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a cura di Anna Bono
COVID-19

In Rwanda vaccini anche per i rifugiati

L’Unhcr raccomanda di vaccinare anche rifugiati e richiedenti asilo e il governo ruandese usa i vaccini donati dal programma Covax anche per loro

 

Migrazioni 15_03_2021

L’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha raccomandato a tutti i paesi che ospitano dei rifugiati di includerli nei loro programmi di vaccinazione contro il Covid-19. Dei 151 stati che hanno dato il via ai programmi, 106 hanno già incluso dei rifugiati e 33 sono in procinto di farlo. Tra i primi c’è il Rwanda dove le vaccinazioni sono incominciate il 5 marzo grazie all’arrivo il 3 marzo di un primo lotto di dosi, 240.000 di Oxford-AstraZeneka e 102.960 di Pfizer, donate dal Covax, il programma per l’accesso equo e globale ai vaccini anti Covid-19 diretto dall’Oms creato per far sì che i paesi ricchi donino dosi di vaccini e contributi finanziari per acquistarle alle nazioni a reddito medio e medio basso affinché nessuno al mondo sia escluso. Come in altri stati anche in Rwanda il ministero della sanità, nell’attesa di ricevere altre dosi dal Covax (in tutto 1.098.960, per ora) ha disposto che fossero immunizzate innanzi tutto le categorie a rischio: personale sanitario, insegnanti e le persone più anziane. Mantenendo fede all’impegno di provvedere anche ai rifugiati e ai richiedenti asilo, le autorità sanitarie hanno iniziato a vaccinare il personale sanitario e gli oltre 300 ospiti del centro di transito di Gashora, dove soggiornano gli emigranti illegali africani trasferiti dai centri libici dove si trovavano in attesa di imbarcarsi alla volta dell’Europa. Il primo a essere vaccinato è Samira Aman, originario dell’Etiopia arrivato dalla Libia due mesi fa, che ha detto di ritenersi molto privilegiato e felice. Il centro di Gashora nasce da una idea dell’Unione Europea che nel 2017 ha siglato con il Niger un accordo in base al quale ha corrisposto al governo del Niger centinaia di milioni di euro in cambio dell’impegno a ospitare gli emigranti bloccati in Libia. Il trasferimento dalla Libia al Rwanda è su base volontaria, con l’accordo che, giunti a destinazione, gli emigranti illegali possano chiedere asilo, usufruire del rimpatrio assistito nel caso i paesi di origine si dimostrino sicuri, ottenere il permesso di risiedere in Rwanda o essere riallocati in paesi terzi sicuri. L’accordo è stato stipulato tra Unhcr, Unione Africana e Rwanda. L’Unhcr ha vivamente ringraziato i rwandesi per la loro generosità, ma è stato l’Unhcr a provvedere ai trasferimenti e a ristrutturare integralmente il centro di Gashora che usufruisce anche di un vicino centro sanitario che riceve gli emigranti e li sottopone a controlli medici. L’Unhcr retribuisce inoltre anche il personale addetto al centro.