Ildegarda di Bingen, la portavoce di Dio
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La biografia di santa Ildegarda (oggi la sua memoria liturgica) e le sue opere toccano svariati ambiti del sapere medico, scientifico, teologico e addirittura poetico. Una voce dal cielo le affidò la missione di dire e scrivere «quello che vedi e ascolti».

«Con acuta sensibilità sapienziale e profetica, Ildegarda fissa lo sguardo sull’evento della rivelazione. La sua indagine si sviluppa a partire dalla pagina biblica, alla quale, nelle successive fasi, resta saldamente ancorata. Lo sguardo della mistica di Bingen non si limita ad affrontare singole questioni, ma vuole offrire una sintesi di tutta la fede cristiana. Nelle sue visioni e nella successiva riflessione, pertanto, ella compendia la storia della salvezza, dall’inizio dell’universo alla consumazione escatologica». Parole di Benedetto XVI contenute nella lettera apostolica dedicata a santa Ildegarda di Bingen (1098 – 17 settembre 1179) con cui il papa tedesco la proclamava Dottore della Chiesa universale. Era il 7 ottobre 2012.
Difficile poter definire santa Ildegarda. Si potrebbe definire una figura-matrioska: una volta trovato un elemento che riguarda la sua vita o le sue opere, ecco aprirsi al lettore-fedele un altro ambito non ancora approfondito o scoperto. Ed è così che il suo sapere, le sue parole innescano una ricerca quasi senza fine. E tutto ciò non fa altro che provocare nel lettore delle sue opere, nello studioso della sua figura, un fascino ancora più profondo: un desiderio di conoscerla sempre meglio. La sua biografia e le sue opere toccano, infatti, così svariati ambiti del sapere medico, scientifico, teologico e addirittura poetico, che redigere una lista delle sue opere diviene impresa ardua. Basterebbe scorrere i titoli per rendersi subito conto di quanto sia stata vasta la sua sapienza. Una sapienza che ha tutto il “sapore” di Dio: «All’improvviso, nel corso del quarantatreesimo anno del mio percorso temporale, mentre osservavo una visione celeste con gran timore e trepida attenzione, vidi un grandissimo splendore, nel quale risuonò una voce dal cielo che mi diceva: “O fragile creatura umana, dici e scrivi quello che vedi e ascolti”». Inizia così il racconto della “trasformazione” di Ildegarda in “portavoce” di Dio, come sua profetessa. Quando accadde questo episodio, narrato nella sua opera Scivias, Ildegarda non aveva ancora compreso la missione alla quale il Signore la chiamava. Come lei stessa racconta, non diede subito seguito a quella chiamata specifica. Solamente quando «depressa, colpita da Dio», si ammalò, si mise «a scrivere, tormentata da molte infermità». Così racconta sempre in Scivias. E continua: «Mentre facevo ciò, costatando la grande profondità dei racconti dei Libri [sacri] (...) ripresi le forze, risollevandomi dal mio malessere e a stento portai a termine, in dieci anni, questo lavoro». Ebbe un confronto con il cistercense Bernardo di Chiaravalle (il futuro santo) che addirittura le procurò la protezione di papa Eugenio III: un chiaro segno per la santa tedesca che era sulla giusta strada.
Le opere di Ildegarda testimoniano la vastità della sua conoscenza. Tra le più importanti ve ne sono tre, in cui sono contenute le sue famose visioni: lo Scivias, il Liber vitae meritorum e Il Liber divinorum operum. Poi, abbiamo gli scritti che hanno come tema la natura e il rapporto dell’uomo con essa: il Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum, che successivamente nella tradizione manoscritta fu smembrato in due parti (Physica o Liber simplicis medicinae e Causae et curae o detto anche Liber compositae medicinae). A queste pagine vanno aggiunte quelle dell’Ordo virtutum, un dramma “teatrale-musicale”, un oratorio ante-litteram, composto da 82 melodie: la tematica, la salvezza dell’anima ostacolata dal diavolo. Poi, ancora: la Symphonia harmoniae celestium revelationum: si tratta di un’opera composta da 77 carmina, divisi in antifone, inni, responsori, sequenze, legati alla liturgia. E a queste opere, poi, è necessario aggiungere le Epistolae, l’epistolario della santa che comprende oltre 300 lettere. Altre opere, considerate minori, sono: Vita Sancti Disibodi episcopi; Vita Sancti Ruperti confessoris; Expositio Evangeliorum; Explanatio Simboli S. Athanasii e l’Explanatio Regulae Sancti Benedicti. Questi, in estrema sintesi, i titoli delle sue opere principali.
Teologia e scienza, musica e fede, il rapporto dell’uomo con il creato e il suo Creatore: tutto racchiuso in illuminazioni, immagini, visioni e parole che scandiscono le pagine della sua produzione letteraria. Pagine in cui troviamo spiegato e dispiegato il grande arco della storia dell’umanità, dalla creazione di Adamo ed Eva al divenire della Chiesa: un cammino, quello dell’uomo, che – per santa Ildegarda – si inserisce nel cammino della redenzione del mondo operata da Cristo. L’uomo che, con la sua caduta (ossia l’allontanamento dalla Legge di Dio), può soltanto vivere nell’infelicità. Dalle parole della santa tedesca emerge – quasi come tema unificante di tutte le sue opere – l’eterna lotta tra il bene e il male: un tema che è soprattutto esposto nel Liber Vitae Meritorum, composto da sei libri, in cui vengono presentate trentacinque coppie di virtù e di vizi. Anche in questo caso è la storia dell’uomo ad emergere nella sua intima divisione tra il seguire il bene o il male: di sfondo, alcuni importanti sottotemi come quelli del dolore fisico e psicologico dovuto ai vizi.
Ciò che colpisce di più di queste dense pagine è l’importanza che viene data alla libertà dell’uomo di far parte o meno del progetto di Dio per la salvezza: in questo contesto, allora, santa Ildegarda riesce a fornire al lettore un’idea assai chiara di come l’umanità possa collaborare con Dio. Chiamato a conoscere le creature che vivono nel creato, l’uomo è invitato ad amarle e a collaborare con loro stesse: così facendo è possibile essere costruttori con Dio della storia e realizzare assieme a Lui il Suo progetto di salvezza. Inoltre, troviamo la descrizione del cosmo che, nella sua complessità e armonia, è governato e ordinato dalla sapienza e dall’amore di Dio. Interessante la figura che ci viene presentata dell’intero universo, costituito da più cerchi che corrispondono agli elementi: dall’esterno verso l’interno, il primo è «simile ad un fuoco luminoso», poi ne troviamo uno «di fuoco nero», uno costituito da «etere puro», uno «di aria umida», uno «di aria densa, bianca e luminosa» e, in ultimo, uno costituito da «aria sottile». Al centro vi è il globo terrestre. Tutto ciò è ordinato da Dio, il Creatore: l’armonia, dunque, è costituita da tutti questi elementi. Ed è proprio all’armonia che l’uomo deve tendere: ciò è possibile solo se l’uomo impara ad essere in armonia con sé stesso e con gli altri simili. E prima di tutto con Dio.