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GRANDE COALIZIONE

In Germania, ancora, si elude il voto popolare

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Una nuova "grande coalizione" di democristiani e socialisti guiderà la Germania, ma non riflette il voto popolare, che era andato alla destra, non solo democristiana ma anche AfD. Un partito sovranista votato anche da molti cattolici.

Editoriali 10_04_2025
Le tre componenti del governo tedesco: CDU, CSU, SPD (La Presse)

Mai come ieri la storia recente di una nazione è stata ricca di significati. In Germania si è dato avvio all’accordo di coalizione tra Socialisti e democristiani della Cdu/Csu che vedrà il sostegno saltuario dei Verdi e, nella stessa giornata, la crescita dei consensi della destra sovranista e conservatrice di AfD che superava nell’opinione popolare proprio i democristiani risultati vincitori alle scorse elezioni del 23 febbraio. Il vecchio si arrocca, l’ammuchiata di avversari, vincitori e perdenti che si assiepano pur di non ascoltare bisogni e rispettare le scelte popolari. L’assurdo e antidemocratico ‘cordone sanitario’, inventato ad arte dai perdenti politici e giustificato con accuse tanto infondate quanto offensive di nazismo e fascismo, accresce il disappunto dei cittadini, offende ogni buon senso civico e finisce per penalizzare gli stessi partiti che lo attuano. 

L'accordo di coalizione raggiunto ieri dai democristiani della Cdu/Csu e dai Socialisti dell'Spd fa seguito a un precedente accordo nelle prime fasi dei negoziati a marzo scorso, prima del giuramento dei nuovi parlamentari eletti, in cui le parti avevano concordato di riformare le rigide regole costituzionali sul debito pubblico, note come "Schuldenbremse" o "freno al debito". Modifiche che consentiranno alla Germania di aumentare la spesa per la difesa e di mettere insieme un pacchetto di 500 miliardi di euro di infrastrutture e misure per la protezione del clima. Nell’intesa di ieri, i cui dettagli saranno diffusi e approfonditi solo oggi, ci si impegna a ridurre le tasse per i redditi medi e bassi, di tagliare le imposte sulle società, di abbassare i prezzi dell'energia, di sostenere l'industria delle auto elettriche, di respingere i richiedenti asilo ai confini della Germania e di abolire la naturalizzazione accelerata.

Parlando di poltrone, ai Socialisti andrebbero sette ministeri nel nuovo governo federale, cioè Difesa, Finanze, Giustizia e Tutela dei consumatori, Lavoro e affari sociali, Ambiente (compresa la protezione del clima), Aiuti allo sviluppo, nonché Edilizia e Sviluppo urbano, ai vincitori delle elezioni invece nove di cui alla Cdu sei: Esteri, Economia, Energia, Famiglia e salute, Trasporti e Digitalizzazione e al suo partito gemello bavarese, la Csu, tre: Interni, Ricerca, tecnologia e spazio e Agricoltura. L'intesa di governo presentata in una conferenza stampa con il leader della Cdu Friedrich Merz, il leader della Spd Lars Klingbeil e il presidente della Csu Markus Söder, un'intesa a cui si è arrivati dopo quasi quattro settimane di negoziati e che deve ancora essere ratificato dal voto dei 357mila iscritti della Spd. Se i membri della Spd dovessero approvare l'accordo, il cancellierato tornerebbe ai conservatori con l’attuale leader della Cdu Friedrich Merz alla guida del governo del paese da maggio prossimo.

Nella stessa giornata di ieri, a felicitarsi e dopo settimane in cui i consensi popolari sono cresciuti costantemente, l'Alternativa per la Germania (AfD) ha brindato per i sondaggi pubblicati che la vedono in testa ai consensi popolari. Secondo il sondaggio Ipsos, il sostegno dell'AfD è al 25% (+3%), mentre la CDU è al 24% (-1%). Ovviamente la crescita del partito di destra nei consensi popolari ha rallegrato la sua co-leader, Alice Weidel, che ha salutato il risultato elettorale sulla piattaforma di social media X, ex Twitter, scrivendo il vero: «La gente vuole un cambiamento politico e non una coalizione "business as usual" di Cdu/Csu e Spd». L’AfD non è per nulla un partito nazista, nonostante la vulgata del potere politico e mass mediatico lo definisca così per tutelare i propri privilegi, rendite di posizione e “cadreghe”. Chiunque si prenda la briga di seguire il canale YouTube del partito AfD per alcune settimane può ben rendersi conto di come non ci sia alcuna propaganda nazista o antisemita. 

L'AfD è tutt'altro che nazista, è un partito sovranista di destra identitaria, ma ciò non significa per nulla essere pericolosi nostalgici di Adolf Hitler, né del suo regime totalitario e genocida, al pari del sanguinario comunismo sovietico. Una parte dei commentatori falsamente finge di non sapere in Germania, come nel resto dell’Occidente, che non pochi dirigenti dell’AfD e la maggior parte degli elettori sono stati sostenitori e dirigenti democristiani della Cdu/Csu. Molti cattolici che non seguono le idee sinistrorse ed ambientaliste politiche della Conferenza Episcopale tedesca, come abbiamo descritto su La Bussola, votano convintamente per loro e le proposte presentate nel programma della AfD sono ben più vicine ai principi non negoziabili e alla dottrina sociale della Chiesa di qualunque altra proposta provenga da Socialisti, Verdi, Cdu, Liberali e, in parte, Csu bavarese. 

Piaccia o non piaccia questa è la realtà che il popolo riconosce e apprezza. Lo spettro ideologico che ha motivato l’errore gravissimo del leader democristiano Friderich Merz di allearsi con i fallimentari e perdenti Socialisti, quello di discriminare e stigmatizzare partito, dirigenti ed elettori della destra sovranista AfD, non farà che accrescere ancor più sia il malcontento verso il suo partito ed partiti tradizionali del ‘900, incapaci di confrontarsi e governare (non obnubilare) la realtà. L’esito di quest’ultimo esperimento di potere non potrà che far crescere i consensi per una destra ormai unica, seria e popolarissima opposizione.