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Lo scontro

Immigrazione, l'establishment europeo fa la guerra ai sovranisti

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I partiti mainstream stanno spingendo l'Europa verso una crescente polarizzazione. Uno dei temi chiave è l'immigrazione, che le élite vogliono senza regole, a differenza dei sovranisti. Due casi emblematici: AfD e Reform UK.

Politica 05_05_2025
Ap/LaPresse (ottobre 2023)

Due avvenimenti quasi contemporanei simboleggiano eloquentemente la deriva di polarizzazione sempre più estrema verso la quale le classi politiche dei partiti mainstream europei stanno spingendo il continente. Da un lato, il report dell'"Agenzia federale per la protezione della costituzione" in Germania, cioè dei Servizi di sicurezza interni, ha accusato Alternative für Deutschland di essere un partito estremista pericoloso per la democrazia. Dall'altro, Reform UK di Nigel Farage ha conseguito una clamorosa vittoria elettorale nelle elezioni amministrative e suppletive britanniche, che configura ormai la forza del leader pro Brexit come la più probabile alternativa di destra ai laburisti, scavalcando i conservatori.

Riguardo al caso tedesco, ampiamente riportato su queste pagine, l'attacco dei servizi segreti non arriva certo inaspettato, dopo le ripetute intimidazioni già esercitate contro il partito a livello regionale, e dopo le minacce dell'ex commissario europeo Thierry Breton, prima delle scorse elezioni tedesche, di procedure dell'Ue per annullare il risultato elettorale se AfD avesse vinto, come era stato fatto in Romania dalla Corte costituzionale in occasione delle elezioni presidenziali ai danni del candidato sovranista Calin Georgescu. L'allarme nei confronti della destra sovranista guidata da Alice Weidel è, politicamente, la coerente conseguenza e il compimento pieno della politica del Brandmauer, della "barriera antifiamma", messa in atto dai partiti tradizionali del quadro politico tedesco, e segnatamente dalla Cdu/Csu guidata da Friedrich Merz, nei confronti di AfD, con il rifiuto categorico di ogni possibile coalizione con quel raggruppamento. Ora il report dei servizi crea le condizioni perché si passi ai fatti, cercando di provocare, attraverso intercettazioni, infiltrati e altri metodi simili, l'"incidente" per accusare ufficialmente Weidel e i suoi – che attualmente secondo i sondaggi sarebbero il partito di maggioranza relativa – di eversione e aprire un procedimento per metterli al bando. Con quali possibili conseguenze politiche e sociali, possiamo immaginarlo.

Ma l'aspetto più significativo, e se possibile ancor più inquietante, dell'iniziativa sta nel fatto che, a quanto si ricava dalle anticipazioni rese pubbliche, la principale argomentazione per giustificare lo "stigma" nei confronti di AfD è la sua linea di ferma opposizione all'immigrazione indiscriminata, e in particolare a quella dai Paesi di religione islamica. Ciò vuol dire che, nel ragionamento degli estensori, l'accoglienza indiscriminata verso gli immigrati è caratteristica identificativa e caratterizzante della democrazia in quanto tale, e che sul tema non può essere consentito pensare diversamente, perché ogni restrizione invocata in proposito equivale a una posizione razzista.

Questa argomentazione mette il dito nella piaga di un punto fondamentale nel dibattito politico attuale in tutto il mondo occidentale, e del fondamento effettivo dei sistemi liberaldemocratici. Infatti, proprio l'immigrazione indiscriminata sposata acriticamente e ostinatamente dalle forze politiche mainstream e dall'Ue – senza curarsi delle sue conseguenze, oggi evidenti, sulla sicurezza, l'ordine pubblico, la convivenza civile – rappresenta uno tra i principali motivi che hanno nutrito nelle società civili occidentali un vero e proprio rigetto contro le loro classi politiche sia di sinistra che di centrodestra, e hanno alimentato l'ascesa spettacolare delle forze di destra sovranista. Continuare a sostenere che su questo tema è consentita soltanto l'adesione alla tesi "politicamente corretta" secondo cui l'immigrazione è sempre buona e giusta e la società multiculturale è sempre il migliore dei mondi possibili, equivale in realtà a dichiarare impraticabile la democrazia, e a sancire l'obbligo di un sostanziale regime a partito unico. Come è stato prontamente fatto notare dal segretario di Stato statunitense, Marco Rubio, il quale, nel suo durissimo comunicato rilasciato appena è stato reso noto il rapporto, ha dichiarato che la procedura messa in atto in Germania «non è democrazia, è tirannia travestita», e che «ciò che è eversivo non è AfD, che gode del consenso popolare, [...] ma sono piuttosto le politiche di immigrazione indiscriminata promosse dall'establishment». Una posizione, quest'ultima, che echeggia le accuse di snaturamento della democrazia e della libertà portate dal vicepresidente J.D. Vance alle classi politiche continentali nei mesi scorsi.

Questo ci porta al secondo avvenimento rilevante: la vittoria di Reform UK nella tornata elettorale del Regno Unito. Essa indica con evidenza che la maggioranza apparentemente "a valanga" conquistata dai laburisti guidati da Keir Starmer nelle elezioni dell'anno scorso già oggi è ampiamente tramontata nel consenso degli elettori, infuriati per l'aumento delle tasse e – anche qui – per l'ostinata negazione del problema della criminalità legata all'immigrazione.

Ora, ad oggi nessuno in Gran Bretagna minaccia di attuare nei confronti di Reform UK un "trattamento rumeno", o un tentativo di metterlo fuori gioco analogo a quelli esercitati nei confronti di Marine Le Pen e, oggi, di AfD. Ma proprio sulla questione dell'immigrazione e del multiculturalismo il governo laburista di Starmer ha perseguito penalmente i manifestanti e persino i commentatori sui social media quando esplose lo scandalo delle gang di stupratori pakistani sepolto per anni da tutti i governi. E ha continuato incredibilmente a denunciare il pericolo di una presunta "islamofobia" nel Paese, laddove una quantità sempre crescente di elettori vede invece una società divenuta ingovernabile a causa della violenza, dell'integralismo, dell'antisemitismo imperanti in quelle specifiche comunità di immigrati.

Ora, più il consenso a Reform UK aumenta, portando il partito di Farage vicino a soppiantare i conservatori, più il dibattito su questo tema diventa cruciale e infuocato. E le prossime elezioni politiche verosimilmente rappresenteranno il redde rationem in merito tra multiculturalisti ostinati e fautori di una svolta intransigente imperniata su chiusura dei confini, rimpatri di massa, regole rigorose. Visti i precedenti, il clima politico e i comportamenti dell'esecutivo Starmer, è purtroppo plausibile immaginare che il contagio di possibili "operazioni" sul modello Georgescu/Le Pen/AfD si espanda anche Oltremanica, e vengano tentati a vari livelli colpi di mano volti ad azzoppare Reform UK o ad eliminare questo partito dalla dialettica politica e istituzionale.

Insomma, il pericolosissimo piano inclinato verso uno scontro totale sul tema dell'immigrazione (e a catena sul riarmo, sulle politiche energetiche e su altri temi) tra forze politiche di establishment e sovranisti, già alle porte in molti Paesi, rischia di estendersi all'intero continente, e di sfociare in una guerra civile strisciante, in cui tutti i precari ponti di convivenza del pluralismo democratico verrebbero bruciati.