Impronte, testimoni e telecamere: qualcosa non torna nel giallo di Carpi
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A tre settimane dal danneggiamento del quadro San Longino ad opera di uno sconosciuto, la Polizia di Carpi non ha elementi per proseguire le indagini. Le uniche due impronte digitali ritenute utili non hanno fornito riscontri; il campo dei testimoni si limita al solo pittore e a un non meglio precisato custode della chiesa.
A quasi tre settimane dalla misteriosa incursione di uno sconosciuto nella chiesa di Sant’Ignazio di Carpi, che ha danneggiato la tela considerata blasfema e aggredito in una colluttazione l’artista Andrea Saltini, la Polizia di Carpi non ha ancora sciolto il rebus. Molti elementi mancano all’appello o sono impossibili da ricostruire chiaramente per arrivare a un’identificazione.
In particolare, la dinamica dei fatti è non solo avvolta da qualche elemento nebuloso, ma affidata alla ricostruzione testimoniale del pittore della mostra Gratia Plena. Troppo poco, evidentemente per poter avere elementi certi su quanto accaduto la mattina di Giovedì Santo nella chiesa del museo diocesano di Carpi.
Il numero dei testimoni su cui la Polizia ha potuto lavorare si limita, infatti, al solo artista e a un’altra persona non meglio precisata che, però, da fonti inquirenti, sembra essersi qualificata come custode della chiesa. Due soli testimoni di un fatto eclatante avvenuto in una chiesa prima con il danneggiamento della tela e poi con l’aggressione a Saltini.
La prima correzione rispetto alla narrazione originaria è avvenuta il giorno dopo quando il fatto da accoltellamento si è ridimensionato in una semplice colluttazione dalla quale poi Saltini avrebbe avuto la peggio, riportando - riferiscono le cronache - 4 punti di sutura nella zona del collo o del mento.
Ma gli elementi che modificano il primo racconto potrebbero essere di più. Secondo quanto la Bussola ha potuto apprendere da ambienti investigativi, i tasselli mancanti sono molti di più dei punti fermi.
A cominciare dall’analisi delle uniche impronte digitali rinvenute sulle armi del delitto e giudicate dalla Polizia scientifica, utili. Purtroppo, però, la verifica delle impronte non ha dato alcun esito. In poche parole: il mister x a cui si dà la caccia non è tracciato e men che meno censito nei voluminosi database a disposizione delle forze dell’ordine.
C’è poi il fatto che le due armi del delitto, la bomboletta spray e il coltello col quale il misterioso vandalo ha tagliato la discussa tela Inri-San Longino, sono state consegnate alla polizia direttamente da Saltini e quindi è probabile che qualche traccia sia stata inquinata nella concitazione del momento.
Sempre sul fronte dell’identificazione, poi, si viene a scoprire che – contrariamente a quanto scritto in precedenza, anche su questo giornale – non esistono telecamere di controllo nella chiesa di Sant’Ignazio.
In quel momento, erano circa le dieci di mattina, non c'erano visitatori presenti alla mostra. Pertanto, per ricostruire la dinamica dei fatti non si potrà fare affidamento a immagini video, ma soltanto al racconto di Saltini e del secondo testimone, che però, non è chiaro se al momento dell’irruzione fosse presente nei pressi dell’opera o se sia intervenuto immediatamente dopo.
Sul fronte telecamere, poi, non è andata meglio neppure la ricerca sui dispositivi installati intorno alla chiesa. Il Commissariato di Carpi, infatti, ha effettuato un minuzioso controllo sui sistemi di video sorveglianza delle vie che adducono alla chiesa, ma a causa delle scarne indicazioni fornite, un uomo alto circa due metri, non sono stati trovati riscontri probatori a proseguire le indagini.
Quello che non è stato chiarito, dunque, è come abbia fatto il misterioso assalitore ad avere il tempo di entrare alla mostra come primo visitatore, firmare il registro delle presenze e poi danneggiare la tela sotto gli occhi di Saltini, utilizzando non una, ma due “armi”: prima la bomboletta e poi il coltello. Forse Saltini – e anche il secondo testimone di cui non si conoscono le generalità – si erano distratti un attimo quando l’uomo si è presentato davanti al quadro?
La scarsità di elementi a disposizione potrebbe indurre la Polizia a chiedere di nuovo a Saltini – che ha chiamato la Polizia e consegnato personalmente alla Scientifica le due “armi” – ulteriori elementi utili a orientare meglio le ricerche.
Una cosa è certa, almeno: secondo queste indiscrezioni raccolte dalla Bussola da fonte autorevole, si delineerebbe un quadro di incertezza non solo in ordine al racconto della dinamica, affidata alla sola parte lesa, ma anche all’identificazione, perché i numerosi testimoni di cui si era parlato in un primo momento dalle cronache e che erano fuggiti durante la colluttazione, in realtà non ci sarebbero mai stati.
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