali patologie vengono concessi i risarcimenti, ma il problema principale è che lo Stato nega totalmente il concetto di danno da vaccino». 
- SILENZIO SUI MEDICI SOSPESI di Alessandra Nucci

Attualità 31_05_2022

Gli indennizzi per i danni da vaccino sono un miraggio e non solo per la farraginosità della procedura di riconoscimento e richiesta, come dimostrato dall'assurda legge sui 14 giorni, ma soprattutto per il semplice fatto che lo Stato non raccoglie nemmeno il dato del totale degli indennizzati da reazione avversa da vaccino. La denuncia arriva da Corvelva, il coordinamento regionale veneto per la libertà delle vaccinazioni che ha appena rimediato un rifiuto al Tar su una richiesta precisa: sapere dal Ministero quanti sono gli indennizzati da vaccino dal 1993. Il Tar ha respinto la richiesta per il semplice motivo che questo dato è impossibile da conoscere e non perché il ministero non lo renda noto, ma perché non lo raccoglie.

Ecco perché anche parlare di indennizzi da vaccino covid è un miraggio. Dovrebbe essere questo uno degli argomenti da inserire all’ordine del giorno dell’auspicata futura commissione parlamentare sulle reazioni avverse da vaccino anti covid di cui in ambito medico e politico si incomincia a parlare.

Mattia Marchi è il portavoce di Corvelva, che in questi due anni di pandemia ha battuto il ferro della libertà vaccinale forte di un’esperienza trentennale (è nata nel 1993) con una previsione, tra l’altro.

Quale?
Il 30 gennaio 2020 avevamo anticipato che il governo avrebbe inserito il passaporto vaccinale come da programma europeo.

Quindi era tutto scritto?
Senza voler essere complottisti: sì, era tutto scritto. Ma c’è un elefante nella stanza ancora più grosso.

Quale?
In Italia si continua a negare sistematicamente il danno da vaccino covid. Ma è un vizio che va avanti da tempo perché è lo stesso approccio utilizzato con gli altri vaccini.

Perché dice in Italia? In altri paesi le cose vanno diversamente?
In Germania c’è un’assicurazione privata che sta gestendo già 230mila persone; in Inghilterra hanno iniziato a stanziare fondi indipendentemente dalla permanenza nel tempo dei disturbi. Lo stesso accade negli Usa dove le assicurazioni iniziano ad essere stanche di risarcire. Italia invece il disturbo da vaccino deve essere permanente: è una presa in giro.

Perché non riconosce le invalidità permanenti?
Anzitutto perché l’Italia non fa farmacovigilanza. È possibile che la sola farmacovigilanza della Regione Veneto raccolga il 46% delle reazioni avverse di tutt’Italia?

E quando avviene il riconoscimento dell’invalidità?
Qui iniziano i problemi. Nel 2019, prima della pandemia, abbiamo chiesto al Ministero di dirci quanti fossero i danneggiati-indennizzati ufficiali dal 1993 al 2019.

Come è andò?
Non ci ha mai risposto. Neanche un interlocutore. Allora abbiamo fatto ricorso al Tar per costringere il ministero a dircelo. E qui abbiamo avuto la sorpresa a marzo scorso.

Il giudice ha dato ragione al Ministero?
Più dato ragione al Ministero, ha semplicemente preso atto del fatto che il Ministero della Salute non raccoglie il dato. In pratica non siamo in grado di saperlo. E quindi il giudice del Tar non ha potuto fare altro che allargare le braccia. (QUI il comunicato di Corvelva)

Ma come è possibile? 
È semplice: in Italia esistono due leggi per l’indennizzo da vaccino. La prima è la 210/1992 che indennizza sia i danneggiati da emotrasfusioni che i danneggiati da vaccino; La seconda legge 229/2005 è per i quei pochi che hanno potuto accedere alla 210, non sono morti e hanno avuto diritto ad un ulteriore assegno accessorio. La legge 229 ha una sua graduatoria, quindi non sappiamo in quanti hanno fatto richiesta, ma poi non hanno avuto l’assegno. Sappiamo solo un numero: 648 che è il numero degli indennizzati ad oggi (la legge è del 2005), non sappiamo quanti hanno subito un danno e hanno avuto accesso alla legge 210. Ma non sappiamo nemmeno il dato scorporato dai danneggiati da emotrasfusioni, né le patologie che hanno permesso un indennizzo. Insomma: non sappiamo niente.

Il giudice dovrebbe costringere lo Stato a raccogliere il dato?
Il Tar ha detto che la questione è parlamentare. È il Parlamento che deve obbligare Aifa o Ministero della Salute a elaborare il dato.

In poche parole: avete perso perché non potevate chiedere un dato che nessuno ha raccolto?
Esatto.

Non sappiamo quanti sono gli indennizzati, ma sappiamo come si arriva ad avere un indennizzo da vaccino?
Tutto è demandato alle commissioni mediche militari. Vale anche per i danneggiati da emotrasfusioni.

E quindi?
Il problema è che se la commissione militare dice di no, non è possibile fare una revisione. Bisognerebbe fare ricorso contro Aifa e Ministero affrontando un giudizio contro l’avvocatura dello Stato in tre gradi. Impensabile.

Ritenete dal vostro osservatorio che le richieste di indennizzo siano aumentate dopo la campagna vaccinale di massa anti covid?
Assolutamente sì. In crescita esponenziale. Ma resta l’elefante nella stanza: in Italia si nega il danno da vaccino.